Trimestrali, il giorno dopo: è ora di puntare sulle banche Usa?

Ricavi in aumento e profitti al ribasso, ma sopra le aspettative. Ovvero quanto basta per convincere gli investitori che lo stato di salute delle banche statunitensi è ancora buono. È quanto più o meno è emerso dalle trimestrali dei grandi colossi bancari americani, che quantomeno, almeno per Gabriel Debach, market analyst di Etoro, sono un buon auspicio per i mercati. Ecco i conti nel dettaglio

Le trimestrali delle banche Usa in dettaglio
JPMorgan Chase: la più grande banca statunitense in termini di asset nell’ultimo trimestre ha approfittato dell’aumento dei tassi per generare maggiori entrate da interessi. Gli utili si sono attestati a 3,12 dollari per azione, battendo le stime di 2,88 dollari degli analisti intervistati da Refinitiv, mentre i ricavi hanno superato le stime di 32,1 miliardi di dollari, raggiungendo quota 33,49 miliardi di dollari. La banca ha dichiarato che l'utile del terzo trimestre è sceso del 17% rispetto all'anno precedente in quanto l'azienda ha aumentato le riserve per i crediti inesigibili di 808 milioni di dollari netti.
Morgan Stanley: risultati più modesti per la banca newyorkese e non all’altezza delle aspettative degli analisti, soprattutto a causa di un crollo del 55% dei ricavi della divisione di investment banking e delle minori entrate derivanti dalla gestione degli investimenti. L’utile su base annua è sceso del 29% a 2,63 miliardi di dollari, i ricavi del 12% a 12,99 miliardi di dollari.
Bank of America: ottima trimestrale invece per Bofa, i cui utili e ricavi hanno superato le aspettative grazie a un trading sul reddito fisso migliore del previsto e a un aumento del reddito da interessi, grazie ai mercati in crisi e ai tassi in crescita. L'utile del terzo trimestre è sceso dell'8% a 7,1 miliardi di dollari, o 81 centesimi per azione, in quanto la società ha registrato un accantonamento di 898 milioni di dollari per perdite su crediti nel trimestre. Il fatturato al netto degli interessi passivi è salito invece a 24,61 miliardi di dollari.
Citigroup: bicchiere mezzo pieno per Citigroup, i cui utili sono scesi del 25% a causa dell'aumento degli accantonamenti per perdite su crediti e del crollo dell'investment banking. Tuttavia, il titolo è aumentato dello 0,65% dopo l’annuncio, in quanto di contro i ricavi (+8%) e gli utili per azioni sono aumentati più di quanto previsto dagli analisti, grazie all'aumento dei tassi di interesse.
Wells Fargo: la banca californiana, con sede a San Francisco, ha dichiarato venerdì di essere ancora ai minimi storici per quanto riguarda le morosità sui prestiti, ma di aver deciso di accumulare riserve a causa del rallentamento dell'economia, il che ha ridotto gli utili. Nel trimestre conclusosi il 30 settembre, l'utile netto è sceso di oltre il 30% a 3,53 miliardi di dollari, o 85 centesimi per azione, rispetto ai 5,12 miliardi di dollari, o 1,17 dollari per azione, dello stesso trimestre dell'anno precedente.
Aumentano i ricavi ma anche gli accantonamenti
“Con il settore finanziario che viaggia a braccetto con l’evoluzione dei mercati statunitensi, da inizio anno l’Etf XLF registra un -20,72% rispetto al -21,76% dello S&P 500, la buona partenza nella stagione delle trimestrali per le banche rappresenta un buon auspicio per i mercati” commenta Gabriel Debach che tuttavia ammonisce: “Il settore se da una parte trae beneficio dai rendimenti obbligazionari più elevati, da miglioramenti sul margine d’interesse, da valutazioni prezzo/utili più economiche (circa 12x rispetto ai 19x dell’indice americano) e spazi per ampi dividendi, dall’altra, è controbilanciato dai crescenti rischi di recessione, da una minore attività di capital market, da una domanda di prestiti più bassa e da maggiori insolvenze. Proprio su quest’ultimo punto le trimestrali in questo 2022 hanno evidenziato un ritorno ad accantonamenti per perdite su prestiti, dopo quelli assistiti nel 2020”.
È un buon momento per investire nei titoli bancari Usa?
Gli attuali livelli consentono di poter valutare ingressi parziali sul settore, bilanciando le incertezze (credito, rallentamento economico e mercati finanziari) e opportunità (margine d’interesse, coefficienti patrimoniali e P/E economici) che il mercato sta concedendo. L’incertezza resta ancora padrona e i settori ciclici ancora instabili.