Investire in vigne e cantine: le risorse finanziarie per creare valore

Fabrizio Guidoni
11.8.2023
Tempo di lettura: 3'
Che sia sotto forma di equity o di credito, il mondo della finanza d'investimento sa dare la spinta giusta per far germogliare il frutto economico e sociale delle cantine, nel lungo periodo. Gli esempi concreti non mancano, dai club deal ai minibond

Se il terreno, la pioggia e il sole sono le principali fonti di crescita per un vigneto, i capitali finanziari sono altrettanto necessari per sostenere e far germogliare il valore economico, ambientale e sociale delle cantine

Autofinanziarsi è diventato difficile ma gli strumenti e le soluzioni a disposizione di imprenditori e manager delle aziende vitivinicole non mancano. Anzi, sono sempre più ricchi, diversificati e ben strutturati

Molti gli esempi di cantine e società del business del vino che usano queste leve di crescita, come La Collina dei Ciliegi, Tenute Piccini, gruppo vinicolo Barbanera, ecc...

Il mondo enoico italiano presenta tutte le caratteristiche economiche e imprenditoriali richieste dai sottoscrittori di minibond, con diverse emissioni sotto la regia di banche come Credit Agricole, Intesa e Unicredit

Se il terreno, la pioggia e il sole sono le principali fonti di crescita per un vigneto, i capitali finanziari sono altrettanto necessari per sostenere e far germogliare il valore economico, ambientale e sociale delle cantine. Autofinanziarsi è infatti diventato difficile. Per fortuna gli strumenti e le soluzioni a disposizione di imprenditori e manager delle aziende vitivinicole non mancano. Anzi, sono sempre più ricche, diversificate e, appunto, ben strutturate. I canali della liquidità finanziaria sono principalmente due: soluzioni in equity, quindi in estrema sintesi sotto forma di nuovo capitale sociale, o le forme flessibili di credito e finanziamenti. Eccone alcuni esempi. 


La nuova frontiera dell’equity: il club deal 

Tra le formule in equity, spicca il club deal, una soluzione innovativa per il mondo del vino. I club deal rappresentano una forma di investimento diretto in imprese non quotate realizzato da imprenditori o investitori privati esperti. Permettono di finanziare la creazione di valore economico reale nelle piccole e medie imprese tramite capitale di rischio qualificato che abbia un'ottica di ritorni e rendimenti nel lungo periodo. A fare la differenza rispetto ad altre forme di aumenti di capitale sociale riservate a investitori prettamente finanziari, è soprattutto la tipologia di sottoscrittori coinvolti nel progetto di investimento: privati con grandi patrimoni che spesso hanno alle spalle un'esperienza qualificata di successo realizzata nella propria impresa di famiglia o, nel caso di un investimento nelle cantine, in un settore affine al mondo agrivinicolo, che possono mettere a disposizione del progetto. Non solo. La natura privata del capitale e del tipo di investitori coinvolti consentono una gestione paziente dello sviluppo del progetto di investimento in una cantina. 


Operazione con vista (sul lago di Garda) 

Uno degli esempi più emblematici di come una soluzione di club deal stia centrando il suo obiettivo riguarda La Collina dei Ciliegi. L’azienda fondata nel 2010 da Massimo Gianolli, imprenditore biellese-milanese della finanza con radici in Valpantena, a pochi chilometri dal centro di Verona, ha il forte desiderio di continuare la sua crescita virtuosa, forte di 58 ettari, di cui 33 a vigneto in conversione biologica, 11 etichette suddivise in tre collezioni (Classica, Riserve e Supervalpantena), oltre 260 riconoscimenti nazionali e internazionali e un’offerta enoturistica green&luxury rappresentata dall’eco resort Ca’ del Moro Wine Retreat, in un terroir vocato alla produzione di grandi vini, a partire dall’Amarone. E come ha deciso di finanziare la crescita? Dando vita al “Club Deal La Collina dei Ciliegi”, con un primo incontro lo scorso febbraio subito sfociato con un brindisi per il successo ottenuto: “Con la sottoscrizione di tre milioni di euro si chiude la prima fase – ha dichiarato Massimo Gianolli, presidente di La Collina dei Ciliegi, a conclusione della due giorni tenuta a Erbin (Verona) – e inizia il secondo round, che si rivolgerà oltre a coloro che hanno già sottoscritto, anche ai sottoscrittori rimasti esclusi dalla prima raccolta". Il valore complessivo dell'investimento è di 7 milioni di euro. Il veicolo è stato costituito nel mese di dicembre nominando amministratore unico della società Sergio Albarelli, già ceo di Banca Azimut, con advisor dell’operazione il team Corporate & Investment Banking di Ceresio Investors, guidato da Alessandro Santini. “Si tratta di una delle primissime operazioni di club deal del settore vinicolo in Italia - ha ricordato Sergio Albarelli – che ha riscontrato grande successo, a fronte di una platea di investitori attenti alla durata dell’operazione, ma anche a un aspetto oggi molto apprezzato: la terra, la genuinità e la spontaneità. In una parola: il vino". Ma quali sono gli obiettivi che si vogliono raggiungere? È lo stesso Gianolli a spiegarlo: "Non è un obiettivo semplicemente di natura finanziaria: ma puntiamo a sostenere e realizzare una nuova forma di innovazione d’impresa nel settore del vino e della ricettività. Un traguardo fondato su un rapporto vincente e proficuo sia per chi investe che per l’azienda che apre al capitale esterno”. 

