Linea a cuneo affilatissima, esasperate scalfature nelle fiancate prive di portiere apribili, definizione dei volumi quasi inesistente, accesso all’abitacolo mediante uno scenografico sollevamento dell’intero parabrezza che era di dimensioni inusuali e occupava quasi integralmente la parte frontale. Era un esemplare unico, dichiaratamente destinato a stupire pubblico e addetti ai lavori, e per l’occasione era stato equipaggiato con il motore di una Lancia Fulvia HF in posizione posteriore centrale.
L’effetto voluto venne senza dubbio raggiunto e la vettura, disegnata da Marcello Gandini, all’epoca designer di punta della carrozzeria Bertone, dopo ulteriori esibizioni trionfalistiche a Bruxelles e Ginevra, verrà poi gelosamente conservata.
Allo stesso Michael Jackson, che la voleva a tutti i costi per le riprese di Moonwalker, Bertone rifiuto? la vendita, limitandosi a concedergli licenza di costruirne una semplice copia – quella che appare nel film – e ottenendo cosi? una citazione di ringraziamento nei crediti dei titoli di coda.
La presenza roboante nel film del Re del pop non e? stato l’unico coup de the?a?tre della Stratos.
Era necessario pero? predisporre una vettura più funzionale e meno esasperata rispetto a quel prototipo di Stratos ufficiosamente definito Zero. E? cosi? che al Salone di Torino del 1971 Bertone presento? la nuova Stratos HF, una vettura apparentemente più tradizionale, se ci si limita a considerare elementi quali la presenza di portiere di foggia consueta e l’altezza da terra uniformata agli standard delle vetture sportive dell’epoca. Ma la nuova Stratos, seppur meno sconcertante e futuribile, era altrettanto aggressiva, innovativa e spregiudicata della Zero: linea sempre appuntita e fortemente a cuneo, ma parabrezza ora fisso e di dimensioni ordinarie, panoramico e avvolgente a curvatura ininterrotta, passo corto, sbalzi più che ridotti, peso di soli 980 chilogrammi, motore ancora una volta posteriore, montato centralmente, ma ora trasversale, di concezione Ferrari Dino 246 GT. La scelta del performante motore V6 di 2,4 litri della Dino, nata come semplice ipotesi di Bertone, diventerà definitiva e vincente.
Completarono l’opera la leggendaria vittoria della Fulvia HF al Rally di Montecarlo del ’72 ed i risultati di alcuni test effettuati con la Stratos sulle stesse strade, circostanze che fecero cadere le ulteriori perplessità di Ferrari, ormai certo sia delle capacita? del team, sia dell’enorme potenzialità della nuova vettura, al punto da contattare lui stesso i vertici Lancia (che peraltro faceva già parte del medesimo gruppo industriale) per confermare la propria disponibilità. Il resto e? storia: la Stratos divenne una delle vetture più vincenti di tutti i tempi, dominando tutti i mondiali nei quali fu schierata ufficialmente. Ribattezzata l’Ammazzarally, oppure la Regina, o ancora, in Francia, la Be?te a? gagner, vinse a raffica tutto quello che c’era da vincere, acquisendo un palmares davvero impressionante, con quasi duecento vittorie assolute, nonostante richiedesse spiccate doti di guida.
Ancora oggi l’immagine della Stratos, nelle sue varie celebri livree ufficiali (la Marlboro rossa e bianca e la Alitalia tricolore su fondo bianco, con i quattro fari supplementari), costituisce uno dei simboli più rappresentativi del mondo dei rally e il prestigio che la circonda non accenna minimamente ad appannarsi. Grande incertezza regna pero? sia sul numero di vetture effettivamente costruite (515 secondo la versione ufficiale o poco più di 400 secondo altre fonti) sia sul numero di quelle oggi ancora esistenti, che, secondo alcuni, potrebbero addirittura essere superiori a quelle costruite all’epoca.
Circolano infatti un gran numero di repliche, purtroppo non tutte dichiarate come tali: si va dalle copie quasi perfette costruite in vetroresina in Inghilterra e vendute come kitcar, ai veri e propri falsi, fabbricati assemblando ricambi originali e non, per di più a volte utilizzando veri numeri di telaio di modelli distrutti nelle competizioni. E? quasi impossibile reperire esemplari di provenienza certa per cifre inferiori ai 500mila euro, superando agevolmente anche il milione di euro per vetture con un passato agonistico vincente o comunque documentato. Per la cronaca, la prima dream car Stratos, la Zero, quella che fece innamorare Michael Jackson ma che gli fu negata, e? stata poi venduta nel 2011 da un’importante casa d’aste per una somma vicina agli 800.000 euro.