Withers e Iannaccone, quando l'art pratice ha cura del talento

Teresa Scarale
Teresa Scarale
11.4.2019
Tempo di lettura: 2'
Un evento congiunto degli studi legali Iannaccone e Withers ha posto l'accento sul collezionismo e l'art practice come forma di talent scounting, complice la presenza del pittore Giovanni Iudice e dell'art advisor Clarice Pecori Giraldi

Una collezione d'arte è gratificazione e segno del lavoro del professionista brillante

Il primo passo per valorizzare una collezione privata è quello di un inventario ben fatto

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Giovanni Iudice, Vertigine 105x130 2019 olio su tela e grafite, €20.000

Insieme per arte: Withers e Iannaccone


In un evento congiunto, gli studi legali Withers e Iannaccone hanno dedicato la serata di preapertura (8/4/2019) della Design week milanese al tema del mecenatismo e del collezionismo nel mondo dell'arte moderna e contemporanea. Relatori della serata, alla presenza dell'artista Giovanni Iudice, l'avvocato Giuseppe Iannaccone dell'omonimo studio legale con Roberta Crivellaro, Giulia Cipollini e Sergio Anania di Withers Studio Legale. Poi anche Clarice Pecori Giraldi, art advisor e art collection manager.

La collezione d'arte come segno del successo professionale


Per un professionista, una collezione d'arte è segno e frutto del suo lavoro. Parla di questo l'avvocato Giuseppe Iannaccone prendendo la parola durante l'evento, sottolineando come gli studi legali oggi si riempiano sempre più d'arte (come del resto evidenziato da Lorenza Castelli di Mia Photo Fair, ndr). In particolare l'avvocato racconta la sua personale esperienza di scopritore e mecenate del pittore siciliano di Gela Giovanni Iudice, definito artisticamente "figlio di Pirandello". Un nome mid-career della pittura figurativa italiana in cui tanta parte ha l'intarsio palpitante della luce, fenomeno la cui qualità fotografica dal vivo colpisce profondamente l'astante. Parte degli artisti esposti alla 54ma Biennale di Venezia (2011), Giovanni Iudice ha quotazioni che attualmente vanno dai 2.000 ai 25.000 euro.

Arte fra emozione e pragmatismo


Clarice Pecori Giraldi, art advisor e art collection manager, si definisce "il braccio operativo di chi colleziona". Perché l'arte è si un investimento di tipo emozionale, ma ha anche un "peso specifico". E' necessario per questo dare chiare istruzioni agli acquirenti: mettere le opere d'arte in caveau vuol dire andare contro la natura stessa del collezionismo. Secondo l'advisor, "fine ultimo dell'opera d'arte è far star bene le persone". Il primo mattone per valorizzare una collezione d'arte, piccola o grande che sia, è l'inventario. "Tutto parte da un inventario ordinato e ben fatto".

Solo successivamente, si può decidere cosa fare della collezione privata. Le opzioni sono molteplici. Se non si desidera procedere alla vendita delle opere e non si ha intenzione di mantenere tanti beni in casa, ad esempio, si può pensare a un comodato, a una mostra itinerante. Oppure a suddividere secondo criteri specifici la collezione, per poi "riempire i buchi" dei musei. O ancora, si può procedere alla costituzione di una fondazione. "Le esigenze di una famiglia necessitano di almeno due interlcutori diversi, per capire con chi ci si trova meglio". La Pecori Giraldi a tal proposito preferisce parlare di art collection manager, più che di advisor: si tratta di una figura molto nota all'estero. E che, c'è da scommetterci, si diffonderà presto anche in Italia.
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Giovanni Iudice, Contemplazione 100x160 2019 olio su tela, €25.000
Caporedattore Pleasure Asset. Giornalista professionista, garganica, è laureata in Discipline Economiche e Sociali presso l'Università Bocconi di Milano. Scrive di finanza, economia, mercati dell'arte e del lusso. In We Wealth dalla sua fondazione

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