L’isola del tesoro e i più preziosi oggetti smarriti al mare

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Fra acque incontaminate e sabbie dorate non è raro rinvenire tesori perduti. Sono milioni gli oggetti dimenticati ogni anno nei lidi balneari di tutto il mondo. Fra questi, brillano le monete antiche, fonte a volte di guadagni milionari

Chi non ha mai sognato di farsi un bel bagnetto in qualche acqua incontaminata e rovistando nella sabbia trovare un tesoro perduto? Sono milioni infatti gli oggetti dimenticati ogni anno nei lidi balneari di tutto il mondo. Ma accanto a occhiali e costumi, che sono saldamente in testa alle classifiche degli smarrimenti, oltre agli immancabili cellulari e tablet il più delle volte inutilizzabili perché corrosi dal mare, un sacco di gente perde orologi, braccialetti, collanine e gioielli preziosi che rimangano nascosti nelle sabbie e sui bagnasciuga. Secondo il Presidente del Sindacato Italiano Balneari, circa l’80% di ciò che viene rinvenuto, seppur una minima parte di quello effettivamente perso, è poi riconsegnato ai legittimi proprietari.

È quindi indubbio che non sia così improbabile fare ritrovamenti, semplicemente indossando una maschera da sub e muovendo un po’ di sabbia sotto i piedi. Per queste ragioni non è così strano vedere alle prime luci del mattino, persone attrezzate di metal detector alla ricerca di oggetti smarriti, soprattutto fedi nuziali, lungo le spiagge della penisola.

In molti casi si tratta di valori principalmente affettivi, ma a volte si può essere molto più fortunati, come è accaduto nel golfo di Orosei in Sardegna l’estate scorsa. Un turista subacqueo tedesco mentre cercava pesci e coralli, ha rinvenuto i primi 11 reperti di quello che a tutti gli effetti può definirsi un vero e proprio tesoro. Dopo la sua segnalazione, al termine di una campagna di ricerche archeologiche durata tutta l’estate e condotta dal nucleo di Tutela del patrimonio culturale e subacqueo di Cagliari, sono state ritrovate quasi 50 monete antiche di cui 27 in oro risalenti al XVI-XVIII secolo, 3 in oro Francese presumibilmente di Luigi XV, 2 cosiddetti Piemontesi del XVII secolo, sempre in oro, e 14 monete in argento quasi tutte di conio Spagnolo.

Per finire in bellezza si sono rinvenute anche 3 anfore, una ceramica decorata con smalti ed un frammento di metallo, tutti di presunta epoca romana. Come spiegato qualche giorno dopo dal dirigente della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Sassari e Nuoro, si è trattato di uno dei più importanti ritrovamenti nel Mediterraneo. L’ipotesi più plausibile è che fossero finite in acqua a seguito del naufragio di un’imbarcazione che trasportava una cassaforte, a ridosso del 1712, visto che alcune monete conservavano un filo di conio di quell’anno. Insomma un bel col colpo di fortuna direi.

Ma in Israele qualche anno prima è accaduto qualcosa di ancor più incredibile! La scoperta di migliaia di monete d’oro sul fondo del mare: un tesoro inestimabile. In un primo momento il gruppo di subacquei che le ha ritrovate ha pensato di essersi imbattuto in qualche doblone in latta di un gioco da tavola finito in mare cadendo da uno yacht di passaggio. Invece ad un analisi più attenta è emerso che si trattava veramente del più grande tesoro di monete d’oro mai scoperto in quelle acque. Quasi 2 mila pezzi dal peso complessivo di diversi chili e risalenti per la maggior parte all’XI secolo.

È stata una pura coincidenza: cinque subacquei dilettanti che si sono imbattuti in un vero e proprio tesoro a soli 12 metri di profondità davanti alla città costiera di Cesarea, a metà strada tra Tel Aviv e Haifa. Con ogni probabilità grazie ad una forte tempesta invernale che smosse il fondo del mare qualche giorno prima, portando alla luce quel tesoro sepolto da più di 1000 anni. Quando si dice trovarsi nel posto giusto, al momento giusto, con l’attenzione giusta! Ma la cosa più mirabolante è il valore storico di quel ritrovamento, dato che la più antica venne coniata a Palermo nella seconda metà del IX secolo, mentre la più “recente” risaliva al 1036.

Molte monete avevano impressi i segni di denti e morsi, visto che all’epoca era il modo più usato per verificare che fossero in oro zecchino a 24 carati e quindi malleabili.

