Dal 2 ottobre 1950 fino al 3 gennaio 2000, (giorno della sua morte), Charles Schulz ha raccontato le storie di Snoopy e i suoi amici in 17.897 strisce di 4 vignette pubblicate quotidianamente (l’ultima pubblicazione è del 13 febbraio 2000). L’autore affida a Snoopy e alla sua macchina da scrivere appoggiata sulla cuccia, la commovente lettera di congedo dai suoi lettori. Da quel giorno, secondo il suo testamento, nessuno potrà continuare a disegnare la serie, che tuttavia continua ad essere ripubblicata e letta da milioni di persone in tutto il mondo, (oggi esce su circa 2300 giornali in più di 60 diversi Paesi). In California, a Santa Rosa e a Tokyo sono stati fondati musei in suo nome. Lacoste, Uniqlo, Swatch, Saint Laurent e Marc Jacobs hanno creato linee di vestiti con i suoi personaggi. Il Louvre a Parigi e la Somerset House a Londra gli hanno dedicato mostre visitate da migliaia di spettatori.
Amo le “strisce” di Snoopy e le loro espressioni indimenticabili che mi accompagnano da sempre: “non seguitemi, mi sono perso anch’io”, “chi di smorzatine ferisce di smorzatine perisce”, “era una notte buia e tempestosa”.
Non mi piace chiamarli Peanuts perché so che a Schulz non piaceva per nulla quella definizione ”…Un nome totalmente ridicolo, (che) non ha significato, crea confusione e non ha dignità – e io credo che il mio umorismo abbia dignità». Dignità, ironia e intelligenza, direi io. Uno spaccato di umanità raccontato attraverso aforismi e citazioni magnificamente argute. Il disegno è essenziale, lo sfondo assente, o appena accennato, ma i personaggi hanno tratti molto precisi e ben riconoscibili, perché è su di loro che si concentra da subito l’attenzione. Un cane che dorme sopra la sua cuccia, un uccello che parla a barrette verticali, un bambino buffo con una maglia gialla e nera inconfondibile e una banda di amici, ognuno dei quali aggiunge alla storia un elemento inconfondibile e irrinunciabile.
La semplicità del disegno e del linguaggio non esclude una complessità di concetti che i piccoli personaggi portano con sé mentre vivono le loro disavventure. Non sono battute buffe dette così per far ridere, ma riflessioni sagaci sulla vita espresse senza mezzi termini. E così, in modo apparentemente casuale, Schulz ci parla di gioia, dolore e insicurezza, ci racconta le difficoltà della vita, le paure e le sfide. Il desiderio di essere amati, la sofferenza per un amore non corrisposto, l’amicizia e il prendersi cura degli altri. «Non si tratta di una sciocca questione di riempire dei riquadri d’inchiostro. È un’impresa terribilmente seria» sosteneva. Talmente seria che era lui stesso a curare ogni dettaglio delle strisce, disegni, testi e colorazione. Una creatività artistica e linguistica straordinaria.
Snoopy è tra tutti il personaggio più comico e surreale. Il suo ruolo diventa centrale dagli anni Settanta quando assume connotati antropomorfi, inizia a camminare su due zampe e diventa “il bambino buffo con il grande naso” (Piperita Patty). Ma il vero protagonista rimane il suo padrone, Charlie Brown, un bambino con la sofferenza e le frustrazioni di un adulto.
“Ciccio” non molla mai, anche se perde quasi sempre, anche se Lucy lo umilia sul campo da baseball e non riesce mai a rivolgere la parola alla ragazzina dei capelli rossi di cui è innamorato. Non smette mai di sperare, per questo ci piace. È una sorta di eroe coraggioso, l’amico che ti è sempre vicino e di cui ti puoi fidare. Accanto a lui, inconfondibili, Linus e la sua coperta, la piccola Sally e la magnifica Lucy, cinica e un po’ cattiva, ma non abbastanza da non abbandonarsi all’amore per Schroeder, il piccolo grande pianista innamorato della musica di Beethoven.
Forse non si può definire arte e non si può chiamare letteratura, ma il fumetto è l’incontro tra immagine e parola. È un linguaggio espressivo ben preciso che può contare su un seguito di fedelissimi e appassionati collezionisti. Negli anni si è ritagliato uno spazio sempre maggiore, un mercato vivace che ha aste dedicate e mostre in tutto il mondo. E se non è Snoopy, mille sono le storie da leggere e i personaggi da scoprire, senza fermarsi all’apparenza che sia un gioco da ragazzi.