Ferrari 250 GT SWB: la berlinetta più bella del Novecento

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
3.9.2020
Tempo di lettura: 3'
Da Stirling Moss a Clay Regazzoni. Molti sono i piloti che si sono innamorati della Ferrari 250 GT SWB. Gli appassionati non sono certo di meno. Tra corse all'ultimo respiro, la delizia dell'artigianato automobilistico italiano: il successo di un'auto senza tempo
Eleganza e sportività. Mai come allora, correva l'anno 1959, il marchio modenese si presentava al grande pubblico con una vettura che racchiudesse in modo così perfetto questi concetti. Il palcoscenico era il Paris Motor Show, la protagonista era lei: la Ferrari 250 GT Berlinetta passo corto. Da lì in avanti si sono inanellati una serie di successi tra le curve dei principali circuiti, mentre a poco a poco l'immagine di questa berlinetta diventava indelebile nelle menti, e nei cuori, degli appassionati

Lo stile inconfondibile


La bellezza e la funzionalità di questo modello si devono soprattutto a una concezione dell'automobile ancora artigianale.  Se infatti le firme apposte su telaio e linea sono rispettivamente Scaglietti e Pininfarina, lo sviluppo progettuale fu merito della collaborazione tra Bizzarini, Chiti e Foghieri. Questa coesistenza di anime diverse permise di apportare durante tutto il periodo di produzione piccole modifiche stilistiche e strutturali senza che venisse compromessa l'essenza originaria. Già nel tardo 1960 si arrivò a una concezione dualistica della berlinetta: di fianco al modello da competizione fece la sua apparizione la versione Lusso, destinata non ad essere la più veloce in pista ma la più osservata nelle vie affollate del centro. Alla fine, anche Bertone e Zagato apportarono il loro genio dando vita a esemplari speciali quali rispettivamente la Spider Speciale e la 250 GT a naso di squalo, cosi chiamata per il frontale più affusolato.

Una storia di successi


Sir Stirling Moss, conosciuto anche come il Re senza Corona per avere al contempo il record iridato di vittorie nei gran premi e zero titoli mondiali conquistati, la definì la migliore auto stradale di sempre. I 12 cilindri montati sul motore 2953 cc con una potenza di 280 cv, permettevano alla berlinetta di arrivare fino ai 270 km/h. Inoltre, questo modello era il primo a Maranello a montare i freni a disco. Tra le vittorie più prestigiose compaiono la 1000 Km del Nürburgring (1961, 1962), le vittorie nella categoria GT a Le Mans (1960, 1961), e il Turist Trophy di Goodwood con alla guida lo stesso Moss nell'annate 1960,1961. Tra il 1960 e il 1962 vinse ripetutamente anche il Tour de France con Simon Andrè, che riuscì all'arrivo a mettere le ruote davanti a ben otto Ferrari 250 GTO, sorella minore che verrà poi definita come il santo graal del cavallino rampante
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Striling Moss e una Ferrari 250 GT SWB che ha portato alla vittoria

Il prezzo dell'iconicità


Oltre a estetica e prestazioni, un'altra caratteristica che descrive questo modello è sicuramente la rarità. Sono stati prodotti difatti solo 165 vetture. Anche per questa ragione la 250 GT SWB è tra le Ferrari più costose di tutte. Nell'agosto del 2017 in occasione del concorso di eleganza di Pebble Beach un'esemplare del 1961 è stata battuto per la modica cifra di 8,3 milioni di dollari. Ma d'altronde per i veri appassionati ci sono auto che non hanno prezzo. Lo stesso Clay Regazzoni storico alfiere della Scuderia Ferrari rinunciò alle sue Ferrari Sport 312 PB e F1 312 B1 pur di possederne una. In ogni caso al di là del prezzo proibitivo rimane una certezza. Ora come allora probabilmente non c'è automobile migliore e più iconica per divertirsi tra le curve del lago di Como o guidare lungo la Highway 1 ammirando i tramonti californiani.

 
Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

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