Credit Suisse, ecco i dividendi resilienti

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Sempre più settori sono soggetti a tagli e sospensioni del  pagamento dei dividenti, ma c'è chi resiste. Il report di Credit Suisse

Nel 2019, l'ammontare totale dei dividendi pagati è stato di oltre mille miliardi di dollari (MSCI World)

L'intervento di policymaker e i regulator di fronte  all'emergenza e  lo shock economico di Covid-19 hanno spinto alcune società  a tagliare/posticipare i  dividendi.

Credit Suisse ha analizzato settore per settore,  l'esposizione a possibili tagli di dividendi

La strategia "Defensive dividends" di CS punta sui dividendi più sostenibili

Dalle banche all'energia, l'emergenza Covid-19 ha colpito lo stacco della cedola di molte aziende, che spinte dai regulator o dalle circostanze economiche avverse, hanno sospeso o tagliato i dividendi. Un report di Credit Suisse ha analizzato, con un focus sull'Europa, la situazione nei diversi settori, individuando le aziende con i dividendi più “sostenibili”.

Dividendi: i numeri del 2019

Guardando all'indice azionario globale Msci World, nel 2019 l'ammontare totale dei dividendi pagati è stato di oltre mille miliardi di dollari. A fare la parte del leone è stato l'indice Msci USA con 500 miliardi di dollari, seguito dall' Msci EM (mercati emergenti) e MSCI EMU (eurozona) che hanno totalizzato rispettivamente pagamenti per 161 e145 miliardi di dollari. In Europa, evidenzia il report, il pagamento di dividendi è un metodo più utilizzato che negli Stati Uniti per restituire liquidità agli azionisti, mentre gli Usa favoriscono i buybacks. Per quanto riguarda i singoli settori, quello finanziario ha registrato il maggior importo di dividendi pagati nel 2019, pari a 215 miliardi di dollari. Una cifra esorbitante considerando che è più del doppio rispetto al secondo classificato, il settore dell'healthcare, che conta 104 miliardi di dollari di dividendi distribuiti lo scorso anno.

Le società sotto la lente

Lo studio si focalizza sui titoli del settore energetico e quello finanziario che, peraltro, offrono il dividend yield (dividendo/prezzo) più elevato (oltre il 10,4% per l'energia e il 5,1% per la finanza al 31/03/2020) e su quelle società che hanno ricevuto un pacchetto di aiuti dal governo. “Mentre i policymaker e i regulator di tutto il mondo hanno implementato misure di soccorso significative per aiutare le aziende/imprese di fronte alle ricadute finanziarie ed economiche della pandemia di Covid-19, hanno anche iniziato a consigliare il mondo aziendale su come procedere con dividendi o buyback” si legge nel report.  In particolare, per mettere a disposizione più liquidità a sostegno dell'economia reale, lo scorso 27 marzo, la Bce ha chiesto alle banche dell'eurozona lo stop alle azioni di buyback e ai pagamenti delle cedole fino al primo ottobre 2020. Sull'esempio della Bce, misure simili sono state adottate da altri paesi come la Gran Bretagna.

Negli Stati Uniti, a qualsiasi società che sottoscriva un prestito garantito dal governo, nell'ambito del nuovo pacchetto di stimoli da due mila milardi di dollari (CARES Act), sarà vietato pagare dividendi o riacquistare azioni proprie per un anno dopo il rimborso del prestito. Secondo lo studio, recenti indiscrezioni suggeriscono che alcuni paesi europei, in particolare in Germania e in Francia, potrebbero adottare misure simili nei confronti delle aziende che ricevono un sostegno finanziario statale, vietando a queste il pagamento dei dividendi.

Per quanto riguarda le compagnie energetiche, il significativo crollo dei prezzi del petrolio rappresenta un ulteriore ostacolo che impatta negativamente su queste società e potrebbe portarne alcune a considerare la possibilità di tagliare o posticipare il pagamento dei dividendi per proteggere il proprio bilancio.

Dividendo sì o dividendo no? La panoramica settoriale

Alla luce delle precedenti considerazioni, dall'analisi settoriale presente nel report, emerge che alcuni settori sono più vulnerabili di altri a possibili tagli di dividendi. “In questo momento (ndr, i tagli dei dividendi) sono concentrati principalmente in industrie altamente cicliche (alcune parti del settore degli industrials), nel settore energetico (a causa della concomitante flessione dei prezzi del petrolio), nel settore finanziario (a causa di normative di recente imposizione come nel Regno Unito), nelle società che sfruttano gli aiuti del governo (date alcune restrizioni sui dividendi legate agli aiuti) e, un po' ovviamente, nel complesso del travel/turismo/ospitalità”.  Contrariamente, secondo gli analisti di Credit Suisse, alcuni settori sono meno esposti: healthcare, beni di consumo di prima necessità, IT, telecomunicazioni, residential real estate e utilities secondo Credit Suisse dovrebbero essere in una posizione migliore rispetto ad altri settori e industrie. Questo grazie "alla domanda resiliente e/o alle nuove opportunità derivanti dall'interruzione della vita privata e aziendale legata al coronavirus” sottolinea il report.

I dividendi su cui puntare

Secondo Credit Suisse, in un contesto caratterizzato da bassi rendimenti, investire in dividendi rimane importante. Questo anche a fronte di un ulteriore calo dei rendimenti obbligazionari. Il report sottolinea che, dal 1995 ad oggi, oltre il 34% dei rendimenti totali di chi ha investito sull' azionario globale proviene da dividendi. Tuttavia, avverte il report, la selezione è "fondamentale", soprattutto alla luce dello scenario attuale: “è molto importante focalizzarsi su quelle aziende che possono pagare i dividendi nonostante i venti contrari che prevalgono". Per gli investitori in cerca di esposizione a una strategia di dividendi che fornisca rendimento, Credit Suisse propone ne propone una denominata “Defensive Dividends” dove il team di equity research ha cercato di identificare quelle società in grado di pagare “dividendi interessanti e sostenibili”. Questi, in ordine alfabetico. i 30 “Defensive Dividends” identificati dal team di Credit Suisse: Allianz, Arkema, AstraZeneca, AT&T, AXA, BAE System, British American Tobacco, Chevron, Coca-Cola, CVS Health, Danone, EDP, Elisa, Iberdrola, IBM, Johnson & Johnson, Merck, Nestle, Novartis, Orange , Pfizer, Philip Morris, Roche, Sanofi, Siemens, Swiss Re, Texas Instruments Unilever, Verizon e Vonovia.

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