Le Filippine, luminoso arcipelago d'arte

Alice Trioschi
Alice Trioschi
21.4.2022
Tempo di lettura: 5'
La capitale della Repubblica delle Filippine, Manila, è diventata il centro della vita artistica e creativa del paese, sfornando artisti dalle quotazioni impressionanti e venues pubbliche e private sempre più accattivanti nel mercato dell'arte sud-est asiatica
La Repubblica delle Filippine, con le sue 7641 isole e 111 milioni di abitanti, rimane nell'immaginario comune una delle mete turistiche “tropicali” per eccellenza. Negli ultimi anni però, la capitale Manila è diventata il centro della vita artistica e creativa del Paese, sfornando artisti dalle quotazioni impressionanti e venues pubbliche e private sempre più accattivanti nel mercato dell'arte sud-est asiatica. Il curatore Mayumi Hirano e l'artista Mark Salvatus, fondatori del progetto di ricerca Load na Dito, hanno descritto l'ecosistema artistico della città come “frammentato ma connesso”, legato da inclinazioni geografiche, posizioni sociali e dalla storia comune. In particolare, nulla identifica meglio il passato colonialista del Paese del detto “trecento anni in convento e 50 anni ad Hollywood”. Dopo tre secoli di dominazione spagnola, con il Trattato di Parigi (1898) la Spagna cedette il controllo dell'arcipelago agli Stati Uniti per soli 20 milioni di dollari. Entrambe queste influenze, quella spagnola e quella americana, sono un tema portante dell'arte contemporanea filippina odierna.

Il mercato artistico di Manila è nato nel 1821, con la fondazione della prima scuola d'arte moderna da parte dell'artista Damian Domingo, seguita dalla creazione del Museo Nazionale nel 1901. I primi investimenti di rilievo in arte sono però iniziati con l'avvento del totalitarismo del presidente Ferdinand Marcos – e della first lady Imelda Marcos – che fondarono musei pubblici quali il Centro Culturale delle Filippine (CCP, 1969), il Centro di Design delle Filippine (DCP, 1973), il Museo dell'Arte Filippina (MOPA) e il Museo Metropolitano di Manila (MET) nel 1976. Nonostante i musei furono i centri di aggregazione artistica principale negli anni 70 (con alcune eccezioni nel mondo del privato, quali la Galleria Duemila dell'italiana Silvana Ancellotti-Diaz), nel decennio successivo furono accantonati e superati – soprattutto poiché esponevano opere di “regime” legate alla corrente del realismo sociale – fino alla deposizione di Marcos nel 1986. Gli anni 90 e successivamente i 2000 rispecchiarono la spinta democratica, l'apertura verso il mondo esterno - creando connessioni con l'Asian Pacific Triennale di Brisbane (APT, 1993), il Museo d'Arte di Singapore (SAM, 1996) e quello asiatico di Fukoka (FAAM, 1999) – e la proliferazione di spazi artistici indipendenti (tra i tanti, le Pinaglabnan Art Galleries, the Drawing Room, il Green Papaya Art Project e lo spazio Third Space).



Ferdinand ed Imelda Marcos nel 1978
La vera rivoluzione artistica è iniziata nel secondo decennio del 2000, con la creazione di nuove piattaforme espressive. Nel 2013, l'Art Fair Philippines è stata lanciata per la prima volta a Manila e ha ospitato quest'anno - tra il 23 marzo e il 1° aprile - la sua nona edizione con più di 50 gallerie. La fiera ha aiutato il Paese a focalizzare l'attenzione internazionale sull'arte contemporanea del sud-est asiatico, portando le gallerie private e i musei pubblici ad aprire nuove esibizioni durante i giorni della fiera e creando così un filo conduttore nella scena dell'arte di Manila (ad esempio, la galleria SILVERLENS espone questo mese opere di Resonant Earth, Renato Orara e Hanna Pettyjohn, l'Art Cube Gallery i lavori di Ronald L. Jeresano e Arnica Acantilado, l'Ayala Museum propone una mostra incentrata sull'eredità transculturale dell'arte filippina Intertwined: Transpacific, Transcultural Philippines ed il MET ospita le opere di Antony Chin).

