Le azioni statunitensi – dopo mesi di performance negative – hanno appena chiuso uno dei pochi mesi con il segno “più”. Per molti si tratta di un buon auspicio che anche dicembre sia all’insegna del verde speranza. La buona notizia? Dicembre non ha (quasi) mai tradito gli investitori. E la Fed potrebbe presto alzare il piede dall’acceleratore dei tassi.
Le statistiche di dicembre
I numeri lasciano poco spazio alle interpretazioni. Per il Dow Jones dicembre è semplicemente il migliore di tutti in quanto ad affidabilità. L’indice americano 7 volte su 10 chiude il mese al rialzo, con una performance media del 1,4%, seconda solo a quella di luglio. Anche l’S&P 500 viene tradito piuttosto raramente dall’ultimo mese dell’anno: in rialzo il 73% delle volte, la performance media dell’indice è dell’1,4% (terzo migliore mese). Ma l’indice statunitense su cui puntare è un altro. Il Russell 2000 – indice che traccia la performance delle small cap americane – brilla a dicembre come non mai: sale l’83% delle volte registrando una performance del 2,8%. Infine il tecnologico Nasdaq chiude l’ultimo mese dell’anno in positivo meno volte degli altri indici (61), ma con una performance media interessante (1,7%).
All’inseguimento del benchmark
È solo casualità che dicembre sia un mese buono per Wall Street o ci sono dei motivi che spiegano questi numeri? “Gli ultimi due mesi dell’anno sono generalmente molto buoni per le borse americane. Da una parte si viene da ottobre, mese in cui negli Stati Uniti si pagano le tasse e i corsi azionari sono al ribasso. Dall’altra la gente torna a spendere e ci sono due festività importanti come il Thanksgiving e Natale dove si concentrano gli acquisti” spiega Nicolò Nunziata di Marzotto Sim che vede un altro buon motivo per cui anche quest’anno Wall Street passi un Natale sereno: gli investitori istituzionali. “Molti fondi sono al momento sotto-pesati sull’azionario, i cui indici sono tornati a salire. Questo vuol dire che gli investitori istituzionali sono obbligati a compare per stare al passo con il proprio benchmark”.
L’economia peggiora, la Fed frena?
C’è poi infine, non certo ultimo per importanza il contesto, macroeconomico, che secondo l’analista di Marzotto Sim, è notevolmente migliorato nel corso degli ultimi mesi. “L’inflazione scende, il mercato del lavoro è meno teso, e inizia ad esserci qualche barlume di speranza su una possibile soluzione diplomatica tra Russia e Ucraina. Biden sembra poter aprire a un possibile dialogo con Putin, su cui pesa il veto della Cina dell’utilizzo di qualsiasi tipo di arma nucleare. Al contempo la Fed ha capito che continuando con questo atteggiamento falco potrebbe seriamente pesare negativamente sulla congiuntura economica e sulla crescita. E dei segnali in questo senso si iniziano a vedere” continua Nunziata che conclude: “È di venerdì la notizia che Blackstone ha limitato i rimborsi da un suo fondo di punta sul real estate. Il che significa che l’immobiliare sta andando molto male. Quando ci sono questi segnali d’allarme dall’economia un banchiere centrale ne tiene conto e si comporta di conseguenza. A mio avviso il contesto dei tassi d’interesse è in miglioramento e questa è una buona notizia per l’equity”.