Un’Ipo può definirsi sostenibile quando risponde a una serie di requisiti suddivisibili in tre macrocategorie: governance, reporting di sostenibilità e use of proceeds
Lambiase: “L’azienda potrà godere di una valutazione superiore, di una maggiore competitività e una maggiore capacità di attrarre investitori dall’estero”
In un contesto di crescente attenzione alla sostenibilità, sia da parte delle autorità di regolamentazione che da parte di investitori e stakeholder, una Ipo in chiave green (e non solo) può mettere il turbo alle imprese. Diventando un elemento di “maggiore competitività” e migliorando la loro capacità di attrarre capitali dall’estero, nelle parole di Anna Lambiase, ceo della boutique finanziaria Irtop Consulting intervenuta al fianco dello studio legale internazionale Pavia e Ansaldo in occasione della presentazione della pubblicazione Ipo sostenibile: linee guida per la raccolta di capitali delle pmi.
Quando una Ipo può definirsi sostenibile
Secondo la definizione degli autori, una Ipo può definirsi sostenibile “quando la società è dotata di una buona governance in termini di composizione degli organi sociali, capace di gestire e prevenire i rischi Esg, perseguire nel lungo periodo il successo sostenibile o il beneficio comune nel caso di società benefit mediante un use of preceeds volto al conseguimento o alla promozione di obiettivi di sostenibilità, garantendo la trasparenza dei fattori Esg attraverso il reporting di sostenibilità con dati comparabili e misurabili”. In altre parole, spiega Lambiase, deve rispondere a una serie di requisiti che possono essere suddivisi in tre macrocategorie: governance, reporting di sostenibilità e use of proceeds.
Nell’ambito della governance, sono cinque gli aspetti da valutare:
- innanzitutto le quote rosa, nel rispetto dei limiti imposti dalla Strategia nazionale per la parità di genere (40% all inclusive o 33% con un executive) nell’ambito dell’organo amministrativo e di controllo;
- la nomina di un consigliere con deleghe Esg, di un comitato Esg endo ed eso-consiliare e di un responsabile del beneficio comune nel caso di società benefit;
- l’adozione di un codice etico;
- la nomina di un organismo di vigilanza;
- la definizione di una quota della remunerazione dell’amministratore delegato (non inferiore al 10%) legata al raggiungimento di specifici obiettivi di sostenibilità;
- e infine la presenza di una policy Esg approvata dal consiglio di amministrazione.
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“Riguardo al reporting di sostenibilità, abbiamo definito l’esistenza di un bilancio di sostenibilità, di una nuova dichiarazione non finanziaria secondo standard Efrag e di una relazione di impatto per le società benefit”, continua Lambiase. “Si passa poi a una due diligence legale, fiscale e ambientale volta a mappare i fattori Esg nell’ambito aziendale in modo funzionale anche alla rilevazione da parte degli investitori dei Pai (Principle adverse impact, ndr), per arrivare a un documento di ammissione dedicato alla descrizione degli aspetti sostenibili del modello di business e dei rischi Esg. Riguardo all’use of proceeds, prevediamo che nel documento di ammissione ci sia un’indicazione dei proceeds dedicati al raggiungimento degli obiettivi Esg, in coerenza con il piano industriale”, precisa Lambiase.
I vantaggi di una Ipo sostenibile
“L’attuazione di una Ipo sostenibile favorisce un assessment della pmi quotanda. La Ipo avrà un migliore costo medio ponderato del capitale (una misura che riflette la rischiosità dell’intera operatività dell’azienda e dei suoi investimenti complessivi, ndr). Quindi la pmi potrà godere di una maggiore competitività e una maggiore capacità di attrarre investitori dall’estero”, conclude Lambiase. Tra l’altro, come anticipato in apertura, a spingere le piccole e medie imprese verso la sostenibilità sono diversi fattori. “Innanzitutto le ultime novità di policy”, interviene Francesco Timpano, coordinatore del gruppo di lavoro sulla finanza sostenibile di Asvis. “L’altra spinta sta arrivando dalle catene di fornitura, specie per chi si trova dentro la catena di una grande impresa, e infine dal credito, con alcune banche che, aderendo ad alcuni protocolli come quelli Net zero, stanno generalizzando le analisi”.
“Il mercato dei capitali deve rispondere alla domanda sempre più crescente di investimenti sostenibili da parte di investitori e stakeholder”, dichiara Mia Rinetti, partner di Pavia e Ansaldo. “Un numero crescente di evidenze empiriche sta iniziando a rivelare legami concreti tra una solida rendicontazione Esg e la performance pre-Ipo delle aziende quotate nei mercati internazionali. Inoltre, gli investitori meno avversi al rischio favoriscano accanto alle società più resilienti e con i migliori fondamentali, quelle attive nell’implementazione dei programmi Esg. L’ultimo rapporto Consob sulla corporate governance evidenzia un sempre maggiore interesse degli azionisti nei confronti delle tematiche di sostenibilità analizzando gli interventi dei soci in materia Esg nelle assemblee annuali di approvazione dei bilanci. E fattori e rischi Esg sono sempre di più il focus delle politiche di engagement degli investitori che ne chiedono conto anche direttamente ai consigli di amministrazione e ai comitati”. Di conseguenza, conclude, l’Ipo sostenibile diventa “un’opportunità per tutte le pmi italiane per essere competitive dal momento che la quotazione in Borsa può rappresentare un efficace strumento di finanza sostenibile se l’accesso al mercato dei capitali diventa per gli imprenditori il fulcro di un modello di crescita alternativo e sostenibile”.