I gioielli Buccellati, un investimento lucente lungo un secolo

26.10.2018
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Cento anni fa, nei pressi del Teatro alla Scala, apriva i battenti una piccola bottega orafa che a distanza di cento anni sarebbe stata un vessillo del Made in Italy del lusso nel mondo. Sempre nelle mani della stessa famiglia
Quale gioia non darebbe felicità? I gioielli, dal canto proprio, ce la mettono tutta. Simbolo tangibile di ricchezza e potere, nei secoli sono stati ben più che un ornamento. Basti pensare alla corona di Teodolinda, o al celebre
scandalo della collana, truffa di cui fu vittima la regina Marie Antoinette.
L'annuale Wealth Report della società britannica Knight Frank include la fine jewelry nella composizione del suo indice sugli investimenti nel settore del lusso, con un rendimento medio del 4% ad un anno e del 138% a dieci anni. Percentuale questa che su questo arco temporale la colloca al quarto posto dopo auto, vini di pregio, monete. Addirittura prima degli investimenti in arte dunque, i quali a dieci anni secondo Knight Frank rendono “solo” il 78%. Del resto anche i gioielli da investimento
sono opere d'arte, o almeno vi si avvicinano. Di sicuro un marchio che ha tutte le carte in regola perché le sue creazioni possano essere considerate alta gioielleria da investimento è l'italiana Buccellati.
Fondata a Milano nel 1919 dal capostipite Mario Buccellati, la casa di gioiellieri è una delle più prestigiose e importanti del Paese. La fattura artigianale dei suoi prodotti vuole ispirarsi al Rinascimento italiano e all'arte veneziana. La caratteristica principale dei gioielli Buccellati è il tratto incisorio, il quale rende il loro aspetto setato, piuttosto che lucido. Mario si innamorò dell'arte orafa grazie al suo apprendistato presso Beltrami & Besnati. E fu nei suoi sogni di ragazzo che prese piede il desiderio di far rivivere nella contemporaneità le tecniche dell'antica
Grecia, medioevali o rinascimentali. La bottega del 1919 sorse nei pressi del Teatro alla Scala, in Largo Santa Margherita. Fin dal principio però, l'intenzione di Mario Buccellati non fu quella di imitare le tecniche del passato, quanto quella di interpretarle.
Personalità la sua che gli valse il titolo di “Principe degli orafi” niente meno che da Gabriele D'Annunzio, suo cliente. Da quel momento in poi l'arte orafa italiana del Buccellati fu contesa dalle case reali d'Italia, Spagna, Egitto, nonché dal Vaticano. Già dopo sei anni dall'inaugurazione
della prima bottega venivano inaugurati a Firenze e a Roma altri punti vendita. Il decollo internazionale del marchio avviene invece nel 1951, quando Mario decide di tuffarsi nella Grande Mela, sulla 51ma strada in
particolare, per poi approdare l'anno seguente a Palm Beach. Le redini dell'azienda passano poi a suo figlio Gianmaria nel 1966, il quale a sua volta si era messo a bottega giovanissimo dal padre, apprendendone non solo i segreti artigianali ma anche quelli di capitano d'azienda.
Braccio destro di Gianmaria è uno dei suoi fratelli, Luca, vocato alla crescita internazionale (americana soprattutto) dell'azienda. Altro fiore all'occhiello nella storia imprenditoriale italiana di questa famiglia è un primato asiatico: Buccellati è stata la prima casa d'arte orafa italiana ad aprire un negozio ad Hong Kong, nel 1970. E subito dopo sono arrivate Tokyo, Osaka, Nagoya. Dal 2013, presidente e direttore creativo del gruppo è Andrea, figlio di Gianmaria, a sua volta supportato dalla figlia Lucrezia, osservatrice di passaggi generazionali, cementata dalla passione per il bello e per l'italianità.
L'arte incisoria è sempre stato un segno distintivo della produzione di questi gioiellieri. Ad oggi, i gioielli della famiglia Buccellati si distinguono per le fini incisioni operate con la tecnica del bulino, sottile scalpello con
punta in acciaio. È solo l'azione di questo strumento che, “asportando il metallo dai contrografismi, conferisce alla stampa un segno netto e preciso”. Nel corso dei decenni poi l'attenzione esclusiva per l'oro si è ampliata verso l'argento e gli orologi, anch'essi pezzi su cui a volte vale la pena investire.
L'importanza dei gioielli come veicolo di investimento la ribadisce anche una professionista come Jean Ghika, Global Director of Jewelry per la casa d'aste britannica Bonhams, sottolineando che spesso i monili di alta gamma sovraperformano asset class come le azioni statunitensi e il mercato delle abitazioni di lusso di città come New York. E si tratta di una tendenza che, se pure rallenta, non accenna ad invertirsi, conclude l'esperta.
La levatura internazionale del marchio Buccellati è sancita dalla campagna pubblicitaria 2018, intitolata “Tributo a Firenze” / “Tribute to Florence”. Affidata al fotografo di culto Peter Lindbergh, giustappone due volti della femminilità mondiale, la modella americana Carolyn Murphy e l'attrice cinese Zhang Ziyi. Una serie di scatti che ha valore in sé per la bellezza delle fotografie. Usa e Cina, New York e Hong Kong, come all'epoca della prima espansione globale della bottega orafa milanese, come sempre nel
commercio mondiale. Ma sullo sfondo placido e rigonfio d'arte di Firenze. La bellezza salverà il mondo? Intanto, potrebbe renderlo più ricco e lucente.
scandalo della collana, truffa di cui fu vittima la regina Marie Antoinette.
