Mercato dell'arte contemporanea. Le performance nel 2018

2.10.2018
Tempo di lettura: 7'
Il mercato dell'arte contemporanea ha chiuso il terzo semestre consecutivo in crescita. Complice l'aumento della domanda per le opere delle superstar e un'offerta che sa strategicamente porsi in un contesto economico molto favorevole
Dopo l'euforia del biennio 2013/2014, il segmento di mercato dell'arte contemporanea sta crescendo su basi solide
Il mercato cinese è assetato, ma il mondo anglosassone custodisce le piazze più prestigiose

Jean-Michel Basquiat, Untitled, 1982. Comprato dal collezionista giapponese Yusaku Maezawa per 110,5 milioni di dollari nel 2017
L'espansione del mercato dell'arte continua anche quest'anno, a ritmo sostenuto ed equilibrato. I dati sono dell'Art Market Report di Artprice.
Per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008,
i quattro principali indicatori di salute del mercato dell'arte contemporanea sono stati positivi per dodici mesi consecutivi (da fine giugno 2017 a fine giugno 2018):
È curioso che i tre principali indicatori del mercato si attestino al 18%. Ciò suggerisce una crescita delle vendite di arte contemporanea tramite asta rapida, ma perfettamente equilibrata.
I 66.850 lotti venduti testimoniano un livello senza precedenti di attività delle aste di contemporary. Se si guarda all'inizio del Millennio (biennio 2000 / 2001), il turnover totale del segmento delle aste è cresciuto del +1,744%. Ossia 103 milioni di dollari agli 1,9 miliardi di dollari di fine giugno 2018. Inoltre, il prezzo medio
di un lotto venduto è passato dagli 8.400 dollari del 2000 ai 28.000 odierni, dopo aver raggiunto l'acme nel biennio 2013 / 2014, con 38.800 dollari.
Cinque anni fa il mercato del contemporaneo era in una fase di surriscaldamento. I collezionisti chiedevano a gran voce le nuove generazioni di artisti. Nomi come Oscar Murillo, Lucien Smith, Christian Rosa, Tauba Auerbach, Parker Hito. Fra gli established invece, quelli che avevano contribuito al picco di cinque anni fa furono Jeff Koons (58,4 milioni di dollari), Zheng Fanzhi (23.3 milioni), Zhang Xiaogang (12 milioni), Wade Guyton (6 milioni), Rosemarie Trockel (5 milioni).
Arte, tutti gli indicatori per il 2018 sono positivi
Per la prima volta dalla crisi finanziaria del 2008,
i quattro principali indicatori di salute del mercato dell'arte contemporanea sono stati positivi per dodici mesi consecutivi (da fine giugno 2017 a fine giugno 2018):
- Il turnover globale delle aste è cresciuto del 19% (1,9 miliardi di dollari).
- Il volume delle transazioni è aumentato del 17%, con un totale di 66.850 lotti venduti.
- L'indice dei prezzi dell'arte contemporanea è salito del 18,5%
- Il tasso complessivo di “non venduto” è rimasto stabile al 39%.
È curioso che i tre principali indicatori del mercato si attestino al 18%. Ciò suggerisce una crescita delle vendite di arte contemporanea tramite asta rapida, ma perfettamente equilibrata.
Una crescita più stabile che in passato
I 66.850 lotti venduti testimoniano un livello senza precedenti di attività delle aste di contemporary. Se si guarda all'inizio del Millennio (biennio 2000 / 2001), il turnover totale del segmento delle aste è cresciuto del +1,744%. Ossia 103 milioni di dollari agli 1,9 miliardi di dollari di fine giugno 2018. Inoltre, il prezzo medio
di un lotto venduto è passato dagli 8.400 dollari del 2000 ai 28.000 odierni, dopo aver raggiunto l'acme nel biennio 2013 / 2014, con 38.800 dollari.
L'euforia di un lustro fa
Cinque anni fa il mercato del contemporaneo era in una fase di surriscaldamento. I collezionisti chiedevano a gran voce le nuove generazioni di artisti. Nomi come Oscar Murillo, Lucien Smith, Christian Rosa, Tauba Auerbach, Parker Hito. Fra gli established invece, quelli che avevano contribuito al picco di cinque anni fa furono Jeff Koons (58,4 milioni di dollari), Zheng Fanzhi (23.3 milioni), Zhang Xiaogang (12 milioni), Wade Guyton (6 milioni), Rosemarie Trockel (5 milioni).
Passata l'euforia, il mercato si è consolidato. I prezzi sono di nuovo in crescita, come l'offerta del resto, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Il tasso di invenduto (39%) è compatibile con un mercato di settore in equilibrio.
L'arte contemporanea rappresenta il 14% del totale delle transazioni mondiali di belle arti. E contribuisce al turnover del settore per il 12%. La sua quota è superiore a quelle dei segmenti Old Master e XIX secolo. La medaglia d'oro però va ancora all'arte moderna e post bellica, che insieme raggiungono il 68%.
Il mercato dell'arte contemporanea gode poi di un'offerta davvero diversificata, con ben 20.335 artisti nati dopo il 1945 e che hanno preso parte ad un'asta negli ultimi 12 mesi. Nel 2000 questo numero si fermava a 4.100 unità. Ma anche guardando al biennio 2013/2014 si registra una crescita del 18%.