Per accrescere ancor più di livello e chiudere in bellezza questa rapida disamina, non mi resta che raccontarvi quello che è stato il più grande ritrovamento vicino alla costa di tutti i tempi, un incredibile bottino del valore di svariate centinaia di milioni di dollari da parte di un appassionato di storia e cacciatore di relitti che faceva nella vita l’allevatore di polli.

Si, lui era un allevatore di polli dell’Indiana con una grande passione per la ricerca di tesori perduti. E poi c’era il destino che gli aveva dato un appuntamento con la fortuna ma solo se fosse stato paziente e tenace. Fortuna che aveva un nome ben preciso che è rimasto scolpito sulla carena di quella nave nei decenni a venire dopo essere stata da lui ritrovata.

Lei si chiamava Nuestra Señora de Atocha, il più bel veliero di tutta la flotta Spagnola. Ed era ricca, anzi ricchissima. Veleggiava verso i porti di Spagna con le stive stracariche. Era salpata da l’Avana il 4 settembre del 1622 assieme alla gemella Santa Margarita, scortata da un convoglio di 25 navi da battaglia della flotta coloniale spagnola. Le sue stive erano state caricate all’inverosimile di tutti i tesori che gli indigeni, costretti alla schiavitù, avevano estratto dalle miniere andine. Tesori sui quali, re Filippo contava per coprire le sue ingenti spese militari. Ma né l’Atocha, né la Santa Margarita giunsero mai a destinazione nei porti della Spagna.

Due giorni dopo la loro partenza infatti, un violentissimo uragano tropicale le travolse, allontanandole dalla flotta e facendole affondare in un luogo imprecisato, sulla barriera corallina a circa 30 miglia ad ovest di Cayo Hueso, dove oggi sorge la cittadina di Key West, in Florida. Lui, Mel Fischer, era un uomo testardo. Tanto testardo da aver venduto la sua fattoria indebitandosi, per diventare subacqueo e immergersi alla ricerca di quel fantomatico relitto per più di 16 anni di fila. Ogni volta, prima di infilarsi l’erogatore dell’ossigeno e tuffarsi nell’immenso mare blu della Florida, ripeteva alla moglie ed ai figli che lo prendevano per pazzo: Oggi sarà il gran giorno! Una storia che sembra tratta dal film i Goonies, alla quale sembra essersi ispirato Spielberg, ma che è invece assolutamente vera.

E quel gran giorno in effetti arrivò proprio nel bel mezzo di una calda estate tropicale, il sabato pomeriggio del 20 luglio 1985. Dopo questo avvenimento, Mel Fischer non riuscirà mai più a trattenere l’incredibile emozione che gli fece sobbalzare il cuore quando riconobbe il relitto della Nuestra Señora, adagiato su quel fondale sabbioso. Sedici anni e mezzo che furono ripagati dall’immenso tesoro che riportò in superficie: oltre centomila monete d’argento, un migliaio di lingotti d’argento, decine di smeraldi colombiani, gioielli Inca, e ben 40 tonnellate di oro. Il tesoro, fu stimato attorno ai 450 milioni di dollari dell’epoca, una vera fortuna. Sì, ben 450 milioni di dollari che costarono una lunga causa legale al nostro Mel, col governo degli Stati Uniti e con lo Stato della Florida che volevano confiscarglielo.

Otto anni di contenziosi nelle aule di tribunale, sino a che la Corte Suprema stabilì che, fatto salvo un 20% del ricavato che doveva andare allo Stato, il rimanente sarebbe rimasto nelle tasche dell’ex allevatore di polli. E così, per 363 anni, l’Atocha è rimasta tranquilla a riposare nel fondo del mare, alimentando leggende di tesori perduti e narrazioni di antichi velieri, intrepidi marinai e terrificanti uragani, finché un pazzo sognatore vendette il suo allevamento di polli per diventare il subacqueo più ricco del mondo.

Per parafrasare un famoso filosofo: il tesoro è sempre stato presente, dentro di te, ma tu eri impegnato altrove: nei pensieri, nei desideri, in mille cose. Non eri minimamente interessato a quell’unica cosa… e si trattava del tuo stesso essere! Chissà che dopo questa lettura qualcuno, tra un’immersione ed un tuffo in mare, quest’estate non sia più attento del solito e compia il suo personale appuntamento col destino!

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