E alla fine si scoprì che sotto i vigneti di Amarone, si nascondeva un tesoro di altrettanto valore: una villa romana, impreziosita di mosaici, dotata anche di impianti termali. È quanto è stato scoperto l’anno scorso, a Negrar di Valpolicella, in provincia di Verona. Poi settimana scorsa, un’altra apparizione: magnifici mosaici con figure di volatili inscritte in medaglioni e un mosaico di un cesto di melograni sono riemersi tra i filari. Nuove scoperte, che portano a dire agli archeologi che si potrebbe trattare di uno dei più importanti ritrovamenti in Italia di quest’epoca e che le dimensioni della domus potrebbero essere ben più grandi di quanto inizialmente ipotizzato.
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Lo scavo, che oggi misura circa 80 metri per 35, ha infatti consentito di scoprire meno della metà del complesso risalente indicativamente alla fine del III secolo dopo Cristo, la cui estensione è ora stimata tra i 3 mila e 5 mila metri quadrati. Come riporta il Giornale dell’Arte, i mosaici riportati alla luce settimana scorsa, secondo le prime ricostruzioni, avrebbero rivestito il porticato perimetrale del cortile di 400 metri quadrati attinente alla parte residenziale della villa. Le loro tessere, composte di marmi locali, paste vitree colorate con rame o ferro e cotto, hanno conservato perfettamente i colori.
“Il cortile con giardino doveva essere molto elegante”, ha spiegato Gianni de Zuccato, archeologo funzionario della Soprintendenza di Verona, al Giornale dell’Arte. “Stando ai frammenti d’intonaco dipinto ritrovati che lasciano supporre l’esistenza di pareti affrescate a colori vivaci e di un soffitto a cassettoni prospettici simile a quello del Pantheon di Roma. Un sigillo permetterebbe inoltre di far risalire questa proprietà alla gens Valeria, e in particolare al nome di Lucio Valerio: personaggio non noto, il suo nome tuttavia ricorre in altri siti archeologici veronesi”
I mosaici sono stati trovati nel terreno di Giuliano Franchini dell’omonima azienda agricola e cantina che ha acquistato il terreno adiacente rinunciando alle viti che già vi crescevano per destinarlo alle ricerche. Tuttavia per proseguire gli scavi servono altri soldi: per l’esattezza altri 100mila euro per poter proseguire questa parte della campagna di scavo. A giorni infatti saranno esauriti i 40mila euro messi a disposizione dal Bacino Imbrifero Montano dell’Adige grazie all’intervento del Comune di Negrar.
In attesa della risposta del MiC, a cui la Soprintendenza di Verona ha fatto richiesta di finanziamento per un totale di 1 milione e 200mila euro nell’ambito della programmazione straordinaria per il triennio in corso, prevista dalla legge 190, l’appello della Soprintendenza va ai privati.