La maggior parte di questi artisti comunque ha effettuato una sola transazione nell'ultimo anno seppur con quotazioni di tutto rispetto (si pensi all'indonesiano Saputra Handiwirman, che ha venduto un solo quadro al rispettabile prezzo di 318.600 dollari, grazie alla galleria Arndt).
Non vi sono solo pezzi per budget elevati di ingresso però. Il mercato offre anche pezzi nuovi decisamente accessibili, come piccoli quadri di Robert Combas a meno di 5.000 dollari e polaroid di Nobuyoshi Araki a meno di 1.000 dollari. Inoltre, il 90% dei lotti è stato venduto a meno di 22.400 dollari (commissioni di vendita incluse), mentre solo il 3% ha sfondato il tetto dei 100.000 dollari. Questa struttura pone il segmento del contemporaneo alla pari con quello del resto del mercato.
Londra, New York, Pechino e Hong Kong pesano da sole per l'82% (il 17% dei lotti totali) delle vendite mondiali totali di arte contemporanea. Concentrazione di poco superiore alla vendita totale di fine art negli stessi luoghi (78% che rappresenta il 14% dei lotti totali). Quanto al numero di transazioni, Londra e Parigi ne realizzano più che New York. Ma la Grande Mela resta la capitale del mercato di altissima fascia. Non è un caso che il 40% delle prime cento vendite record, incluso tutto il podio, sia avvenuto là. Anche Londra comunque si difende bene con le sue 34 opere vendute a più di 2,5 milioni negli ultimi dodici mesi. La capitale britannica resta poi la piazza più importante per le vendite dei principali artisti europei, come Peter Doig, Rudolf Stingel e Antony Gormley. E si difende bene rispetto a New York anche con la vendita di opere di Jean-Michel Basquiat, Mark Bradford e George Condo.
Il fatto che le principali gallerie (Sadie Coles, Simon Lee, Pace, Marian Goodman, ecc.) siano presenti sia nella Big Apple che a Londra di certo consolida e promuove questi rapporti transatlantici. Dal punto di vista del mercato, questo vuol dire sinergia e andamento sincronizzato dei prezzi.
Anche se non sono le prime, le opere d'arte contemporanea hanno trovato il loro posto nel mercato
L'arte contemporanea rappresenta il 14% del totale delle transazioni mondiali di belle arti. E contribuisce al turnover del settore per il 12%. La sua quota è superiore a quelle dei segmenti Old Master e XIX secolo. La medaglia d'oro però va ancora all'arte moderna e post bellica, che insieme raggiungono il 68%.
Tanta scelta
Il mercato dell'arte contemporanea gode poi di un'offerta davvero diversificata, con ben 20.335 artisti nati dopo il 1945 e che hanno preso parte ad un'asta negli ultimi 12 mesi. Nel 2000 questo numero si fermava a 4.100 unità. Ma anche guardando al biennio 2013/2014 si registra una crescita del 18%.
Vendere meno, vendere tutti
La maggior parte di questi artisti comunque ha effettuato una sola transazione nell'ultimo anno seppur con quotazioni di tutto rispetto (si pensi all'indonesiano Saputra Handiwirman, che ha venduto un solo quadro al rispettabile prezzo di 318.600 dollari, grazie alla galleria Arndt).
Buoni pezzi da investimento
Non vi sono solo pezzi per budget elevati di ingresso però. Il mercato offre anche pezzi nuovi decisamente accessibili, come piccoli quadri di Robert Combas a meno di 5.000 dollari e polaroid di Nobuyoshi Araki a meno di 1.000 dollari. Inoltre, il 90% dei lotti è stato venduto a meno di 22.400 dollari (commissioni di vendita incluse), mentre solo il 3% ha sfondato il tetto dei 100.000 dollari. Questa struttura pone il segmento del contemporaneo alla pari con quello del resto del mercato.
La distribuzione geografica delle vendite
Londra, New York, Pechino e Hong Kong pesano da sole per l'82% (il 17% dei lotti totali) delle vendite mondiali totali di arte contemporanea. Concentrazione di poco superiore alla vendita totale di fine art negli stessi luoghi (78% che rappresenta il 14% dei lotti totali). Quanto al numero di transazioni, Londra e Parigi ne realizzano più che New York. Ma la Grande Mela resta la capitale del mercato di altissima fascia. Non è un caso che il 40% delle prime cento vendite record, incluso tutto il podio, sia avvenuto là. Anche Londra comunque si difende bene con le sue 34 opere vendute a più di 2,5 milioni negli ultimi dodici mesi. La capitale britannica resta poi la piazza più importante per le vendite dei principali artisti europei, come Peter Doig, Rudolf Stingel e Antony Gormley. E si difende bene rispetto a New York anche con la vendita di opere di Jean-Michel Basquiat, Mark Bradford e George Condo.
Il ruolo delle gallerie
Il fatto che le principali gallerie (Sadie Coles, Simon Lee, Pace, Marian Goodman, ecc.) siano presenti sia nella Big Apple che a Londra di certo consolida e promuove questi rapporti transatlantici. Dal punto di vista del mercato, questo vuol dire sinergia e andamento sincronizzato dei prezzi.

Chen Yifei, Old dreams of Shanghai, 1993, Marlborough, London