Martedì 8 novembre negli Stati Uniti si terranno le elezioni di metà mandato, un appuntamento che ad ogni modo avrà un impatto anche sui mercati finanziari. Oggetto della chiamata alle urne è il rinnovamento completo della Camera e di quello di un terzo del Senato. A meno di una settimana dal voto, quali sono le previsioni degli analisti? Cosa si devono aspettare gli investitori?
Le previsioni di Ubs Wm per la Camera
I democratici hanno attualmente una maggioranza di 220-212 alla Camera (ci sono anche tre seggi vacanti). Dei 435 seggi in lizza per la rielezione, solo circa 90 sono considerati competitivi. In seguito alla riorganizzazione dei distretti, 188 seggi sono saldamente repubblicani e 161 democratici. I repubblicani hanno beneficiato della riorganizzazione dei distretti e del basso indice di gradimento del Presidente Biden. Secondo le proiezioni di Ubs Wealth Management, i repubblicani conquisteranno un netto di 25 seggi, il che darebbe loro una maggioranza di circa 40 seggi.
E per il Senato
Il Senato, attualmente diviso al 50% tra democratici e repubblicani, è più difficile da prevedere. Dei 35 seggi in lizza per la rielezione nella camera alta, solo una decina sono competitivi. Ubs Wealth Management è dell’avviso che i repubblicani manterranno i seggi in North Carolina, Ohio e Wisconsin, mentre i democratici probabilmente manterranno i seggi in Arizona, Colorado, New Hampshire e Washington. Prevediamo che i repubblicani riusciranno a ribaltare un seggio in Nevada, attualmente detenuto da un democratico. Con questo seggio, i repubblicani potrebbero ottenere una maggioranza assoluta se riuscissero a conquistare anche la Georgia o la Pennsylvania. I risultati più probabili sono una maggioranza 51-49 per i Repubblicani o una maggioranza 50-50 per i Democratici.
Come reagiranno i mercati all’esito elettorale?
Anche Filippo Diodovich, senior market strategist di Ig, vede “rosso repubblicano”. “Lo scenario più probabile al momento visto lo scontento della popolazione sull’andamento dell’inflazione è che i Repubblicani possano guadagnare una o entrambe le camere del Congresso, togliendo così gran parte del potere legislativo al Governo Biden. A nostro avviso un tale scenario non dovrebbe portare forti scossoni sui mercati azionari. Crediamo, infatti, che un Congresso “repubblicano” possa rallentare l’agenda Biden sulle questioni più controverse (tasse più elevate e maggiore regolamentazione). Di conseguenza lo “sweep” democratico, a nostro avviso, potrebbe avere un effetto negativo sull’andamento delle quotazioni degli indici azionari” commenta Diodovich che tuttavia sottolinea “Crediamo che il principale market mover sui mercati sia la politica monetaria della Federal Reserve in termini di rialzi dei tassi di interesse e di diminuzione della liquidità nel sistema con il processo di quantitative tightening. Le midterm election porteranno tuttavia della volatilità significativa qualsiasi sia l’esito del voto”.
Meglio un Congresso diviso?
Per Gabriel Debach, market analyst di eToro, l’esito delle elezioni potrebbe essere invece un’iniezione di certezza sorprendentemente gradita per gli investitori, che secondo l’analista sono troppo pessimisti. La storia e la statistica potrebbero smentirli. “Il più delle volte, il giorno delle elezioni può dare il via a un rally di sollievo di fine anno. Infatti, in tutte le elezioni dal 1950, l’S&P 500 ha guadagnato dal giorno delle elezioni fino alla fine dell’anno il 67% delle volte. Inoltre, lo stesso indice statunitense è salito in media del 6,6% nel quarto trimestre degli anni di midterm, a fronte di una salita media del 3,3% negli altri anni. Certamente parliamo di statistiche, non di certezze, dove ciascun singolo anno è stato contraddistinto da diverse variabili e preoccupazioni” commenta Debach che conclude: “Teoricamente, un Congresso unificato potrebbe avere un percorso più facile per legiferare, mentre un Congresso diviso potrebbe affrontare una strada più difficile. Tuttavia, per quanto strano possa sembrare, storicamente il mercato ha leggermente preferito il Congresso in stallo. Dal 1950 l’S&P 500 ha restituito una media del 20% in un mandato di due anni di un Congresso diviso, contro una media del 19% in un Congresso unificato”.