Valutazioni (s)gonfiate, il crollo silenzioso del venture capital

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Le valutazioni delle start-up statunitensi, ricoperte d’oro dai fondi di venture capital appena un anno fa, sono in caduta libera

Il Financial Times ha evidenziato come anche le valutazioni delle imprese innovative non quotate negli ultimi mesi siano scese notevolmente

Nell’ultimo round di finanziamento Klarna è stata valutata quasi 6 miliardi di dollari. Un anno fa valeva più di 45 miliardi di dollari

A differenza dei mercati pubblici, i mercati privati sono sprovvisti di indici che restituiscono agli investitori una fotografia in tempo reale del mercato. E così il crollo rumoroso di questi mesi delle quotazioni pubbliche si è accompagnato al crollo silenzioso delle quotazioni non pubbliche. Start-up che avevano valutazioni da capogiro si sono ritrovate a distanza di qualche round di finanziamento a valutazioni ben più umane. A fare il punto è un articolo del Financial Times.

Valutazioni in caduta libera 

All’inizio di questo mese Klarna, la società svedese “buy now, pay later” ha fatto tremare il mercato delle società fintech private quando la sua valutazione è stata aggiornata a 5,9 miliardi di dollari, l’87% in meno di quanto i suoi finanziatori di venture capital ritenevano valesse un anno fa. Il taglio non è stato altro che un eco di quanto stava già succedendo ad aziende simili sui mercati pubblici. Le azioni di Affirm, un’azienda statunitense “buy now, pay later” quotata in borsa all’inizio dello scorso anno, per esempio sono scese dell’87% rispetto al picco raggiunto nel novembre scorso. Block, società fintech in rapida crescita, è scesa del 78%, dopo che 130 miliardi di dollari sono stati cancellati dal suo valore di mercato.

 

La marea di capitali

 

Il tonfo ha fatto seguito a una salita, forse, troppo ripida. Come le start-up più interessanti scalavano velocemente la scala delle valutazioni, una marea di capitali ha inondato le imprese innovative. Secondo il fornitore di dati PitchBook, hedge fund, società di private equity, fondi sovrani, corporate VC e fondi comuni di investimento hanno fornito due terzi di tutto il denaro investito in venture investing a livello globale lo scorso anno. La voglia di innovazione è stata addirittura superiore a quella della fine degli anni ’90. quando gli investimenti annuali raggiunsero un picco di 100 miliardi di dollari negli Stati Uniti. A confronto, l’anno scorso la quantità di denaro pompata nelle start-up tecnologiche americane ha raggiunto i 330 miliardi di dollari. Si tratta di un importo doppio rispetto all’anno precedente, che a sua volta era raddoppiato rispetto a tre anni prima.

 

I fondi più scottati

 

Tra i nuovi investitori che hanno dato il via all’esplosione degli investimenti in venture vi è il fondo Vision di SoftBank, che ha investito 100 miliardi di dollari nel mercato e Tiger Global che a un certo punto ha detenuto più partecipazioni in start-up da 1 miliardo di dollari di qualsiasi altro investitore. Entrambi hanno poi rivelato perdite da capogiro: il Vision Fund ha registrato una perdita annuale di 27 miliardi di dollari a maggio, nello stesso mese in cui è emerso che Tiger aveva perso 17 miliardi di dollari.

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