Patrimonio artistico: strumenti per la sua valorizzazione

27.2.2019
Tempo di lettura: 3'
Alcuni strumenti per la gestione, tutela, protezione e valorizzazione del patrimonio artistico nell'ambito del trasferimento del patrimonio della famiglia e dell'impresa
La difficoltà e la complessità nella gestione e valorizzazione di una collezione d'arte dipende non solo dal suo valore, dalla sua composizione o consistenza, ma anche dal soggetto che ne è in possesso e dagli obiettivi che questi si pone. Nell'ambito della figura del cosiddetto collezionista possiamo distinguere il “collezionista puro” (che colleziona per passione, difficilmente vende le sue opere e tendenzialmente le trasmette ai suoi eredi, nella speranza che abbiano uguale passione) dal collezionista che in maniera più dinamica acquista e vende le opere e ne fa una forma di investimento alternativo.
Accanto a tali figure, vi sono poi gli eredi del collezionista, che a loro volta si distinguono tra coloro che conservano la collezione, a cui sono legati forse più da vincoli affettivi che di passione, e coloro che considerano la collezione come una parte di eredità che può essere venduta e monetizzata. Vi sono, infine, le collezioni dell'artista (vivente o meno), che vanno salvaguardate come patrimonio culturale sia da parte dell'artista ancora in vita, sia dai suoi eredi, meglio se organizzate in un archivio.
Tali soggetti, pertanto, hanno o possono avere obiettivi diversi, che devono essere tenuti in considerazione nell'ambito della gestione e della valorizzazione della collezione; se per le collezioni d'artista, per i collezionisti “puri” e per gli eredi che intendono conservare la collezione si suggerisce, di regola, di distinguere la proprietà dalla gestione della collezione, per gli altri soggetti suindicati la proprietà e gestione diretta delle opere favorisce certamente la facilità e dinamicità delle trattative.
Cosa si intende per valorizzazione di una collezione? Può essere il prestito di una o più opere d'arte a gallerie, musei, fondazioni, o la vendita di alcune opere e l'acquisto di altre di maggior valore o contiguità alle altre già possedute, o, ancora, il mantenimento e la conservazione al fine di trasmetterle agli eredi, anche attraverso l'attribuzione delle stesse in un trust di famiglia.
Ma cosa si intende per tutela e protezione? Può essere la custodia delle opere in strutture private con allarmi o in depositi sicuri, la sottoscrizione di idonee polizze assicurative, ma anche l'attribuzione delle stesse in un trust di famiglia. Prendendo in considerazione i soggetti che potrebbero avere interesse a distinguere la proprietà dalla gestione delle opere, vari sono gli strumenti che possono essere presi in esame e, principalmente, sono: l'associazione, la fondazione e il trust “interno”.
Non tutti gli strumenti riescono a consentire ai soggetti sopra indicati tutti gli obiettivi suindicati: ogni strumento ha le sue peculiarità, dettate dalla normativa di riferimento, ma, a volte, la combinazione di alcuni istituti potrebbe permettere l'ottimizzazione dei risultati attesi. L'aiuto di un professionista esperto certamente facilita nella ricerca della soluzione più confacente al caso concreto.
Ad esempio, l'associazione (riconosciuta o non) potrebbe essere uno strumento utile per una particolare gestione delle opere, quali la divulgazione al pubblico del nome di un artista o di una collezione, ma sarebbe un errore attribuire la collezione alla associazione in un'ottica di sua trasmissione agli eredi del collezionista o dell'artista.
Analogamente, poiché la fondazione deve avere necessariamente e principalmente uno scopo di pubblica utilità (non è possibile costituire in Italia la cosiddetta “fondazione di famiglia” come nella tradizione germanica), essa non può essere uno strumento per trasmettere il patrimonio, anche artistico, del fondatore ai suoi eredi, ma può essere lo strumento per gestire e valorizzare una collezione, senza però esserne proprietaria.
A differenza degli strumenti appena citati, il trust (di famiglia) consente di realizzare gli scopi di gestione, tutela, valorizzazione e trasmissione della collezione; il trasferimento della proprietà al trustee favorisce il mantenimento dell'unità e della permanenza della collezione all'interno della sfera patrimoniale della famiglia del collezionista, in un'ottica di passaggio generazionale, e al contempo un controllo del disponente (nella sua successiva posizione di guardiano) sulle scelte gestionali della collezione attuate dal trustee nell'ambito del regolamento del trust.
