Poggio di Sotto, il rubino intenso del Monte Amiata

“Colore rosso rubino intenso. Naso complesso di amarena, arancia sanguinella, chiodi di garofano, rosa appassita, lavanda e liquirizia. In bocca il vino è ampio, potente e nello stesso tempo elegante e di eccezionale bevibilità grazie al perfetto equilibrio tra un tannino fine, vellutato e vibrante controbilanciato da una fresca acidità e una piacevole sapidità che allunga il sorso. In bocca si avvertono note di ribes rosso e liquirizia che ci accompagnano nel lungo e sapido finale. Il sapore è incessante, la lunghezza interminabile. Se questo vino ha un difetto è che è così buono già adesso. Credo che abbia un’eccezionale capacità di invecchiamento. Chi avrà la forza di tenerlo in cantina non se ne pentirà”.
Erano le note che avevo scritto quando ho assaggiato lo spettacolare Poggio di Sotto Riserva 2016, per alcuni uno dei più buoni di sempre, un vero capolavoro, certo uno dei punti di riferimento di questo eccellente millesimo, tanto da meritare 100 centesimi dalla rivista Decanter e da Parker. Poggio di Sotto peraltro è sicuramente tra i Brunello più amati, indipendentemente dall’annata. L’azienda fu fondata nel 1989 da Piero Palmucci dopo anni trascorsi in una minuziosa ricerca di una zona che vantasse esposizioni perfette dove piantare i vigneti.
La scelta andò su un terreno dislocato nel quadrante sud-est di Montalcino, nella frazione di Castelnuovo dell’Abate, lungo la strada che porta all’Amiata, tra i più vocati della denominazione. Si trattava originariamente di 10 ettari vitati, dislocati su tre diversi livelli altimetrici: 200, 315 e 420 m/slm. Il suolo vede prevalere galestro e argilliti nella sezione basale e argille e conglomerati nella sezione apicale. È un posto magico protetto dal Monte Amiata da un lato e aperto alle brezze marine dall’altro. Qui il sole picchia, ma le brezze che risalgono il fiume Orcia che lambisce la proprietà garantiscono un microclima unico beneficiando di importanti escursioni termiche e un minimo di ristoro anche nelle annate calde e siccitose. Oggi la proprietà consta di 44 ettari di cui oggi 20 vitati e dedicati a Sangiovese Grosso e 19 dedicati all’ulivo.
Le uve vengono raccolte a mano e sistemate in contenitori da 15-20 kg. Le rese sono molto basse: 30-35 quintali per ettaro. Dopo la vendemmia le uve vengono immediatamente sottoposte a un rigoroso processo di selezione, anch’esso manuale. La vinificazione avviene dopo la fermentazione spontanea in fusti di legno troncoconici da 70 hl, con lunghe macerazioni e frequenti rimontaggi. Il vino affina poi in botti di rovere da 30 hl: per due anni il Rosso di Montalcino, quattro il Brunello di Montalcino e cinque anni il Brunello di Montalcino Riserva. Non si effettuano filtraggi prima di dell’imbottigliamento. L’affinamento in bottiglia è di almeno 6 mesi per il Rosso e un anno per il Brunello.
L’azienda segue i criteri della coltivazione biologica. Piero Palmucci è stato il corpo e l’anima di Poggio di Sotto per oltre vent’anni e insieme all’enologo Giulio Gambelli, ha contribuito a realizzare grandissime interpretazioni di Brunello di Montalcino. Dal 2011 la cantina cambia proprietario e viene assorbita dall’azienda di Claudio Tipa, Collemassari, che possiede già altre aziende vinicole toscane di grande successo: Grattamacco a Bolgheri e Tenuta di Montecucco in Maremma a Poggi del Sasso. Sotto la gestione di Claudio Tipa, coadiuvato nella gestione agronomica e di cantina da Federico Staderini, che rappresenta una soluzione di continuità rispetto alla conduzione precedente, Poggio di Sotto continua a produrre vini straordinari.
Quanto alla Riserva la sua produzione, che avviene sollo nelle annate eccezionali, è molto limitata, di appena 8.000 bottiglie nell'annata 2016. Considerando la fama del vino e l’entusiastico accoglimento da parte della critica non deve stupire che la Riserva 2016 sia diventata la bottiglia del desiderio di molti. Oggi per acquistarla occorrono dai 350 euro in su.