Molte società di private equity stanno caricando di debito le aziende che posseggono e ne usano una parte per pagare i dividendi ai loro soci
Nel 2020, il 24% di quanto raccolto sul mercato dei prestiti ha avuto questa finalità d’uso
Il risultato è una leva finanziaria sempre più alta. Shearer’s potrebbe arrivare, dopo questa operazione portata avanti da Otpp, a un rapporto debito/utili di 10
Più dividendi per tutti
In questo 2020, stando ai dati mensili dell’S&P Global market intelligence, il 24% di quanto raccolto sul mercato dei prestiti è stato usato per pagare i dividendi ai soci delle società di private equity. Un dato sorprendente, soprattutto se confrontato con il 4% medio del biennio precedente, e che si può ritrovare solo tornando indietro al 2015. Tpg, Otpp e Apax partners sono le ultime tre società importanti ad avere perseguito questa prassi.
Secondo S&P Global ratings, dei 740 milioni di dollari in nuovi prestiti raccolti dalla società di cloud-computing ECi Software, posseduta da Apax partners, 118 milioni sono serviti a pagare i dividendi ai proprietari. Analoga dinamica per Shaerer’s food e Ontario Teachers Pension Plan, dove la società produttrice di snack, dopo aver raccolto un miliardo in prestiti, ha girato 388 milioni alla compagnia di private equity. L’operazione più massiccia è però da ascriversi a Radiate Holdco che ha pagato dividendi per un valore di 500 milioni di dollari a Tpg. Tutte e tre le società hanno rifiutato di commentare.
… e poi c’è la leva
Il rischio è che per fare felici i soci delle società “private” si metta a repentaglio la solidità delle aziende in cui essi stessi investono. Stando ai rispettivi calcoli di Moody’s e S&P la leva finanziaria di Shaerer’s passerà da 5,1 a 6,6 mentre i debiti di ECi Software potrebbero arrivare a essere 10 volte gli utili. Tuttavia, la stessa Moody’s ha aggiornato al rialzo il rating di Shaerer’s, nonostante abbia definito il pagamento di dividendi e l’aumento della leva come “aggressivi”. La ragione di questa revisione di giudizio è stata la buona performance che la società ha ottenuto in questi mesi di emergenza sanitaria e economica. Le perplessità però rimangono, anche alla luce di una scarsa documentazione sottostante ai prestiti. Se, secondo molti, il coronavirus poteva essere un’occasione per migliorare gli standard di prestito, non lo è stata. “È una vergogna – afferma John Bell, portfoglio manager di Loomis Sayles intervistato dal Financial Times – Speravo che la pandemia potesse resettare l’orologio ma sembra che ciò non stia accadendo”. Solo a settembre dei 15 miliardi presi a prestito 4 sono serviti alla ricapitalizzazione dei dividendi e S&P stima che altri 2 entro fine mese verranno utilizzati con questa finalità.