Il trust potrà altresì essere utilizzato dal collezionista anche per scopi filantropici (trust di scopo), ove nell'atto di trust si preveda che il trustee metta la collezione a disposizione di musei, gallerie pubbliche, o addirittura, che possa fruire di uno spazio espositivo ove poter esporre la collezione.
A cura dell'avv Nicola Canessa, partner dello studio legale e tributario di Cba
Accanto a tali figure, vi sono poi gli eredi del collezionista, che a loro volta si distinguono tra coloro che conservano la collezione, a cui sono legati forse più da vincoli affettivi che di passione, e coloro che considerano la collezione come una parte di eredità che può essere venduta e monetizzata. Vi sono, infine, le collezioni dell'artista (vivente o meno), che vanno salvaguardate come patrimonio culturale sia da parte dell'artista ancora in vita, sia dai suoi eredi, meglio se organizzate in un archivio.
Tali soggetti, pertanto, hanno o possono avere obiettivi diversi, che devono essere tenuti in considerazione nell'ambito della gestione e della valorizzazione della collezione; se per le collezioni d'artista, per i collezionisti “puri” e per gli eredi che intendono conservare la collezione si suggerisce, di regola, di distinguere la proprietà dalla gestione della collezione, per gli altri soggetti suindicati la proprietà e gestione diretta delle opere favorisce certamente la facilità e dinamicità delle trattative.
Cosa si intende per valorizzazione di una collezione? Può essere il prestito di una o più opere d'arte a gallerie, musei, fondazioni, o la vendita di alcune opere e l'acquisto di altre di maggior valore o contiguità alle altre già possedute, o, ancora, il mantenimento e la conservazione al fine di trasmetterle agli eredi, anche attraverso l'attribuzione delle stesse in un trust di famiglia.
Ma cosa si intende per tutela e protezione? Può essere la custodia delle opere in strutture private con allarmi o in depositi sicuri, la sottoscrizione di idonee polizze assicurative, ma anche l'attribuzione delle stesse in un trust di famiglia. Prendendo in considerazione i soggetti che potrebbero avere interesse a distinguere la proprietà dalla gestione delle opere, vari sono gli strumenti che possono essere presi in esame e, principalmente, sono: l'associazione, la fondazione e il trust “interno”.
Non tutti gli strumenti riescono a consentire ai soggetti sopra indicati tutti gli obiettivi suindicati: ogni strumento ha le sue peculiarità, dettate dalla normativa di riferimento, ma, a volte, la combinazione di alcuni istituti potrebbe permettere l'ottimizzazione dei risultati attesi. L'aiuto di un professionista esperto certamente facilita nella ricerca della soluzione più confacente al caso concreto.
Ad esempio, l'associazione (riconosciuta o non) potrebbe essere uno strumento utile per una particolare gestione delle opere, quali la divulgazione al pubblico del nome di un artista o di una collezione, ma sarebbe un errore attribuire la collezione alla associazione in un'ottica di sua trasmissione agli eredi del collezionista o dell'artista.
Analogamente, poiché la fondazione deve avere necessariamente e principalmente uno scopo di pubblica utilità (non è possibile costituire in Italia la cosiddetta “fondazione di famiglia” come nella tradizione germanica), essa non può essere uno strumento per trasmettere il patrimonio, anche artistico, del fondatore ai suoi eredi, ma può essere lo strumento per gestire e valorizzare una collezione, senza però esserne proprietaria.
A differenza degli strumenti appena citati, il trust (di famiglia) consente di realizzare gli scopi di gestione, tutela, valorizzazione e trasmissione della collezione; il trasferimento della proprietà al trustee favorisce il mantenimento dell'unità e della permanenza della collezione all'interno della sfera patrimoniale della famiglia del collezionista, in un'ottica di passaggio generazionale, e al contempo un controllo del disponente (nella sua successiva posizione di guardiano) sulle scelte gestionali della collezione attuate dal trustee nell'ambito del regolamento del trust.
Il trust potrà altresì essere utilizzato dal collezionista anche per scopi filantropici (trust di scopo), ove nell'atto di trust si preveda che il trustee metta la collezione a disposizione di musei, gallerie pubbliche, o addirittura, che possa fruire di uno spazio espositivo ove poter esporre la collezione.
A cura dell'avv Nicola Canessa, partner dello studio legale e tributario di Cba