Fine jewelry, un investimento di successo
L'annuale Wealth Report della società britannica Knight Frank include la fine jewelry nella composizione del suo indice sugli investimenti nel settore del lusso, con un rendimento medio del 4% ad un anno e del 138% a dieci anni. Percentuale questa che su questo arco temporale la colloca al quarto posto dopo auto, vini di pregio, monete. Addirittura prima degli investimenti in arte dunque, i quali a dieci anni secondo Knight Frank rendono “solo” il 78%. Del resto anche i gioielli da investimento
sono opere d'arte, o almeno vi si avvicinano. Di sicuro un marchio che ha tutte le carte in regola perché le sue creazioni possano essere considerate alta gioielleria da investimento è l'italiana Buccellati.
La storia di Buccellati
Fondata a Milano nel 1919 dal capostipite Mario Buccellati, la casa di gioiellieri è una delle più prestigiose e importanti del Paese. La fattura artigianale dei suoi prodotti vuole ispirarsi al Rinascimento italiano e all'arte veneziana. La caratteristica principale dei gioielli Buccellati è il tratto incisorio, il quale rende il loro aspetto setato, piuttosto che lucido. Mario si innamorò dell'arte orafa grazie al suo apprendistato presso Beltrami & Besnati. E fu nei suoi sogni di ragazzo che prese piede il desiderio di far rivivere nella contemporaneità le tecniche dell'antica
Grecia, medioevali o rinascimentali. La bottega del 1919 sorse nei pressi del Teatro alla Scala, in Largo Santa Margherita. Fin dal principio però, l'intenzione di Mario Buccellati non fu quella di imitare le tecniche del passato, quanto quella di interpretarle.
Gabriele D'Annunzio e le case reali
Personalità la sua che gli valse il titolo di “Principe degli orafi” niente meno che da Gabriele D'Annunzio, suo cliente. Da quel momento in poi l'arte orafa italiana del Buccellati fu contesa dalle case reali d'Italia, Spagna, Egitto, nonché dal Vaticano. Già dopo sei anni dall'inaugurazione
della prima bottega venivano inaugurati a Firenze e a Roma altri punti vendita. Il decollo internazionale del marchio avviene invece nel 1951, quando Mario decide di tuffarsi nella Grande Mela, sulla 51ma strada in
particolare, per poi approdare l'anno seguente a Palm Beach. Le redini dell'azienda passano poi a suo figlio Gianmaria nel 1966, il quale a sua volta si era messo a bottega giovanissimo dal padre, apprendendone non solo i segreti artigianali ma anche quelli di capitano d'azienda.
Pionieri in Asia
Braccio destro di Gianmaria è uno dei suoi fratelli, Luca, vocato alla crescita internazionale (americana soprattutto) dell'azienda. Altro fiore all'occhiello nella storia imprenditoriale italiana di questa famiglia è un primato asiatico: Buccellati è stata la prima casa d'arte orafa italiana ad aprire un negozio ad Hong Kong, nel 1970. E subito dopo sono arrivate Tokyo, Osaka, Nagoya. Dal 2013, presidente e direttore creativo del gruppo è Andrea, figlio di Gianmaria, a sua volta supportato dalla figlia Lucrezia, osservatrice di passaggi generazionali, cementata dalla passione per il bello e per l'italianità.
L'arte incisoria del bulino
L'arte incisoria è sempre stato un segno distintivo della produzione di questi gioiellieri. Ad oggi, i gioielli della famiglia Buccellati si distinguono per le fini incisioni operate con la tecnica del bulino, sottile scalpello con
punta in acciaio. È solo l'azione di questo strumento che, “asportando il metallo dai contrografismi, conferisce alla stampa un segno netto e preciso”. Nel corso dei decenni poi l'attenzione esclusiva per l'oro si è ampliata verso l'argento e gli orologi, anch'essi pezzi su cui a volte vale la pena investire.
Il parere dell'esperta
L'importanza dei gioielli come veicolo di investimento la ribadisce anche una professionista come Jean Ghika, Global Director of Jewelry per la casa d'aste britannica Bonhams, sottolineando che spesso i monili di alta gamma sovraperformano asset class come le azioni statunitensi e il mercato delle abitazioni di lusso di città come New York. E si tratta di una tendenza che, se pure rallenta, non accenna ad invertirsi, conclude l'esperta.
Peter Lindbergh
La levatura internazionale del marchio Buccellati è sancita dalla campagna pubblicitaria 2018, intitolata “Tributo a Firenze” / “Tribute to Florence”. Affidata al fotografo di culto Peter Lindbergh, giustappone due volti della femminilità mondiale, la modella americana Carolyn Murphy e l'attrice cinese Zhang Ziyi. Una serie di scatti che ha valore in sé per la bellezza delle fotografie. Usa e Cina, New York e Hong Kong, come all'epoca della prima espansione globale della bottega orafa milanese, come sempre nel
commercio mondiale. Ma sullo sfondo placido e rigonfio d'arte di Firenze. La bellezza salverà il mondo? Intanto, potrebbe renderlo più ricco e lucente.