Il credito concesso a imprese ad alte emissioni rappresenta il 14% del bilancio complessivo del sistema bancario europeo
Christine Lagarde, Bce: “Questi risultati sottolineano la necessità cruciale e urgente di politiche climatiche e di una transizione dell’economia”
Secondo un nuovo studio della Banca centrale europea e del Comitato europeo per il rischio sistemico, oggi il 70% delle esposizioni creditizie del sistema bancario verso aziende soggette ai rischi climatici si concentra nei portafogli di appena 25 istituti. Senza considerare che il credito concesso a realtà ad alte emissioni rappresenta il 14% del bilancio complessivo del settore. Un contesto che, entro la fine del secolo, potrebbe generare un crollo del prodotto interno lordo globale fino al 20% qualora la mitigazione di tali rischi si rivelasse insufficiente o inefficace. E che sottolinea “la necessità cruciale e urgente di politiche climatiche”, non solo “per garantire il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, ma anche per limitare i problemi a lungo termine per le nostre economie, imprese e mezzi di sussistenza”. Parola di Christine Lagarde.
Il rapporto individua tre forme di concentrazione del rischio. In primo luogo, spiegano i ricercatori, le esposizioni ai rischi climatici “fisici” sono concentrate a livello regionale. Le inondazioni fluviali, in particolare, sono considerate il fattore di rischio più significativo per l’Unione europea per i prossimi due decenni, ma la forte vulnerabilità agli incendi, al calore e allo stress idrico di alcune regioni, eventualmente aggravate da fattori come l’innalzamento del mare nella seconda metà del secolo, potrebbero a loro volta giocare un ruolo determinante. E, nel complesso, circa il 30% delle esposizioni creditizie del settore bancario dell’area euro verso società non finanziarie riguarda aziende soggette a una combinazione proprio di questi rischi.
In secondo luogo, come anticipato, le esposizioni creditizie verso imprese ad alta emissione rappresentano il 14% del bilancio complessivo del sistema bancario europeo e si concentrano principalmente nei settori manifatturiero, elettrico, trasporti e costruzioni. E le perdite connesse a un downgrade del credito associato alla rapida crescita del costo delle emissioni potrebbero arrivare a sfiorare il 10% dei bilanci bancari.
In terzo luogo, avverta la Bce, tali esposizioni si focalizzano su specifici intermediari finanziari: il 70% delle esposizioni creditizie verso imprese soggette a un rischio fisico “elevato” o “crescente” nei prossimi decenni si concentra infatti nei portafogli di appena 25 banche. Parallelamente, il 55% degli investimenti dei fondi risulta orientato verso imprese ad alte emissioni e l’allineamento con la tassonomia “verde” dell’Unione risulta pari in questo caso solo all’1% degli attivi. Quanto al settore assicurativo, specificano i ricercatori, mentre le partecipazioni dirette ad attività sensibili al clima appaiono gestibili, i rischi potrebbero essere amplificati da partecipazioni incrociate con i fondi d’investimento per circa il 30%.
Le previsioni a lungo termine per banche, assicuratori e fondi d’investimento suggeriscono dunque che il rischio potrebbe “aumentare a causa dell’incapacità di contrastare efficacemente il riscaldamento globale”, si legge nel rapporto. Un aspetto che potrebbe a sua volta generare un impatto negativo sul pil globale fino al 20% entro la fine del secolo. Secondo i ricercatori, in definitiva, è necessaria una transizione efficace e tempestiva verso un’economia a basse emissioni di carbonio. E politiche macroeconomiche altrettanto “tempestive e ordinate per affrontare il rischio legato al clima”, spiegano, potrebbero anche “ridurre i rischi per la stabilità finanziaria”. Soprattutto considerando i settori a più alta emissione di gas a effetto serra.
Il credito concesso a imprese ad alte emissioni rappresenta il 14% del bilancio complessivo del sistema bancario europeoChristine Lagarde, Bce: “Questi risultati sottolineano la necessità cruciale e urgente di politiche climatiche e di una transizione dell’economia”
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