Robinhood è pronta a sbarcare sui mercati. Dai documenti consegnati per l’ipo, ecco alcuni numeri sull’app di trading del momento
Giovedì Robinhood ha presentato alla Sec i documenti necessari per quotarsi a Wall Street. Il codice per identificarla sul Nasdaq sarà HOOD
I conti su Robinhood tra il marzo 2020 e il marzo 2021 sono passati da 7,2 milioni a 18 milioni, un aumento del 151%.
L’ipo era nell’aria, ma ora c’è l’ufficialità. Robinhood, l’app di trading del momento al centro della mania delle memestock e della rivolta dei trader contro gli hedge fund, nei prossimi mesi si quoterà a Wall Street. E dai documenti per l’ipo depositati giovedì presso la Securities and Exchange Commission (Sec) emerge una prima fotografia dell’assetto economico dell’app: dalle sue fonti di guadagno ai potenziali rischi per gli investitori.
Dal prospetto si evince innanzitutto come le entrate per utente di Robinhood siano aumentate del 65% nei primi tre mesi del 2021, passando nel giro di un anno da 83 dollari a 137 dollari per cliente. Ciò è stato possibile poiché Robinhood è impostato su un modello di business per cui più sono i clienti che commerciano, più sono le sue entrate per utente. Alla fine di marzo Robinhood contava 18 milioni di utenti attivi mensili, il doppio rispetto ai 9 milioni dell’anno precedente. Gran parte di questa crescita è avvenuta nel primo trimestre di quest’anno. Il caso Gamestop e le memestock hanno portato 6,5 milioni di persone a scaricare l’app. Quest’aumento della clientela ha alimentato anche la crescita esponenziale dei beni in gestione. Nel primo trimestre del 2021 le partecipazioni nette di Robinhood sono salite a 81 miliardi di dollari, quattro volte di più rispetto al dato dell’anno scorso. La maggior parte di queste attività in custodia risultano essere azioni e criptovalute.
In particolare il trading di valute digitali si è rivelato essere molto redditizio per Robinhood, sulla scia del recente boom crittografico. La società ha affermato che le criptovalute sono balzate a rappresentare il 17% dei ricavi nel primo trimestre, contro il 4% del trimestre precedente, con i clienti che hanno scambiato circa 88 miliardi di dollari in criptovalute. Gli asset digitali in gestione alla fine dello scorso trimestre risultavano essere pari a 11,6 miliardi di dollari, 24 volte superiori a quelle dell’anno precedente. Dogecoin ha guidato tale crescita, rappresentando il 34% dei ricavi crittografici nel primo trimestre. Secondo i documenti depositati presso la Sec, la società di servizi finanziari ha guadagnato 7,5 milioni di dollari nel 2020, il suo primo anno redditizio da quando è stata fondata nel 2013. La società ha infatti perso 107 milioni di dollari nel 2019 e 1,4 miliardi di dollari nel 2021, perdita in parte dovuta ai 3,5 miliardi di nuovo debito contratti nel primo quarto dell’anno.
Infine Robinhood individua in eventuali modifiche normative il rischio principale per il suo modello di business. La maggior parte delle entrate di Robinhood si basa infatti su una pratica controversa nota come pagamento per flusso di ordini. L’app vende le operazioni dei propri clienti ai market maker, quali Citadel Securities, che in cambio promettono di eseguire l’operazione a un prezzo migliore di quello di mercato. Tramite questa pratica Robinhood ha realizzato 720 milioni di dollari nel 2020, il 75% delle sue entrate. Tale quota è salita all’81% nel primo trimestre di quest’anno. Anche altri broker, come TD Ameritrade e Charles Schwab, usano il pagamento per flusso di ordini, ma, secondo BrokerChooser, tale pratica rappresenta meno del 10% dei ricavi di queste società. Il pagamento per flusso di ordini è vietato sia nel Regno Unito che in Canada e la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti sta esaminando se essa effettivamente va a favore degli investitori.
Giovedì Robinhood ha presentato alla Sec i documenti necessari per quotarsi a Wall Street. Il codice per identificarla sul Nasdaq sarà HOODI conti su Robinhood tra il marzo 2020 e il marzo 2021 sono passati da 7,2 milioni a 18 milioni, un aumento del 151%.
L’ipo era nell’aria, ma ora c’è l’uffici…
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