Di conseguenza, anche il mercato primario e secondario dell'arte si sono sempre più consolidati nel Paese, portando a dei risultati notevoli da un punto di vista commerciale. L'artista Ronald Ventura è stato per alcuni anni il detentore del record di opera più cara del sud-est asiatico, con la vendita del quadro Grayground (2011) da parte di Sotheby's, che ha realizzato nel 2011 più di otto milioni di dollari di Hong Kong. Le sue quotazioni si sono riconfermate con l'ulteriore record di Crack in the Hull (2001) venduta da León Gallery a Manila per 25.7 milioni di pesi filippini (ad oggi l'opera filippina più cara mai venduta), e con la recente vendita di Party Animal (2017), che ha realizzato 19 milioni di dollari di Hong Kong da Christie's. Un secondo artista amato dal mercato, oltre che quotato, è Andres Barrioquinto, conosciuto per lo stile che richiama elementi giapponesi. In questo caso, il quadro veduto a maggior prezzo è stato The Back of Love, che nel 2019 ha raggiunto la cifra di 12.9 milioni di pesi filippini da León Gallery a Manila.


Party Animal (2017) di Ronald Ventura

 


The Back of Love di Andres Barrioquinto

 

La tendenza di crescita è stata confermata nel 2015 dalla partecipazione delle Filippine alla Biennale d'Arte di Venezia dopo cinquant'anni di assenza (con la doppietta di partecipazione alla Biennale di Architettura nel 2016). Il padiglione, curato dal professore d'arte e curatore del Museo Vargas di Manila Patrick D.Flores, ospitava opere degli artisti Manuel Conde, Carlos Francisco, Jose Tence Ruiz e Manny Montelibano.

Gli ultimi anni e le esperienze pregresse, hanno ulteriormente spinto allo sviluppo dell'ecosistema artistico filippino anche al di fuori di Manila, sia a livello nazionale che internazionale. Un primo esempio è il già citato Load na Dito, un progetto artistico mobile fondato dall'artista Mark Salvatus e dal curatore Mayumi Hirano, che dal 2019 invita artisti filippini a creare esibizioni multimediali in tutto l'arcipelago. L'artista Alfredo Esquillo ha portato l'arte in zone inesplorate, con le gallerie Eskinita Art Gallery, aperta a Makati City nel 2017 e la Eskinita Art Gallery Farmhouse a Tanauan, Batangas, dal 2020. Similmente, nel 2018 l'artista socio-realista Emmanuel Garibay ha lanciato il progetto di una residenza artistica a Linangan, nel 2018, e l'ha poi espansa con una seconda residenza ad Alfonso, Cavite nel 2020. Sofia Santiago e Ana Tamula hanno lanciato nel 2019 l'Asian Cultural Council-backed Museum Collective, per garantire supporto innovativo a programmi museali nel Paese, mentre il mecenate Jam Acuzar ha fondato il Bellas Artes Projects (BAP), che ha come scopo quello di creare un ecosistema di nuovi mecenati nelle Filippine.

Particolarmente rilevante a livello nazionale e internazionale è infine il Pintô Art Museum e il progetto Pintô International. Il museo, costruito nel 2010 ad Antipolo, fuori Manila, ospita la collezione del neurologo Dr. Joven Cuanang. La collezione parte dalla fine degli anni 80 - ospitando opere, tra le altre, di Elmer Borlongan, Mark Justiniani, Jose John Santos III, Emmanuel Garibay, Rodel Tapaya, Geraldine Javier, Marina Cruz, Joy Mallari and Antonio Leaño – e ben rappresenta il background multiculturale a cui abbiamo già accennato. Il progetto Pintô International, invece, è stato fondato a New York nel 2017 per promuovere gli artisti contemporanei filippini a livello internazionale. A fine marzo la venue newyorkese ha aperto una nuova mostra, Our Islands / Their People: Becoming Archipelago, che esplora il passato coloniale del Paese mediante il dialogo con artisti americani e caraibici – ricordiamo qui Shiraz Bayjoo, Maia Cruz Palileo, Nicholas Galanin, Caroline Garcia, Alejandro Garcia Contreras, Cannupa Hanska Luger, Ulrik Lopez, Leeroy New, Sara Jimenez, Miguel Angel Payano Jr., Eric Zamuco - con cui le Filippine condividono parte della propria storia.


Gli spazi del Pintô Art Museum

 


Una delle opere esposte a Pintô International,
Mirror Shield Project (2016) di Cannupa Hanska Luger
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Esperta d'arte e del suo mercato, Alice ha lavorato nell'ufficio stampa di Christie's a Londra, occupandosi della relazioni interne ed esterne con i giornalisti. Dopo aver collaborato con Camera Arbitrale per la risoluzione di conflitti d'arte e beni culturali, oggi lavora per Fondazione Human Technopole occupandosi degli aspetti legali riguardanti il mondo della ricerca scientifica.

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