Nato al quarzo
E pensare che la prima edizione dell’orologio Iwc era stata antisegnana proprio dell’avanzata del quarzo. Il movimento che montava infatti era il Beta 21 – dove 21 stava ad indicare il numero di manifatture coinvolte nel suo sviluppo – ed era un calibro da polso al quarzo. Anche la scelta del nome era ambiziosa: Da Vinci, come il genio italiano del Rinascimento, l’innovatore per definizione. Per sottolineare la tecnologia innovativa all’interno dell’orologio, IWC decise di introdurre un design audace caratterizzato da una cassa di forma esagonale che gli conferiva look molto tecnico, base di ispirazione per gli orologi successivi (comprese le recenti versioni con cassa di forma tonneau). Il richiamo a Leonardo era anche nelle linee. Il designer IWC incaricato del progetto, Hano Burtscher, aveva infatti trovato ispirazione per la forma della cassa in alcuni schizzi del Codice Atlantico che il genio rinascimentale fece per descrivere le fortificazioni portuali di Piombino.
Nel segno di Kurt Klaus
Nonostante il buon successo, non fu tuttavia con gli orologi al quarzo che l’industria orologiera svizzera riuscì ad arginare l’offensiva giapponese delle esportazioni. I segnatempo che arrivano da oriente erano troppo economici e a ciò si aggiungeva la crisi economica che aveva mandato in rosso tutti i bilanci delle Maison. In qualche modo, fu l’IWC Da Vinci Perpetual Calendar del 1985 a indicare la strada da percorrere. In quegli anni Kurt Klaus era il capo orologiaio di IWC. Entrato in azienda nel 1957 aveva trovato un grande mentore in Albert Pellaton, direttore tecnico e inventore, che gli aveva insegnato che, per fare progressi, bisognava pensare l’impensabile. Mentre lavorava alla progettazione delle complicazioni del calendario per gli orologi da tasca, il suo capo, Günter Blumlein, gli assegnò il compito di sviluppare nuovi orologi da polso. Kurt si pose l’ambizioso obiettivo di creare il calendario da polso più facile da usare che fosse mai stato progettato, uno che non richiedesse all’utente il minimo sforzo. Riuscì perfettamente nel suo intento: tutte le indicazioni del calendario erano sincronizzate in modo tale da poterle far avanzare giorno per giorno semplicemente utilizzando la corona!
A spasso per Wall Street
Il modulo del calendario progettato da Kurt Klaus comprendeva solo 81 parti individuali e poteva funzionare autonomamente, praticamente senza correzioni, fino al 2499: tutto era programmato meccanicamente per cambiare correttamente, anche negli anni bisestili. Il Da Vinci del 1985 fu un enorme successo, diventando rapidamente il simbolo di IWC in quegli anni. Diverse varianti seguirono l’iniziale Ref. 3750 con cassa in oro giallo e cinturino in pelle marrone, compresa una versione nera con cassa in ceramica high-tech che in seguito divenne disponibile anche in bianco, blu, verde lime e rosso. È stato il primo orologio da polso al mondo con la cassa in ceramica antigraffio e antiusura in ossido di zirconio. Con l’invenzione di questo calendario perpetuo autonomo, è iniziata per IWC l’era delle complicazioni orologiere. Orologi eccezionali come la Grande Complication del 1990 e il II Destriero Scafusia del 1993 ne erano dotati. L’IWC Da Vinci sul grande schermo comparse nel film Wall Street al polso di Gordon Gekko nella versione dedicata a Kurt Klaus.