Mercati finanziari a prova di guerra: il bilancio del 1° trimestre

20.4.2022
Tempo di lettura: 3'
La guerra pare aver impattato più sulle categorie obbligazionarie che sull'equity. In ogni caso, se sui mercati finanziari le perdite sono diffuse e non trascurabili, i volumi sono ancora sostenuti. Il miglioramento di marzo potrebbe configurarsi come l'inizio di un lento recupero?
Il primo trimestre del 2022 è stato un periodo indubbiamente denso di eventi drammatici, con inevitabili risvolti sull'economia reale e sui mercati finanziari. Paradossalmente, soprattutto sui mercati finanziari, le perdite, pur diffuse, non si sono rivelate straordinarie né nefaste.
I principali indici di Borsa espressi in valuta confermano una congiuntura negativa, che vede oltre il 70% dei listini in ribasso e un rendimento medio negativo di quasi il 4%: dati in perfetta contrapposizione con il periodo precedente.
Volgendo lo sguardo al passato, nemmeno così remoto, è immediato però individuare trimestri con rilevazioni ben più pesanti e preoccupanti: gli occhi vanno ai primi tre mesi del 2020, in concomitanza con il diffondersi della pandemia su scala mondiale, quando tutti i listini sono andati in rosso, con una flessione media del 24%.
In questa prima parte dell'anno, sono Turchia (+20%) e Brasile (+15%) a dominare le classifiche. Tra le macro aree, è l'Asia a registrare i risultati migliori, seguita da Usa e infine Europa. Anche se in flessione, i Paesi mediterranei si posizionano relativamente bene. Come da attese, la Russia in rosso del 36% chiude il ranking. Ciononostante, l'indice Rts si colloca tra i migliori per performance in marzo, mese che si rivela complessivamente buono e soprattutto in netto avanzamento rispetto al precedente.
I principali indici di Borsa espressi in valuta confermano una congiuntura negativa, che vede oltre il 70% dei listini in ribasso e un rendimento medio negativo di quasi il 4%: dati in perfetta contrapposizione con il periodo precedente.
Volgendo lo sguardo al passato, nemmeno così remoto, è immediato però individuare trimestri con rilevazioni ben più pesanti e preoccupanti: gli occhi vanno ai primi tre mesi del 2020, in concomitanza con il diffondersi della pandemia su scala mondiale, quando tutti i listini sono andati in rosso, con una flessione media del 24%.
In questa prima parte dell'anno, sono Turchia (+20%) e Brasile (+15%) a dominare le classifiche. Tra le macro aree, è l'Asia a registrare i risultati migliori, seguita da Usa e infine Europa. Anche se in flessione, i Paesi mediterranei si posizionano relativamente bene. Come da attese, la Russia in rosso del 36% chiude il ranking. Ciononostante, l'indice Rts si colloca tra i migliori per performance in marzo, mese che si rivela complessivamente buono e soprattutto in netto avanzamento rispetto al precedente.


Rilevanti sono i movimenti su piano valutario: l'euro risulta in forte allungo contro lira turca (+8%, più che sul rublo) e sullo yen (+3%); indebolimenti, invece, contro dollaro Usa e yuan (circa -3%).
Anche l'analisi del risparmio gestito mostra un quadro in chiaroscuro.
Le categorie più performanti dal punto di vista geografico sono quelle concentrate su economie emergenti quali Brasile, Turchia, Africa, Indonesia e Thailandia. I paesi emergenti figurano anche in chiusura del ranking con la Russia e dalle A shares cinesi. Il clima di incertezza favorisce società a elevata capitalizzazione di borsa e mature.
La classifica delle categorie azionarie settoriali e tematiche è definita principalmente dalla corsa delle materie prime, grazie agli allunghi di 25 punti percentuali per i metalli e minerali non preziosi, seguiti a ruota dalle fonti tradizionali di energia. I prodotti Esg nel periodo di riferimento risultano in svantaggio a causa di una rotazione settoriale determinata probabilmente da prese di profitto e operazioni speculative. La natura presumibilmente temporanea del rallentamento (relativo) dei comparti green, socialmente responsabili e maggiormente sostenibili potrebbe aver creato delle ottime occasioni di acquisto.
Anche l'analisi del risparmio gestito mostra un quadro in chiaroscuro.
Le categorie più performanti dal punto di vista geografico sono quelle concentrate su economie emergenti quali Brasile, Turchia, Africa, Indonesia e Thailandia. I paesi emergenti figurano anche in chiusura del ranking con la Russia e dalle A shares cinesi. Il clima di incertezza favorisce società a elevata capitalizzazione di borsa e mature.
La classifica delle categorie azionarie settoriali e tematiche è definita principalmente dalla corsa delle materie prime, grazie agli allunghi di 25 punti percentuali per i metalli e minerali non preziosi, seguiti a ruota dalle fonti tradizionali di energia. I prodotti Esg nel periodo di riferimento risultano in svantaggio a causa di una rotazione settoriale determinata probabilmente da prese di profitto e operazioni speculative. La natura presumibilmente temporanea del rallentamento (relativo) dei comparti green, socialmente responsabili e maggiormente sostenibili potrebbe aver creato delle ottime occasioni di acquisto.

