Un articolo del Financial Times a firma Moira O’Neill ha fatto il punto su come nel Regno Unito manchi una regolamentazione che imponga ai gestori di fondi di comunicare i propri investimenti nel loro fondo
La questione è di trasparenza. Non emerge infatti nessuna correlazione tra il fatto che il gestore detenga azioni del fondo e le performance ottenute dallo stesso
Negli Stati Uniti, la gestione del risparmio è questione di “Skin in the game”, di mettere la pelle in gioco. Naturalmente non in senso letterale, ma metaforico. Alcuni credono che questo modo di dire affondi le sue radici nelle corse dei cavalli. Altri citano il Mercante di Venezia di Shakespeare, in cui Shylock stabilisce che Antonio deve promettere una libbra della propria carne come garanzia per un prestito. La sostanza è sempre la stessa: quando una persona ha qualcosa da perdere, gli interessi tra le parti convergono.
Uno dei primi a mettere la propria pelle in gioco nel settore degli investimenti è stato Warren Buffet. Il mago di Omaha quando costituì il suo primo fondo nel 1956 raccolse 105.000 dollari da 11 investitori – la maggior parte dei quali erano familiari – mettendo lui stesso una somma simbolica di 100 dollari come “skin in the game”. Nei 13 anni successivi, Buffet ha fatto crescere la sua Buffett Partnerships fino a 105 milioni di dollari, gestendola “come se gestissi i miei soldi”, e vincendo il gioco sia per sé stesso che per i suoi investitori. Il caso Buffet non è un unicum. Negli Stati Uniti, è normale per i gestori di fondi avere una partecipazione nei fondi che gestiscono per conto di altri investitori. Infatti, la Securities and Exchange Commission richiede ai gestori di fondi di rivelare quanto investono nei propri fondi “per aiutare gli investitori a valutare la misura in cui gli interessi del gestore di portafoglio sono allineati con i loro”.
Nel Regno Unito, di contro, la pratica è ancora vista come controversa, non essendoci una regolamentazione pertinente. Ne consegue un enorme vuoto di trasparenza per gli investitori, che, come conferma un sondaggio di Interactive Investor, non possono che essere scontenti della cosa. Quasi nove su 10 (88%) dei 1.800 investitori al dettaglio intervistati sono dell’avviso che dovrebbe essere obbligatorio per i gestori di fondi rivelare se investono nel fondo che gestiscono. Quasi otto su 10 (77%) hanno affermato che sarebbero più propensi a investire in un fondo d’investimento se il gestore ci ha investito personalmente. Di questi, il 23% dice di non avere idea di come trovare queste informazioni. Solo i giornalisti e gli analisti d’investimento sono nella posizione privilegiata per fare queste difficili ma importanti domande ai manager dei fondi. E non c’è nessun obbligo per i manager di rispondere.
Alan Brierley, direttore della ricerca sulle società d’investimento di Investec, dice: “Crediamo fortemente che mettere la pelle in gioco mandi un messaggio chiaro e potente sia agli investitori esistenti che a quelli potenziali. Dal nostro primo rapporto Skin in the Game nel 2010, avere un investimento personale significativo nelle società che rappresentano è diventata una norma accettata dai consigli di amministrazione e dai manager. Tuttavia, mentre gli amministratori sono tenuti a rivelare la proprietà e le transazioni, è deludente che alcuni manager rimangano riluttanti a farlo”.
Il rapporto di Investec ha rilevato come 78 manager di fondi d’investimento britannici avessero un investimento combinato superiore a 1 milione di sterline, mentre 32 investivano più di 10 milioni di sterline.
Non tutti, comunque, sono d’accordo che i gestori di fondi debbano investire nei propri fondi. Nel sondaggio di Investec tra gli investitori al dettaglio, mentre l’85% pensava che questo allineasse gli interessi dei gestori di fondi con i loro, l’11% era dell’avviso che ciò potesse creare un conflitto di interessi e incoraggiare i gestori di fondi a prendere troppo o troppo poco rischio.
Infine, non appare esserci alcuna correlazione tra la “pelle in gioco” e le performance ottenute. Negli ultimi tre anni, i due fondi di investimento con le maggiori partecipazioni detenute dai loro manager, Pershing Square Holdings e Tetragon Financial, hanno fornito agli investitori rendimenti azionari rispettivamente di +131% e -23%.
Un articolo del Financial Times a firma Moira O’Neill ha fatto il punto su come nel Regno Unito manchi una regolamentazione che imponga ai gestori di fondi di comunicare i propri investimenti nel loro fondoLa questione è di trasparenza. Non emerge infatti nessuna correlazione tra il fatto che il ge…