I millennial e l'arte come investimento (ma la passione resta)

25.1.2022
Tempo di lettura: 5'
Secondo The Art Market 2021, gli under 40 in media hanno speso 228.000 dollari nel 2020. Ma in un mondo che guarda all'arte come asset puro, c'è chi di pensare solo alle quotazioni non vuole saperne. Come Sveva D'Antonio e Francesco Taurisano
Il mercato dell'arte a partire dal 2020 si è caratterizzato per un crescente ruolo dei giovani collezionisti con meno di 40 anni. Sono loro che hanno speso di più per l'arte secondo i dati pubblicati dal report The Art Market 2021 di Art Basel e UBS. Addirittura, hanno speso più dei loro genitori per i quali l'emergenza sanitaria ha invece limitato la propensione all'acquisto (228.000 USD di media contro 109.000 USD). Secondo le case d'asta il 30% dei nuovi collezionisti del 2020 sono proprio i giovani. Ma le loro motivazioni non sono solo artistiche e passionali come tradizionalmente si vorrebbe per identificare i collezionisti “puri”. Sempre più a pesare sono le motivazioni di investimento, soprattutto per gli acquisti di opere in asta. Cala infatti la percentuale dei collezionisti che dichiara di acquistare arte solo per passione e cresce quella di chi dichiara di acquistare arte solo per investimento.
In quest'ultimo caso si è passati dal 2% del 2019 al 6% del 2021 (fonte dei dati Art & Finance Report di Deloitte & ArtTactic primo semestre 2021). Se si guarda agli under 35 la motivazione di investimento è ben superiore rispetto a quella della generazione precedente (64% contro 30%). Le attenzioni di questa generazione di collezionisti si concentra sugli artisti dei nostri tempi.
Artisti giovani e emergenti che crescono rapidamente nelle quotazioni grazie a acquisti e rivendite che si susseguono rapidamente nel mercato secondario in parte per speculazione in parte per l'aumento della domanda che spesso non s'incontra con la disponibilità in galleria. Le compravendite di opere di artisti under 45 transitate nelle tre case d'asta major a livello internazionale (Sotheby's, Christie's e Phillips) sono passate da 52,4 milioni di dollari del primo semestre 2020 a 144,6 milioni di dollari dello stesso periodo del 2021. E i sondaggi dicono che questa tendenza continuerà a crescere anche nel 2022 soprattutto per effetto dell'ingresso nel settore di nuovi giovani acquirenti e buyer dall'Asia.
Sveva D'Antonio e Francesco Taurisano, sono una coppia di collezionisti millennial d'arte, e ci aiutano a capire cosa sta accadendo nel mercato dell'arte per la loro generazione. “Per molti giovani l'approccio passionale è secondario rispetto all'investimento. Ciò fa sì che la qualità del collezionismo non sia altissima. La maggior parte dei nostri coetanei si approccia a questo settore senza conoscere gli artisti che hanno fatto la storia dell'arte”. Sveva D'Antonio è laureata in storia dell'arte e conservazione del patrimonio artistico e ha un'esperienza pregressa come gallerista.
Francesco Taurisano ha ereditato la passione per il collezionismo dal padre. “Oggi la parte più attiva del mercato si concentra sugli artisti “ultracontemporanei”. Si tratta di artisti nati dal '95 in avanti. Questi artisti hanno tantissime cose da dire sui nostri tempi. Soprattutto le donne hanno oggi una consapevolezza politica che alla loro età noi non avevamo. Sono più smaliziate e forse più ciniche ma raccontano in modo veritiero ciò che sta accadendo.
Gli ultracontemporanei descrivono i nostri tempi e sono una alternativa ai telegiornali”. Quali sono le dinamiche per l'acquisto in galleria degli ultracontemporanei? “È difficilissimo accedere a questi artisti. Si tratta di artisti che pur essendo giovani hanno un'attenzione enorme da parte del sistema. A volte le gallerie ti dicono anche dei “no”, perché magari subentrano altri collezionisti che hanno collezioni più importanti”.
