La Commissione europea ha recentemente pubblicato la relazione annuale sullo Stato di diritto nell’Ue. Si tratta di uno strumento che permette di individuare le migliori pratiche per aiutare gli Stati ad avviare riforme nell’ambito della giustizia e della lotta alla corruzione
Dal report rilasciato dalla Commissione emerge che vi è una stretta correlazione tra ripresa economica e qualità del sistema giudiziario e tasso di corruzione. Sistemi giudiziari solidi, infatti, con norme rigide in materia di corruzione e dotati di un sistema legislativo chiaro e coerente, permettono di tutelare al meglio gli interessi finanziari e avviare una crescita sostenibile
Benché si registrino miglioramenti positivi in quasi tutti gli Stati membri, in alcuni Paesi, invece, ad avviso della Commissione, esistono gravi motivi di preoccupazione per quanto riguarda l’indipendenza della magistratura e per ciò che concerne la libertà dei media (soprattutto in Polonia e Ungheria).
Dal report in commento emerge che in tutti gli Stati dell’Ue – Italia compresa – sono allo studio virtuosi processi di riforma del sistema giudiziario. In particolare, è interesse della stragrande maggioranza dei governi degli Stati membri alimentare riforme capaci di incidere sui tempi della giustizia e rafforzare l’indipendenza della magistratura e delle procure.
La pandemia di Covid-19 ha inciso in modo particolare sull’esigenza di modernizzare i sistemi giudiziari, evidenziando le potenzialità della digitalizzazione che, in questo caso, permettere di ampliare l’accesso alla giustizia e velocizzare alcune procedure burocratiche correlate ai giudizi pendenti.
Ridurre la corruzione
Senza dubbio gli Stati Ue rientrano tra le giurisdizioni più impegnate nel promuovere, in forma concreta, politiche volte ad arginare e reprimere il fenomeno della corruzione.
In questi termini, la legislazione Ue in materia è tra le più severe a livello mondiale: al riguardo, basti pensare che – come emerge dal report – dieci Stati membri Ue si attestano tra i venti paesi considerati meno corrotti al mondo.
Nel prossimo futuro, si prospettano riforme interne degli Stati per implementare quadri normativi per la prevenzione della corruzione, per disciplinare l’attività di lobbying e garantire maggiore trasparenza sul fenomeno delle cd. “porte girevoli”; vale a dire, quel meccanismo, legale ma ai limiti del conflitto di interesse, che consente a soggetti che ricoprono (o hanno appena ricoperto) ruoli politici di svolgere anche attività di consulenza presso enti di regolamentazione o gruppi industriali.
Libertà di stampa
Benché i mezzi di informazione abbiano svolto un ruolo cruciale nel garantire ai cittadini un aggiornamento costante sugli sviluppi della pandemia di Covid-19, nell’ultimo anno si è registrato un diffuso deterioramento della tutela dei giornalisti.
Come emerge dai dati raccolti dall’Osservatorio del pluralismo dei media 2021, durante la pandemia giornalisti e operatori dei media in Europa sono stati sottoposti a forti pressioni, e proprio nel periodo di emergenza sanitaria, si sono registrate molte influenze e ingerenze politiche.
Dal report emerge che l’Italia si sta muovendo nella giusta direzione per riformare il sistema giudiziario, investendo sulla digitalizzazione, sullo snellimento delle procedure civili e penali e sull’aumento delle risorse umane impiegate nell’ambito della giustizia.
Con riferimento alla corruzione, invece, benché siano evidenti gli sforzi fatti dall’Italia per combattere il fenomeno, sono ancora poche le risorse messe a disposizione per incidere sulla corruzione di alto livello e, ad esempio, per istruire il personale preposto ad acquisire nuove competenze per prevenire e reprimere fenomeni di corruzione straniera.
Nell’indice di percezione della corruzione 2020 di Transparency International, l’Italia ha ottenuto un punteggio di 53/100 e si colloca al 15° posto nell’Unione Europea e al 52° a livello globale.
Questa percezione è notevolmente aumentata negli ultimi cinque anni e in particolare nell’anno appena trascorso: la pandemia, infatti, ha aumentato significativamente il rischio di corruzione e il numero di condotte legate a detta fattispecie di reato.
Secondo alcune stime contenute nel report della Commissione, in Italia – durante la pandemia – i criminali hanno sfruttato le difficoltà economiche di molte imprese – di piccole e medie dimensioni (come i ristoranti) per acquisirle e riciclare denaro. Le frange criminali, inoltre, sono riuscite a riciclare denaro anche mediante l’acquisto di prodotti sanitari, tra cui mascherine, dispositivi di protezione e dispositivi medici.
In questi termini, ad avviso della Commissione europea, solo investendo nella lotta alla corruzione si può garantire una crescita duratura e stabile.