SI vede la luce in fondo al tunnel. O perlomeno, così sembrano aver pensato i mercati, quando giovedì sono stati pubblicati i dati sull’inflazione Usa. La crescita dei prezzi negli Stati Uniti è tornata ai livelli di gennaio, finalmente invertendo un trend in continuo rialzo. E Wall Street non può che non esserne contenta. L’S&P 500 ha chiuso la seduta di giovedì al rialzo del +5,5%, la migliore performance giornaliera da due anni a questa parte.
Borse euforiche
Ad ottobre i prezzi ai consumi sono saliti del 7,7% – ad ottobre il dato era dello 8,2% – e non del 7,9% come si aspettavano gli analisti. Su base mensile si è trattato di un aumento dello 0,4%, contro lo 0,6% atteso. Quanto basta per far schizzare in alto i corsi azionari: Dow Jones +3,7%, S&P 500% +5,5% e Nasdaq addirittura +7,3%. Per l’indice S&P 500 si è trattata della miglior seduta dall’aprile 2020. L’euforia di mercato si è trasmessa velocemente oltreoceano. In Europa, Piazza Affari ha chiuso al +2,58%, a Francoforte il Dax 40 ha guadagnato il 3,51% e a Parigi il Cac 40 l’1,96%. Al contempo si è verificato un tonfo dei tassi dei Treasuries, con quelli a 10 anni scivolati di oltre 31 punti base, al 3,811, e quelli a due anni collassati di 30 punti base al 4,328%.
La Fed sarà più morbida?
La frenata dell’indice dei prezzi al consumo alimenta l’idea che la Federal Reserve possa porre fine alla sua politica aggressiva. Con la Fed che per la quarta volta ha aumentato i tassi di 75 punti base nell’ultima riunione, i derivati sui fed fund per il meeting di dicembre indicano ora un rallentamento dei rialzi a 50 punti base con il 85% di possibilità. D’altronde è stato lo stesso Jerome Powell nel corso dell’ultima conferenza a lasciare intendere che la banca centrale americana potrebbe alleggerire la sua stretta. Lo scorso 2 novembre, la Fed ha alzato i tassi di 75 punti base, portandoli dal range compreso tra il 3% e il 3,25% al nuovo range compreso tra il 3,75% e il 4%, valore record dal 2008. Segnali positivi, nella giornata di giovedì, sono arrivati anche dalle richieste settimanali dei sussidi di disoccupazione, che sono aumentate la scorsa settimana di 7000 unità a 225 mila, con le attese a 220.