Una moto noiosa
Alla noia si poteva rispondere solo con la noia, ma alla maniera tedesca. Per essere “noiosamente affidabili” la formula venuta in mente agli ingegneri della Bmw era KISS: Keep It Simple Stupid. L’idea più stupida e noiosa la ebbe il progettista Josef Fritzenwenger. Recitava più o meno così: “Prendiamo il motore della piccola e noiosa Peugeot 104, lo mettiamo su un lato e lo montiamo longitudinalmente sul telaio della moto”. Ne derivò un motore a quattro cilindri raffreddato a liquido simile a quello montato sulle Indian ed Excelsior Henderson degli anni ’20, ma montato su un lato. Era nato il prototipo della Bmw K100, una vera rivoluzione per la casa bavarese. Dopo 250 miliardi di lire investiti, 5 anni di duro lavoro, 100 persone tra tecnici, ingegneri e collaudatori, e altrettante collaborazioni, la K100 venne alla luce. Motociclismo lanciò lo scoop, dedicando alla nuova Bmw la copertina del luglio 1983. “Clamoroso! La Bmw a 3 e 4 cilindri”.
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Il mattone volante
La sigla K deriva dall’iniziale della parola “Kompact”. Il quattro cilindri Peugeot, un tempo noioso, fu sostituito da un quattro cilindri in linea con doppio albero a camme in testa, uno dei quattro cilindri in linea più avanzati che il mondo motociclistico avesse visto fino a quel momento. Era una moto con tutta una serie di qualità uniche e desiderabili per le quali la gente avrebbe felicemente aperto il portafoglio. Era nata una nuova icona, era il 1983. La K100 si guadagnò presto il soprannome di “The Flying Brick”, il mattone volante. Rispetto alle rivali giapponesi la due ruote tedesca andava altrettanto veloce e con più facilità. Nel 1988 si aggiunge anche la maggiore sicurezza. Per la prima volta al mondo viene offerta una moto con il sistema Abs. L’impianto usava una tecnologia allo stato primordiale: all’epoca pesava ben 11 kg! Ad ogni modo fu un successo. Il 70% dei clienti ordinarono la K100 con l’Abs.
Touring, racer… custom
Nel 1991 arrivò poi la K100 RS, una Kompact più turistica con una carenatura aerodinamica attentamente progettata per la massima velocità (160/170 km/h) Con oltre 34.000 unità prodotte, divenne il modello di serie K più venduto della prima generazione. Tre anni prima invece aveva fatto la sua comparsa in scena la K1, una moto futuristica nell’aspetto e con una connotazione più sportiva. La K1 montava un 4 cilindri a 16 valvole (non più 8), che gli conferiva 10 cavalli aggiuntivi. Grazie al suo design aerodinamico abilmente concepito, la moto era in grado di raggiungere velocità massime ben oltre i 230 km/h, senza perderne in stabilità.
A distanza di anni la K100 continua ad avere un grande successo ancora oggi. È difficile infatti immaginare candidato migliore di una flying brick per regalarsi una cafe racer, una scrambler o una superba moto da turismo vintage personalizzata.