A quali gallerie vi rivolgete per la vostra ricerca? “Noi acquistiamo spesso da gallerie americane con le quali si è creato nel tempo un rapporto di fiducia reciproca. Per l'ultracontemporaneo però è diverso. Spesso ci chiedono il curriculum vitae per capire chi siamo, che tipo di collezione abbiamo, quale ruolo abbiamo nel sistema. Occorre quindi mandare una mail con tutte le nostre interviste e con le opere in collezione. Abbiamo lavorato anche sul nostro profilo Instagram perché conta anche quello. Ci sono waiting list e lunghi tempi di attesa”.

Qualche esempio? “Di recente abbiamo acquistato due opere dell'artista asiatica Lily Wong da una galleria e abbiamo deciso di donarne una ad un museo scelto dall'artista. Questo perché l'artista deve entrare nei musei più velocemente di prima. Negli Stati Uniti le donazioni di arte ai musei sono deducibili dalle imposte a differenza di quanto accade qui in Italia”. Si assiste quindi non solo ad una accelerazione nel percorso di crescita dell'artista ma anche a dinamiche commerciali per la creazione del valore.
Qual è invece l'approccio al mercato in asta? “I collezionisti asiatici molto giovani sono i più attivi su questo fronte. Acquistano artisti ultracontemporanei senza più neanche passare dalle gallerie. Si rivolgono direttamente alle case d'asta internazionali perché hanno disponibilità importanti e perché c'è molta più risonanza. Addirittura, preferiscono le aste alle vendite private perché così il loro nome ha più visibilità”.
Qual è il vostro punto di vista rispetto a queste nuove dinamiche? “Il nostro approccio all'arte e al mercato risponde a regole etiche. Bisogna collezionare con consapevolezza. Mettere l'opera in asta dopo neanche sei mesi dall'acquisto non serve a nessuno. Non è sbagliato cedere le opere d'arte perché fa parte dello scambio tra gallerista, artista e collezionista. Ma la speculazione fine a sé stessa non dovrebbe fare parte di questo mondo. Il ricavato delle vendite dovrebbe essere reinvestito in arte. Il lavoro del gallerista dovrebbe essere teso a costruire un network, un terreno fertile per la crescita dell'artista. Crescita che comunque dovrebbe essere lenta e progressiva.”.
Quali prospettive vedete per il mercato dell'arte per i prossimi anni? “Il mercato dell'arte contemporanea continuerà a crescere anche con queste dinamiche. I mezzi oggi a disposizione consentiranno a un pubblico sempre maggiore di partecipare al sistema. A nostro avviso la consapevolezza e l'etica dovrebbero comunque rimanere alla base del comportamento del collezionista. Come ripete Giorgio Fasol, a cui ci siamo ispirati all'inizio del nostro percorso di collezionisti, all'arte occorre dare tantissimo senza chiedere nulla indietro. L'arte ti ripaga sempre a livello emotivo. E poi l'artista deve rimanere al centro perché senza di lui il mondo dell'arte non esisterebbe. Quello che l'artista fa ha sempre un valore a prescindere dal mercato”.
alessandro@we-wealth.com
Artisti giovani e emergenti che crescono rapidamente nelle quotazioni grazie a acquisti e rivendite che si susseguono rapidamente nel mercato secondario in parte per speculazione in parte per l'aumento della domanda che spesso non s'incontra con la disponibilità in galleria. Le compravendite di opere di artisti under 45 transitate nelle tre case d'asta major a livello internazionale (Sotheby's, Christie's e Phillips) sono passate da 52,4 milioni di dollari del primo semestre 2020 a 144,6 milioni di dollari dello stesso periodo del 2021. E i sondaggi dicono che questa tendenza continuerà a crescere anche nel 2022 soprattutto per effetto dell'ingresso nel settore di nuovi giovani acquirenti e buyer dall'Asia.
Sveva D'Antonio e Francesco Taurisano, sono una coppia di collezionisti millennial d'arte, e ci aiutano a capire cosa sta accadendo nel mercato dell'arte per la loro generazione. “Per molti giovani l'approccio passionale è secondario rispetto all'investimento. Ciò fa sì che la qualità del collezionismo non sia altissima. La maggior parte dei nostri coetanei si approccia a questo settore senza conoscere gli artisti che hanno fatto la storia dell'arte”. Sveva D'Antonio è laureata in storia dell'arte e conservazione del patrimonio artistico e ha un'esperienza pregressa come gallerista.
