Esma, i fondi comuni Esg costano meno di quelli "normali"

11.4.2022
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Nel 2020 i fondi Esg hanno applicato costi inferiori delle controparti non-Esg; un vantaggio che non si osserva negli Etf Esg, più costosi
I fondi Esg europei risultano meno costosi e, nel 2020, hanno registrato anche una notevole performance. Non può dirsi lo stesso degli Etf Esg, che risultano più cari degli Etf tradizionali
Il 2020 è stato un anno favorevole per le performance dei fondi attivi, anche se nel confronto sul quinquennio la compressione sui costi continua a dare maggiori benefici
La prospettiva di un'industria del risparmio interessata a spingere i fondi green anche per estrarre maggiori commissioni dai clienti non trova più corrispondenza nei dati pubblicati dall'Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (Esma). Nel 2020 i fondi comuni Esg europei, infatti, risultano meno costosi delle controparti non-Esg in tutte le categorie: azionaria, obbligazionaria, bilanciata. Nel caso degli Etf, invece, le opzioni sostenibili restano più care di quelle non sostenibili.
E' quanto si apprende dall'ultimo rapporto “Performance and Costs of Eu Retail Investment Products”, che ha messo in luce, fra le altre cose, come i fondi a gestione attiva nel primo anno di covid abbiano riscosso una “vittoria” in termini di performance nette sulle controparti passive. Nell'orizzonte dell'ultimo quinquennio, comunque, il bilancio resta favorevole ai più economici Etf. Inoltre, l'auspicata compressione dei costi nel corso degli ultimi anni è stata solo marginale: di conseguenza, un piccolo risparmiatore continua a pagare il 40% in più rispetto a un investitore istituzionale per accedere ai fondi.

In Europa, sulla base di un campione di fondi aventi 7mila miliardi di euro di masse gestite, l'Esma ha potuto riscontrare “una buona performance” dei fondi Esg nel 2020 chee, nel complesso, sono risultati anche “leggermente più economici dei loro pari non Esg”. Un fondo azionario Esg costava complessivamente l'1,5% nel 2020, contro l'1,7% di un fondo comune non-Esg (nella media 2016-2020). I fondi obbligazionari Esg caricavano costi pari all'1,1%, mentre quelli bilanciati Esg l'1,6% - mentre le alternative non-Esg erano, in entrambi i casi, più costose di 0,1 punti percentuali.
Nel caso degli Etf, invece, il discorso è quello più famigliare: le alternative non-Esg con un costo complessivo dello 0,5% sono nettamente meno care di quelle Esg, che costano mediamente lo 0,8%.

Le ragioni di questa disparità nei costi fra fondi sostenibili e non sostenibili restano difficili da individuare.
“I risultati mostrano che i fondi Esg sono meno costosi dei loro pari non-Esg nei quattro trimestri, anche dopo aver controllato l'età e le dimensioni dei fondi. Sarà necessario un ulteriore lavoro per comprendere i fattori sottostanti che determinano la convenienza relativa dei fondi Esg”, ha affermato l'Esma, “possibili spiegazioni potrebbero derivare, ad esempio, da differenze nella strategia di investimento, nella politica di investimento, nell'orientamento geografico”.
Fra le diverse strategie Esg, quella che nel 2020 ha dato i migliori risultati è stata quella dell'impact investing, nettamente più performante di quella di esclusione.

Se si allarga lo sguardo al quinquennio compreso fra il 2016 e il 2020 l'importanza della compressione dei costi continua a farsi sentire e a far propendere la vittoria di lungo periodo sugli Etf. Al netto dei costi, la performance di un fondo comune azionario è stata in media del 3,7%, contro il 4,6% degli Etf.
E' quanto si apprende dall'ultimo rapporto “Performance and Costs of Eu Retail Investment Products”, che ha messo in luce, fra le altre cose, come i fondi a gestione attiva nel primo anno di covid abbiano riscosso una “vittoria” in termini di performance nette sulle controparti passive. Nell'orizzonte dell'ultimo quinquennio, comunque, il bilancio resta favorevole ai più economici Etf. Inoltre, l'auspicata compressione dei costi nel corso degli ultimi anni è stata solo marginale: di conseguenza, un piccolo risparmiatore continua a pagare il 40% in più rispetto a un investitore istituzionale per accedere ai fondi.

La “convenienza” dei fondi comuni Esg
In Europa, sulla base di un campione di fondi aventi 7mila miliardi di euro di masse gestite, l'Esma ha potuto riscontrare “una buona performance” dei fondi Esg nel 2020 chee, nel complesso, sono risultati anche “leggermente più economici dei loro pari non Esg”. Un fondo azionario Esg costava complessivamente l'1,5% nel 2020, contro l'1,7% di un fondo comune non-Esg (nella media 2016-2020). I fondi obbligazionari Esg caricavano costi pari all'1,1%, mentre quelli bilanciati Esg l'1,6% - mentre le alternative non-Esg erano, in entrambi i casi, più costose di 0,1 punti percentuali.
Nel caso degli Etf, invece, il discorso è quello più famigliare: le alternative non-Esg con un costo complessivo dello 0,5% sono nettamente meno care di quelle Esg, che costano mediamente lo 0,8%.

Le ragioni di questa disparità nei costi fra fondi sostenibili e non sostenibili restano difficili da individuare.
“I risultati mostrano che i fondi Esg sono meno costosi dei loro pari non-Esg nei quattro trimestri, anche dopo aver controllato l'età e le dimensioni dei fondi. Sarà necessario un ulteriore lavoro per comprendere i fattori sottostanti che determinano la convenienza relativa dei fondi Esg”, ha affermato l'Esma, “possibili spiegazioni potrebbero derivare, ad esempio, da differenze nella strategia di investimento, nella politica di investimento, nell'orientamento geografico”.
Fra le diverse strategie Esg, quella che nel 2020 ha dato i migliori risultati è stata quella dell'impact investing, nettamente più performante di quella di esclusione.
Fondi attivi contro passivi, l'ultimo bilancio
Se si allarga lo sguardo al quinquennio compreso fra il 2016 e il 2020 l'importanza della compressione dei costi continua a farsi sentire e a far propendere la vittoria di lungo periodo sugli Etf. Al netto dei costi, la performance di un fondo comune azionario è stata in media del 3,7%, contro il 4,6% degli Etf.