Recentemente Mckinsey ha pubblicato il report “Europe’s start-up ecosystem: Heating up, but still facing challenges”, con il quale fa luce sull’andamento delle startup in terra europea
L’Europa dà i natali al 36% delle start-up operanti al mondo, ma solo il 14% degli unicorni a livello globale hanno sede nel vecchio continente
Meno finanziamenti, una normativa poca attrattiva e la frammentazione culturale e non solo su cui si poggia l’Europa sono solo alcuni dei motivi che spiegano il minore successo
Unicorni non si nasce, ma si diventa. E questa verità trasposta al mondo dell’innovazione è tanto più evidente nel vecchio continente, dove solo poche start-up riescono ad avere un reale successo. È quanto emerge da “Europe’s start-up ecosystem: Heating up, but still facing challenges” report di Mckinsey, che analizza i numeri delle società europee a carattere innovativo, raffrontandoli con quelli degli Stati Uniti e dell’India.
Unicorni d’Europa vs unicorni d’America
94 unicorni, di cui 14 nuovi solo nel 2019. Numeri che testimoniano una crescita che di per sé getterebbe una luce molto positiva sul mondo delle società innovative europee se non si prendesse anche in considerazione l’altra faccia della medaglia, ovvero il raffronto tra unicorni d’Europa e unicorni d’America. Ad un’analisi comparativa a livello geografico l’entusiasmo viene infatti smorzato. Se da una parte l’Europa dà i natali al 36% delle start-up a livello globale, dall’altra gli unicorni che hanno sede nel vecchio continente rappresentano solo il 14% della “popolazione” mondiale. La leadership degli Stati Uniti sotto questo profilo non è da mettere in discussione: 1 su 2 unicorni sono a stelle e strisce. Ciò che stupisce è invece il confronto con l’Asia, dove rispetto all’Europa ci sono meno startup (17% vs 36%) ma più unicorni (33% vs 16%).
Come si spiega il minore tasso di successo delle startup europee? Secondo Mckinsey la variabile critica è che in terra europea molte startup non arrivano fino allo ultimo stadio del processo di finanziamento. Sulle 5,417 startup europee censite alla fase “seed” tra il 2009 e il 2014 solo 8 sono arrivate all’ultimo round di “serie E”. Non è tuttavia il fallimento la ragione di questo minore successo, il cui tasso è più o meno uguale su entrambe le sponde dell’Atlantico. A fare la differenza invece è proprio la maggiore attitudine europea di fermarsi ai primi round di finanziamento, cosa che accade il 10% in più rispetto agli Stati Uniti. Il risultato è che le startup d’Europa hanno il 30% in meno di probabilità rispetto alle startup d’America di raggiungere uno risultato positivo come un’acquisizione, la quotazione o il raggiungimento della solidità (cose che generalmente avvengono non prima del finanziamento di serie C).
Le ragioni del minore successo delle startup in Europa
Secondo lo studio di Mckinsey ci sono cinque diversi motivi che possono spiegare il minore successo delle startup europee rispetto a quelle americane.
- Frammentazione: il primo grande motivo è quello che le società europee si trovano ad affrontare un mercato molto eterogeneo, sia per lingua, cultura e governo. Per esempio, la varietà del comportamento d’acquisto dei consumatori in base alla loro nazionalità impone alle startup di sviluppare nuovi modelli per ciascun paese.
- Minore disponibilità di finanziamento: storicamente le startup europee hanno potuto godere di finanziamenti meno ampi, soprattutto nei round finali. Secondo gli esperti del settore ciò è dovuto alla maggiore avversione al rischio degli investitori europei. Negli ultimi anni però si sta assistendo a un marcato miglioramento.
- La variabile culturale: secondo molti imprenditori e venture capitalist c’è molta più pressione in Europa ad ottenere il successo rispetto agli Stati Uniti, dove invece il fallimento è visto come una tappa del percorso di crescita. Solo il 17% degli imprenditori in Germania non vengono messi in cattiva luce. Negli Stati Uniti tale percentuale è al 36%.
- Minore forza attrattiva: sebbene il costo in Europa di intraprendere un’attività nell’ambito della tecnologia sia molto più basso, la frammentazione e la generale strettezza normativa, soprattutto in tema di stock-option e azionariato, rende più difficile attrarre i migliori talenti.
- Questione di superhub: se è vero che città come Londra, Parigi, Stoccolma e Berlino sono centri sempre più importanti per lo sviluppo di nuova tecnologia, la loro potenza non è paragonabile alle superhub statunitensi. La concentrazione di imprenditori, talenti e investitori nella Silicon Valley o a New York ha giocato un ruolo determinante nel successo delle startup americane.