Francesco Taurisano ha ereditato la passione per il collezionismo dal padre. “Oggi la parte più attiva del mercato si concentra sugli artisti “ultracontemporanei”. Si tratta di artisti nati dal '95 in avanti. Questi artisti hanno tantissime cose da dire sui nostri tempi. Soprattutto le donne hanno oggi una consapevolezza politica che alla loro età noi non avevamo. Sono più smaliziate e forse più ciniche ma raccontano in modo veritiero ciò che sta accadendo.
Gli ultracontemporanei descrivono i nostri tempi e sono una alternativa ai telegiornali”. Quali sono le dinamiche per l'acquisto in galleria degli ultracontemporanei? “È difficilissimo accedere a questi artisti. Si tratta di artisti che pur essendo giovani hanno un'attenzione enorme da parte del sistema. A volte le gallerie ti dicono anche dei “no”, perché magari subentrano altri collezionisti che hanno collezioni più importanti”.
A quali gallerie vi rivolgete per la vostra ricerca? “Noi acquistiamo spesso da gallerie americane con le quali si è creato nel tempo un rapporto di fiducia reciproca. Per l'ultracontemporaneo però è diverso. Spesso ci chiedono il curriculum vitae per capire chi siamo, che tipo di collezione abbiamo, quale ruolo abbiamo nel sistema. Occorre quindi mandare una mail con tutte le nostre interviste e con le opere in collezione. Abbiamo lavorato anche sul nostro profilo Instagram perché conta anche quello. Ci sono waiting list e lunghi tempi di attesa”.
Lily Wong. Courtesy Sveva D'Antonio e Francesco Taurisano
Qualche esempio? “Di recente abbiamo acquistato due opere dell'artista asiatica Lily Wong da una galleria e abbiamo deciso di donarne una ad un museo scelto dall'artista. Questo perché l'artista deve entrare nei musei più velocemente di prima. Negli Stati Uniti le donazioni di arte ai musei sono deducibili dalle imposte a differenza di quanto accade qui in Italia”. Si assiste quindi non solo ad una accelerazione nel percorso di crescita dell'artista ma anche a dinamiche commerciali per la creazione del valore.
Qual è invece l'approccio al mercato in asta? “I collezionisti asiatici molto giovani sono i più attivi su questo fronte. Acquistano artisti ultracontemporanei senza più neanche passare dalle gallerie. Si rivolgono direttamente alle case d'asta internazionali perché hanno disponibilità importanti e perché c'è molta più risonanza. Addirittura, preferiscono le aste alle vendite private perché così il loro nome ha più visibilità”.
Qual è il vostro punto di vista rispetto a queste nuove dinamiche? “Il nostro approccio all'arte e al mercato risponde a regole etiche. Bisogna collezionare con consapevolezza. Mettere l'opera in asta dopo neanche sei mesi dall'acquisto non serve a nessuno. Non è sbagliato cedere le opere d'arte perché fa parte dello scambio tra gallerista, artista e collezionista. Ma la speculazione fine a sé stessa non dovrebbe fare parte di questo mondo. Il ricavato delle vendite dovrebbe essere reinvestito in arte. Il lavoro del gallerista dovrebbe essere teso a costruire un network, un terreno fertile per la crescita dell'artista. Crescita che comunque dovrebbe essere lenta e progressiva.”.
Quali prospettive vedete per il mercato dell'arte per i prossimi anni? “Il mercato dell'arte contemporanea continuerà a crescere anche con queste dinamiche. I mezzi oggi a disposizione consentiranno a un pubblico sempre maggiore di partecipare al sistema. A nostro avviso la consapevolezza e l'etica dovrebbero comunque rimanere alla base del comportamento del collezionista. Come ripete Giorgio Fasol, a cui ci siamo ispirati all'inizio del nostro percorso di collezionisti, all'arte occorre dare tantissimo senza chiedere nulla indietro. L'arte ti ripaga sempre a livello emotivo. E poi l'artista deve rimanere al centro perché senza di lui il mondo dell'arte non esisterebbe. Quello che l'artista fa ha sempre un valore a prescindere dal mercato”.
alessandro@we-wealth.com