Fondi attivi, non hanno sovraperfomato neanche nel coronacrash

Un nuovo studio dell'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) ha confrontato le performance dei fondi a gestione attiva e gli indici di riferimento indicati nel relativo prospetto (benchmark) nel periodo più acuto della crisi covid-19 sui mercati
Un'ulteriore analisi dell'Esma è andata ad analizzare come i fondi attivi abbiano performato in modo decisamente diverso, nel periodo del coronacrash, a seconda del loro rating Morningstar. Il risultato ha sorriso solo ai fondi a cinque stelle
Sulla carta il ragionamento fila, ma una volta di più la ricerca indipendente sul tema è intervenuta integrando nuove evidenze opposte a questa narrazione spinta dai gestori. Un nuovo studio dell'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma) ha confrontato le performance dei fondi a gestione attiva e gli indici di riferimento indicati nel relativo prospetto (benchmark) nel periodo più acuto della crisi covid-19 sui mercati, quello compreso fra il febbraio e il giugno 2020. In questo lasso di tempo si è verificata la correzione più rapida della storia e, se la logica favorevole alla gestione attiva fosse stata valida, la maggioranza dei fondi attivi avrebbe dovuto offrire agli investitori ritorni superiori a quelli delle controparti che si limitano a ricalcare passivamente i benchmark.
Una volta corretti per i costi, che per la gestione attiva sono decisamente più alti rispetto a quella passiva, oltre la metà dei fondi attivi europei ha sottoperformato rispetto al benchmark nel periodo più duro (19 febbraio – 31 marzo) mentre oltre il 40% ha sottoperformato nella fase di “ripresa e stabilizzazione” (1 aprile – 30 giugno). In media, per tutto il periodo considerato dalla ricerca i fondi attivi “non hanno sovraperformato gli indici di riferimento” una volta depurati dai costi aggiuntivi caricati sugli investitori. Questo risultato di sostanziale parità contiene un risultato po' inaspettato: i fondi attivi hanno perso più terreno quando i mercati cadevano, ma l'hanno recuperato nella fase immediatamente successiva di recupero e stabilizzazione. Quantomeno nel coronacrash, dunque, i fondi azionari attivi non hanno limitato il ribasso dovuto alla pandemia, piuttosto si sono rivelati efficaci nel cogliere l'occasione aperta dai prezzi “scontati”.
Il campione preso in considerazione dall'Esma è composto da 3.155 fondi comuni azionari domiciliati nell'Ue27, di cui il 90% a gestione attiva e la restante parte passiva – la medesima ripartizione (90-10) è stata applicata anche in termini di asset gestiti, fra fondi attivi e passivi.

“Non siamo riusciti a individuare una chiara sovraperformance netta dei fondi attivi rispetto ai benchmark del prospetto per il periodo compreso tra il 19 febbraio e il 30 giugno 2020”, hanno scritto gli analisti dell'Esma. “Se limitiamo la nostra analisi al solo periodo di 'stress', tra il 19 febbraio e il 31 marzo 2021... i fondi attivi Ue tendevano a sottoperformare i loro prospetti di riferimento, in media, e anche l'Eurostoxx50. In particolare, durante l'ultima settimana di marzo, in cui lo stress è stata la più alta, i rendimenti corretti per il benchmark degli fondi azionari attivi sono stati inferiori dello 0,9% rispetto rispetto ai benchmark del prospetto e del 4,4% rispetto all' Eurostoxx50”; mentre hanno fatto meglio dell'Eurostoxx600 dello 0,2%.

“Durante la ripresa e la stabilizzazione, questa sottoperformance si è ridotta raggiungendo livelli tra lo 0% e l'1% quando i rendimenti sono aggiustati rispetto al benchmark del prospetto e all'Eurostoxx50. Quando ci si concentra sul mercato, i fondi azionari attivi hanno sovraperformato mediamente l'Eurostoxx600, con rendimenti corretti superiori al 3%”, hanno aggiunto gli analisti.
Il rating del fondo? Conta
Un'ulteriore analisi dell'Esma è andata ad analizzare come i fondi attivi abbiano performato in modo decisamente diverso, nel periodo del coronacrash, a seconda del loro rating Morningstar, un popolare indicatore a stellette utilizzato nella fase di selezione dei fondi. Solo i fondi a 5 stelle, quelli con il rating più elevato sono riusciti a offrire in modo consistente una performance aggiustata per il rischio migliore dei benchmark nella fase di mercato compresa fra il febbraio e il giugno 2020. “Per il resto dei fondi analizzati, la performance corretta per il benchmark si aggirava intorno allo zero o era chiaramente negativa”, ha concluso l'Esma.