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Obiettivo “espandersi” grazie all'aumento di capitale

Un classico esempio di iniezione di risorse finanziarie tramite equity nella forma dell'aumento di capitale, vede recente protagonista Italian Wine Brands, public company del segmento Euronext Growth Milan di Borsa Italiana, uno dei principali player attivi nella produzione, distribuzione e vendita di vini italiani di elevata qualità sui mercati internazionali. A fine 2022 ha completato l’operazione di investimento nel gruppo vinicolo Barbanera con il perfezionamento dell’acquisizione dell’intero capitale sociale di Barbanera e Fossalto, con il parallelo reinvestimento di Holding Marco Barbanera e Holding Paolo Barbanera nel capitale di IWB mediante la sottoscrizione dell’aumento di capitale riservato. Con il closing dell’operazione, dal lato suo IWB ha proseguito nel piano di ampliamento dell’offerta attraverso l’acquisizione della storica cantina di produzione in Toscana. Così Alessandro Mutinelli, presidente e amministratore delegato di IWB, spiega l'operazione: “Abbiamo chiuso nei tempi programmati il deal con la famiglia Barbanera, con la quale già da settimane stiamo attivamente integrando le organizzazioni e i portafogli prodotti, avendo riscontri positivi sia sul fronte commerciale, sia su quello della produzione”. A commentare i vantaggi dell'operazione dal lato della cantina è Sofia Barbanera, che dal 2022 ricopre il ruolo di responsabile commerciale presso Barbanera, la capogruppo dell’omonimo gruppo vinicolo e che sempre dal 2022 è anche amministratore di Barbanera e Fossalto: "Siamo felici di entrare a far parte di Italian Wine Brands e pronti a contribuire alla crescita del gruppo sui mercati internazionali”. 


Private minibond, un terreno ricco di sottoscrizioni 

Visto che le caratteristiche economiche e imprenditoriali richieste dai finanziatori di Pmi sono ben presenti nel mondo enoico italiano, non stupisce che l'offerta di soluzioni di finanziamento per le cantine del nostro Paese veda in prima linea nomi importanti del mondo della finanza italiana, dal canale bancario a quello dei private investment, tra cui ad esempio Anthilia sgr. Oppure come Zenit, che già 2016 aveva creduto nei minibond legati alle aziende del vino, quando attraverso il fondo Progetto Minibond Italia, aveva sottoscritto il prestito obbligazionario emesso da Tenute Piccini e finalizzato all’acquisizione di nuove quote di mercato sull’estero e al miglioramento dell’efficienza produttiva. Ebbene, nel 2022 Zenit Sgr ha potuto brindare al traguardo tagliato ufficialmente da Tenute Piccini come la società che nel 2021 ha registrato il maggior incremento di fatturato nel mercato di riferimento, con un +61% rispetto al 2020, risultato emerso dall’indagine “Il settore vinicolo in Italia”, condotta dall’Area studi di Mediobanca e che aveva preso in considerazione le 251 principali società di capitali italiane con fatturato 2020 superiore ai 20 milioni di euro e ricavi aggregati per 9,3 miliardi, pari all’85,3% del fatturato nazionale del settore. Tornando invece agli istituti bancari di grandi dimensioni si possono citare nomi di peso come Credit Agricole, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Anche su questo fronte spicca il fenomeno di soluzioni sotto forme di minibond, come ad esempio il ben noto programma "Basket Bond di filiera" firmato Unicredit, con la sottoscrizione per diverse centinaia di milioni di euro di obbligazioni emesse da imprese vitivinicole.

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