L’82% delle donne dichiara che gli eventi degli ultimi due anni le ha spinte a rivalutare ciò che è più importante per loro: il 68% intende impegnarsi maggiormente a utilizzare le proprie risorse finanziare per incidere sul cambiamento
Il 79% definisce gli investimenti Esg particolarmente interessanti e il 74% si attende che garantiscano loro rendimenti comparabili se non migliori rispetto agli investimenti tradizionali
All’indomani della crisi pandemica, in un contesto d’incertezza economica e geopolitica, le donne investitrici sono pronte a sfruttare il loro crescente potere finanziario per sostenere le cause che difendono. Non solo puntando sulla filantropia, ma anche supportando aziende e marchi che rispettino i loro valori. E investendo in modo sostenibile. Uno studio di Ubs dal titolo Women on purpose: values, money and the pursuit of more intentional live svela quanto c’è di Esg nei loro portafogli. E in che modo anche le risparmiatrici più giovani possano davvero fare la differenza.
L’analisi è stata condotta su un campione di 1.400 donne investitrici dal 24 gennaio al 7 febbraio 2022 distribuite in tre fasce d’età: quelle tra i 25 e i 30 anni avevano un patrimonio investibile di almeno 250mila dollari, quelle tra i 31 e i 39 anni di almeno 500mila dollari e quelle con un’età pari o superiore a 40 anni di almeno un milione di dollari. L’82% dichiara che gli eventi degli ultimi due anni le ha spinte a rivalutare ciò che è più importante per loro. Di conseguenza, il 72% desidera più che mai a fare la differenza nel mondo e il 68% intende impegnarsi maggiormente a utilizzare le proprie risorse finanziare per incidere sul cambiamento. Il che potrebbe significare aumentare le proprie donazioni, utilizzare il proprio potere d’acquisto per sostenere aziende e marchi che rispettino i propri valori o scegliere delle carriere che abbiano un maggiore significato.
Quasi tre quarti delle donne, infatti, effettuano acquisti in linea con i propri valori. Il 69% compie scelte di carriera sulla stessa base e il 79% desidera anche allineare le proprie decisioni d’investimento. Un ulteriore 79% definisce gli investimenti Esg (Environmental, social, governance) particolarmente interessanti e il 74% si attende che garantiscano loro rendimenti comparabili se non migliori rispetto agli investimenti tradizionali. Il 67% punterebbe sulla “e” o sulla “s” dell’acronimo, mentre il 62% si focalizzerebbe sulla “g”. Eppure, meno della metà (appena il 47%) detiene questa tipologia di investimenti nei propri portafogli.
Lo spaccato generazionale mostra tra l’altro che il desiderio di utilizzare i propri risparmi per generare un cambiamento positivo risulta più diffuso tra le millennial (termine con il quale si indica la generazione dei nati tra il 1981 e la fine degli anni ’90). L’83% afferma infatti che, a causa degli eventi degli ultimi due anni, si è impegnato di più a utilizzare le proprie risorse finanziare per cambiare il mondo in meglio a fronte del 62% della Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980) e del 38% dei boomer (nati tra il 1946 e il 1964). Inoltre, più della metà delle millennial (52%) si sono assicurate che i propri investimenti fossero in linea con i propri valori, contro il 38% della Generazione X e il 24% dei boomer.
Una spinta che si innesta in un contesto in cui il volto della ricchezza sta assumendo sempre più sembianze al femminile. Nel 2020 le statunitensi controllavano 11mila miliardi di dollari, un dato che potrebbe raggiungere i 30mila miliardi entro il 2030. Ma per essere realmente promotrici del cambiamento, secondo i ricercatori, sempre più donne dovrebbero farsi avanti per prendere quelle decisioni finanziarie a lungo termine che modellerebbero le loro vita e la loro eredità. Il 92% delle intervistate, infatti, dichiara che un maggior coinvolgimento nella pianificazione finanziaria consentirebbe loro di avere un impatto altrettanto maggiore. Ma la metà rimanda le decisioni d’investimento ancora al proprio coniuge.