L’Italia è l’unico paese tra i quattro big dell’area euro ad aver toccato i livelli pre-crisi nel settore industriale, a dispetto delle strozzature delle catene di approvvigionamento di semilavorati e delle pressioni sui costi di produzione
Il pil nazionale ha conosciuto una crescita del 2,6% nel terzo trimestre rispetto al secondo, legata al recupero della spesa delle famiglie (3%) soprattutto nei servizi (8%) ma anche alla tenuta degli investimenti in beni strumentali (+4,5%)
Prima il crollo vertiginoso nell’anno più duro della crisi, quando ha messo a segno una contrazione del pil del -9% a fronte di una media europea del -6,5%. Poi il veloce recupero. L’Italia si prepara ad annullare le distanze rispetto alle cugine europee, a partire da Francia e Germania. I dati sulla crescita relativi al terzo trimestre dell’anno, raccolti nel nuovo rapporto dell’Area studi Legacoop e Prometeia, restituiscono infatti un quadro complessivamente positivo per l’economia tricolore. Al punto che, per il 2021, è attesa una crescita del 6,3%. Nonostante il rallentamento degli ultimi tre mesi dell’anno.
Un risultato cui ha contribuito il rimbalzo dell’output del settore dei servizi, ma anche l’andamento dell’industria. L’Italia, infatti, è l’unico paese tra i quattro big dell’area euro ad aver toccato i livelli pre-crisi nel settore industriale, a dispetto delle strozzature delle catene di approvvigionamento di semilavorati e delle pressioni sui costi di produzione. Anche perché, spiegano i ricercatori, l’industria tricolore soffre meno “la transizione ecologica e la carenza di semiconduttori al contrario dell’industria tedesca relativamente specializzata in auto di fascia alta”. Senza dimenticare la diversa composizione dell’offerta “con più produzione di ricambi in Italia e di aerei in Francia (particolarmente penalizzati dalla pandemia)”.
Anche lasciando da parte la produzione di mezzi di trasporto, l’economia italiana performa meglio, trainata dall’
export, dall’alimentare e dai settori legati alla filiera dell’edilizia (legno e mobili, attrezzature in metallo e apparecchiature elettriche). E nonostante non si possa escludere completamente un’inversione di marcia, si legge nel rapporto, questi fattori di forza “continueranno a proteggere la nostra manifattura nelle acque turbolenti delle strozzature nell’offerta di materiali e del caro energia, sempre che le turbolenze non durino troppo oltre la prossima primavera”.
Analizzando l’andamento degli ultimi mesi, il pil nazionale ha conosciuto una crescita del 2,6% nel terzo trimestre rispetto al secondo, legata al recupero della spesa delle famiglie (3%) soprattutto nei servizi (8%) ma anche alla tenuta degli investimenti in beni strumentali che, con un +4,5%, hanno ormai toccato i livelli pre-crisi. Lo stesso vale per gli investimenti in costruzioni che, sebbene più contenuti rispetto al passato, stanno vivendo un momento di recupero sull’onda degli incentivi fiscali alle ristrutturazioni.
Certo, come anticipato in apertura, le aspettative sull’ultimo trimestre dell’anno non si rivelano altrettanto rosee. Anzi. Secondo i ricercatori è attesa una ripresa veloce ma in rallentamento, da un lato fisiologico a seguito delle riaperture del 3° trimestre e dall’altro legato alle difficoltà di approvvigionamento lungo le catene globali del valore. Il tutto dipenderà anche “dalla velocità con cui le famiglie riacquisteranno fiducia e riporteranno la propensione al consumo ai livelli pre-crisi”, scrivono. A rassicurare, concludono, è il “tesoro” di risparmi degli italiani. Un tesoro nel quale continua a nascondersi proprio una potenziale crescita dei consumi.
L’Italia è l’unico paese tra i quattro big dell’area euro ad aver toccato i livelli pre-crisi nel settore industriale, a dispetto delle strozzature delle catene di approvvigionamento di semilavorati e delle pressioni sui costi di produzioneIl pil nazionale ha conosciuto una crescita del 2,6% nel ter…