Neanche l'obbligazionario risulta immune alla correzione. Il debito dell'America Latina è l'unico asset con risultati apprezzabili, prossimi al 6% per l'investitore europeo (ma il real brasiliano nel trimestre si apprezza del 17%, generando quindi ritorni potenziali ben più elevati di quelli registrati). In proporzione, la guerra pare aver impattato sulle categorie obbligazionarie più che sull'equity: le perdite in media sono solo lievemente inferiori a quelle registrate nel primo trimestre del 2020.

L'inflazione si conferma un tema vincente, anche se non conquista performance positive ma, in ogni caso, si posizione bene e continua a raccogliere le preferenze dei risparmiatori. Le scadenze brevi e i rating meno elevati rappresentano altri fattori di successo. Per un investitore europeo anche i bond statunitensi risultano vantaggiosi ma la causa è principalmente l'apprezzamento del dollaro.
In conclusione, possiamo affermare che nonostante il conflitto esploso nel cuore del Vecchio continente con tutte le conseguenze sull'economia reale, i mercati finanziari non sembrano gettati nel panico. È vero che le perdite sono diffuse e non trascurabili: difficile pensare che un portafoglio anche ben diversificato abbia retto senza loss. Tuttavia i volumi sono ancora sostenuti. Non si individuano fughe dagli investimenti o mercati paralizzati, come invece si era verificato nel corso della crisi del 2008. Si nota chiaramente, invece, uno spostamento dei capitali verso quegli asset che, a vario titolo, traggono vantaggio dalla tensione: armi, settoriali difesa, materie prime e secondariamente beni rifugio sono le destinazioni privilegiate.
Storicamente, i crolli si presentano come movimenti repentini e violenti, che si concludono in tempi relativamente brevi. L'evidente miglioramento delle condizioni nel mese di marzo, rispetto a febbraio, potrebbe configurarsi come un rimbalzo e l'inizio di un lento recupero. Si nota infine che i macro trend strutturali non risultano invalidati dai ritracciamenti dell'ultimo trimestre: con le dovute correzioni, un portafoglio bilanciato in ottica di medio-lungo periodo può risultare ancora funzionale.
(Articolo scritto in collaborazione con Monica Zerbinati, financial analyst di Fida)
In conclusione, possiamo affermare che nonostante il conflitto esploso nel cuore del Vecchio continente con tutte le conseguenze sull'economia reale, i mercati finanziari non sembrano gettati nel panico. È vero che le perdite sono diffuse e non trascurabili: difficile pensare che un portafoglio anche ben diversificato abbia retto senza loss. Tuttavia i volumi sono ancora sostenuti. Non si individuano fughe dagli investimenti o mercati paralizzati, come invece si era verificato nel corso della crisi del 2008. Si nota chiaramente, invece, uno spostamento dei capitali verso quegli asset che, a vario titolo, traggono vantaggio dalla tensione: armi, settoriali difesa, materie prime e secondariamente beni rifugio sono le destinazioni privilegiate.
Storicamente, i crolli si presentano come movimenti repentini e violenti, che si concludono in tempi relativamente brevi. L'evidente miglioramento delle condizioni nel mese di marzo, rispetto a febbraio, potrebbe configurarsi come un rimbalzo e l'inizio di un lento recupero. Si nota infine che i macro trend strutturali non risultano invalidati dai ritracciamenti dell'ultimo trimestre: con le dovute correzioni, un portafoglio bilanciato in ottica di medio-lungo periodo può risultare ancora funzionale.
(Articolo scritto in collaborazione con Monica Zerbinati, financial analyst di Fida)
