Private equity: Yahoo e i media Verizon vanno ad Apollo

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
3.5.2021
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Il fondo di private equity Apollo Global Management è prossimo all'acquisizione di Yahoo e delle attività multimediali di Verizon Communications. I risultati sotto le aspettative e il 5G hanno fatto rompere gli indugi per la cessione

Apollo Global Management in un accordo che, secondo il Financial Times, potrebbe essere già annunciato lunedì, è prossimo all'acquisizione di Yahoo

Tra il 2015 e il 2017 Verizon aveva investito circa 9 miliardi di dollari in Yahoo e Aol, creando una propria divisione di media online, nota come Oath

Il gruppo statunitense di private equity Apollo Global Management è vicino all'acquisizione di Yahoo e delle altre risorse multimediali di Verizon Communications. A dare l'anteprima è il Financial Times, secondo cui l'accordo potrebbe essere già annunciato nella giornata di lunedì. A Verizon andrebbe una cifra compresa tra i 4 e i 5 miliardi di dollari. La cessione di Yahoo al fondo di private equity fa seguito ai risultati poco soddisfacenti degli ultimi anni e ad un cambio di strategia imminente.
Il 2020 non è stato un anno positivo per Verizion. Il target di 10 miliardi di entrate non è stato raggiunto, il che aveva già portato il colosso delle telecomunicazioni a vendere HuffPost e BuzzFeed lo scorso novembre. Nel 2019 era stata invece Tumbrl ad essere ceduta al proprietario di WordPress. L'ultimo atto è la cessione imminente di Yahoo: il rimbalzo a due cifre degli ultimi due trimestri non è riuscito a compensare le perdite del primo semestre. Le attività prossime alla cessione (Yahoo Finance, Yahoo Mail, TechCrunch ed Engadget) hanno portato nelle casse di Verizon 7 miliardi di dollari di entrate nel 2020, in calo del 5,6% rispetto all'anno precedente a causa del forte “ritiro pubblicitario” durante i primi mesi della pandemia.
Tra il 2015 e il 2017 Verizon aveva investito circa 9 miliardi di dollari in Yahoo e Aol, creando una propria divisione di media online, nota come Oath. La strategia rifletteva una mentalità che allora era ampiamente condivisa tra le più grandi società di telecomunicazioni del mondo, che cercavano di beneficiare di un'esplosione nel consumo di media digitali diventando proprietari di contenuti piuttosto che semplici operatori di rete. AT&T, il più grande rivale rivale di Verizon, per esempio negli stessi anni acquistò Time Warner, proprietario di CNN, HBO e Warner Brothers, per 85,4 miliardi di dollari per costruire un'attività di streaming in grado competere con Netflix. Tuttavia per Verizon si è rivelata una strategia non redditizia. Già nel 2018 riportava una svalutazione di 4,6 miliardi di dollari su queste attività, dopo che i marchi “hanno subito maggiori pressioni competitive e di mercato: ciò ha portato a ricavi e guadagni inferiori alle attese” si legge in una nota della società. "Queste pressioni come d'attesa sono continuate e si sono tradotte in una perdita di posizionamento di mercato nel settore della pubblicità digitale".

Alla base della decisione di vendere le risorse multimediali c'è anche la convinzione del management di Verizon che la tecnologia wireless 5G è un treno da non perdere. L'ultima frontiera di Internet già a dicembre scorso copriva 230 milioni di persone in più di 2.700 città. Secondo i dirigenti, come riporta il Wall Street Journal, la spesa in conto capitale per il 2021 in apparecchiature di rete, cavi in fibra ottica e simili potrebbe raggiungere i 21,5 miliardi di dollari.
Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

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