Con l’inflazione che sembra dare cenni di rallentamento, le borse sono tornate a salire, con la speranza di riassorbire il più possibile – a meno di un mese della fine del 2022 – le grandi e inaspettate perdite finora registrate. All’alba di un nuovo anno gli investitori – abituatosi, prima con la pandemia, poi con la guerra, all’imprevedibile – si chiedono dove andranno i mercati l’anno venturo e su quale asset class è meglio reindirizzare i propri risparmi.
Il contesto macro del 2023
Deutsche Bank, con la pubblicazione dell’Outlook 2023, dal titolo Resilience versus Recession, ha dato i propri numeri. O meglio le proprie previsioni sul prezzo a cui verranno scambiate le principali asset class a fine 2023. Il contesto di riferimento per il Global Cio della Banca, è quello di una lieve recessione – sia negli Stati Uniti che in Europa – e di una moderazione dell’inflazione, salvo errori delle banche centrali che potrebbero inficiare l’effetto al ribasso dovuto alla riduzione del prezzo delle materie prime e del riassesto delle catene di approvvigionamento.
Il target price per gli indici azionari
Tutto ciò per le società significa una riduzione degli utili, causa recessione, ma non così ampia, in quanto sostenuti da prezzi che rimarranno elevati. A livello geografico Wall Street sarà sostenuta da una storia di crescita secolare, in Europa meglio puntare sul value, mentre è preferibile stare alla larga della Cina, vicina al massimo livello di pessimismo da parte degli investitori. A fine 2023 Deutsche Bank prevede l’S&P 500 a 4100, lo Stoxx 600 a 445 e l’azionario emergente (Msci Emerging Markets) a 990, per un ritorno totale atteso rispettivamente del 5,16%, 6,88% e 6,86%.
Le altre asset class
Per quanto riguarda invece le altre class, lato obbligazionario il sell-off del 2022 – uno dei più lunghi e intensi della storia – apre a nuove opportunità di rendimento nel corso del prossimo anno in un contesto di inflazione medio-alta ma gestita. La maggior parte dei rendimenti ha già raggiunto i livelli medi del 1998-2014, il che apre alla possibilità di apprezzamenti. Lato materie prime, anche oro e petrolio dovrebbero salire. Il metallo giallo dovrebbe prezzare a fine anno intorno ai 1850 dollari all’oncia mente l’oro nero intorno ai 100 dollari al barile. In questo caso si tratterebbe di una performance del 4,71% e di circa il 9%.