Armundia immersive advisory è il primo prototipo di metaverso per la consulenza bancaria, finanziaria e assicurativa
È possibile caricare sulla piattaforma qualsiasi tipologia di contenuto, da modellazioni in 3D sul patrimonio detenuto a grafici sul portafoglio
Mostrare, visualizzare e manipolare immagini, grafici e modelli tridimensionali personalizzati. Ma anche raccogliere tutti i dati per la profilazione Mifid2 e costruire, insieme al cliente, proposte d’investimento e coperture assicurative. Sono solo alcune delle azioni che i consulenti possono mettere in atto attraverso il primo prototipo di metaverso per l’advisor finanziario lanciato da Armundia Group in occasione dell’evento Next Generation Bank: dal modello tradizionale all’open banking tra tecnologia, sostenibilità e innovazione, nella cornice milanese di Tower47. Un’occasione per dialogare con i protagonisti dell’industria sull’evoluzione del sistema bancario e assicurativo. Anche nell’attuale contesto di mercato.
Metaverso e consulenza: cosa cambia
“Abbiamo iniziato a sperimentare la realtà virtuale cinque anni fa e adesso siamo i primi ad aver ridisegnato l’experience dell’advisory finanziaria portandola nel mondo del metaverso”, racconta Gianluca Berghella, ceo di Armundia Group. “Poniamo così le basi per un sistema totalmente flessibile e scalabile, sicuramente valido anche per altri modelli di servizio del comparto bancario, persino la filiale”. Il prototipo, costruito in collaborazione con il dipartimento Disim dell’Università dell’Aquila, consente a banker e cliente di autenticarsi attraverso un device fisso o portatile, di personalizzare il proprio avatar e di immergersi in uno spazio architettonico virtuale indossando specifici visori di realtà virtuale.
Il consulente, in particolare, può interagire con l’utente in qualsiasi lingua, raccogliere informazioni per la profilazione Mifid2, mostrare e manipolare immagini, grafici e modelli tridimensionali personalizzati e disegnare una proposta d’investimento o una copertura assicurativa in linea con bisogni, obiettivi e profilo di rischio del cliente. Inoltre, è possibile caricare modellazioni in 3D del patrimonio, grafici sul portafoglio o presentazioni interattive su strategie d’investimento, statistiche e previsioni di rendimento. “Il metaverso rappresenta il futuro. Tutto ormai sta andando in quella direzione”, continua Berghella. “Quello che immaginiamo, per il mondo bancario, è un’estensione del servizio: estensione che consenta al consulente di catapultarsi in una realtà immersiva, di avere più informazioni a disposizione e aumentare il livello di qualità della relazione”.
Banche: ecco il business model del futuro
“Innovazione e digitale, due concetti che il mondo bancario non può trascurare, passano dal cambiamento”, interviene Claudia Vassena, responsabile sales and marketing digital retail di Banca Intesa Sanpaolo. “Sempre più banche si incamminano verso soluzioni ibride per servire una quota di popolazione particolarmente orientata, digitale. Il servizio del banking, infatti, è ormai quasi tutto da mobile. I giovani desiderano modelli di questo tipo, ma desiderano anche una consulenza face-to-face. Gli istituti di credito dovrebbero proiettarsi verso un modello che consenta loro di restare sul mercato, ma portando avanti anche una storia di successo e di vicinanza al territorio. E ai clienti, appunto”.
Secondo Federico Ghizzoni, presidente di Rothschild Italia, l’evoluzione tecnologica innescherà in realtà la nascita di più modelli di banca. “Immagino una banca completamente digitale, se ci si rivolge a una clientela a basso reddito; una fetta di clientela che predilige una commistione tra banca digitale e banca fisica; e infine una fetta corporate per la quale continuerà a prevalere la banca fisica. È chiaro che dietro serva una grandissima infrastruttura digitale, investimenti in intelligenza artificiale in particolare e in innovazione in senso lato. Ma in generale non avremo un business model unico, ma più modelli per segmenti di mercato”.
In questo contesto, aggiunge Giovanni Pirovano (presidente di Banca Mediolanum), non ci si potrà limitare a suggerire al cliente di scaricare un’applicazione. Ma bisognerà affiancarlo in tutto il processo, specie in una fase di mercato come quella attuale. “Non bisogna solo costruire un prodotto e venderlo”, conferma Ghizzoni, ma “ascoltare il cliente e costruire dei prodotti ad hoc”. Ma anche limitare il proprio catalogo, puntando sulle esigenze del proprio target, interviene Vassena. E “avere team diversificati per età, genere e provenienza” che consentano all’industria di “immedesimarsi nel cliente”.