Le donne sono ancora poche nel mondo della consulenza. Eppure possono dare valore aggiunto, perché hanno competenze distintive
La componente femminile è di poco superiore al 20% e addirittura inferiore se si guarda ai livelli manageriali
Bisogna ripensare gli schemi comunicativi, soprattutto nel momento in cui si è costretti a gestire la relazione con il cliente da remoto. Servono nuovi modelli basati su ascolto ed empatia, dove le soft skill integrino le competenze tecniche
Fulvia Beltrami: La presenza femminile e? molto ridotta. Le donne rappresentano poco piu? del 20% del totale e, se ampliassimo l’indagine ai livelli manageriali, questa percentuale sarebbe ancora piu? contenuta. I modelli di business, inoltre, sono prevalentemente maschili. Quindi e? un tema che va affrontato con progetti dedicati, anche in termini valoriali.
Vincenza Belfiore: Il mondo della finanza e? ancora molto indietro sul tema della gender equality (parita? di genere ndr), come, del resto, lo sono altri settori della consulenza. Non parlo solo dei consulenti finanziari, ma di legali, fiscalisti, tributaristi, consulenti d’azienda in generale.
Come gestire la diversita? in senso ampio, dal punto di vista etnico, di genere, culturale, nella relazione con la clientela?
Vincenza Belfiore: Per quanto mi riguarda l’approccio e? lo stesso. Ognuno di noi e? un piccolo mondo e stereotipare questo mondo in una categoria e? poco rispettoso verso il genere umano. Sicuramente geneticamente possediamo cromosomi diversi ma molto ha a che vedere con come siamo cresciuti, che genitori abbiamo avuto, che esperienze abbiamo vissuto. Quando una persona si siede di fronte alla mia scrivania, il mio obiettivo e? cercare di capirne le caratteristiche e, in loro funzione, calibrare il mio modello comunicativo. Un consulente finanziario deve sapersi allontanare dalla situazione per trovare soluzioni distaccate e oggettive, come se vedesse la questione dall’alto.
Fulvia Beltrami: Credo che il nostro compito sia quello di utilizzare degli schemi comunicativi che mettano a proprio agio l’interlocutore. Ma solo attraverso una profonda conoscenza di chi si ha davanti, dei suoi schemi mentali e dei suoi criteri di scelta, si puo? davvero costruire la sintonia necessaria. I professionisti affermati sono in grado di farlo, di creare empatia con chi hanno di fronte e, di conseguenza, di esercitare un ruolo di guida, prima sintonizzandosi con le modalita? comunicative del cliente, andando in profondita? e accogliendolo, e poi, conseguentemente, guidandolo.
In che modo i consulenti finanziari, anche quelli giovanissimi che si avvicinano alla professione, possono abbinare competenze tecniche a soft skill relazionali? Quanto conta la formazione da questo punto di vista e quali sono i passi da compiere?
Vincenza Belfiore: Daniel Goleman ci insegna che per avere successo l’intelligenza emotiva e? piu? importante dell’intelligenza tecnica. Ai giovani consiglio di allenarsi, perche? l’intelligenza emotiva si allena esattamente come un muscolo. Ma la parola fondamentale e? umilta?.
Fulvia Beltrami: Non posso che essere d’accordo. Ovviamente le qualita? tecniche sono molto importanti, pero? una conoscenza tecnica diventa inutile senza una soft skill che aiuti a comunicarla in modo efficace. Secondo me, contemporaneamente all’allenamento, e? importante avere una certa consapevolezza dell’importanza delle soft skill, un aspetto che manca nella nostra cultura. E, infine, bisogna imparare a conoscere i propri punti di forza e di debolezza anche da un punto di vista comunicativo, confrontandosi con gli altri, lavorando in affiancamento o in team. Quindi per me le parole chiave sono consapevolezza e confronto, empatia e ascolto.
Lo shock pandemico e le conseguenti misure di contenimento dei contagi hanno reso le tecnologie digitali degli abilitatori di relazioni. Come impatta questo cambio di paradigma sul rapporto cliente-consulente?
Fulvia Beltrami: Siccome la comunicazione coinvolge tutti i sensi, comunicare nello stesso modo tramite il web e? piu? difficile. Forse, andando in questa direzione, ci sara? sempre piu? bisogno di creare, di inventarsi e di pensare a delle modalita? comunicative, anche digitali, che siano altrettanto impattanti, nonostante la distanza.
Vincenza Belfiore: Spero che presto tutto questo rumore si ridimensionera?. I clienti preferiscono confrontarsi da vicino, perche? dietro un monitor molte informazioni passano, ma altre no. Voglio credere in un modello comunicativo che porti i cinque sensi in primo piano, in cui il digitale sia a supporto della relazione, non in sostituzione. Non deve prendere il sopravvento.