All’estero vi è maggiore gratificazione dei titoli di studio conseguiti. Negli altri maggiori Stati europei una laurea assicura un guadagno maggiore rispetto a un titolo italiano equivalente
Regno Unito, Germania e Francia sono gli Stati europei che ospitano la maggior parte dei giovani laureati e lavoratori italiani che decidono di trasferirsi all’estero, perché garantiscono maggiori guadagni e migliori prospettive di carriera
Ebbene, su questi quesiti prova a fare luce il report dal titolo Non è un paese per giovani, recentemente pubblicato dall’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (OCPI), dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, diretto da Carlo Cottarelli.
Stando ai dati raccolti nel documento, le cancellazioni anagrafiche di cittadini italiani che si sono trasferiti all’estero sono state circa 180 mila nel 2019.
In un solo anno, guardando al 2018, si è registrato un aumento non indifferente, pari al 14,4 per cento. Le mete europee più ambite dagli italiani sono, ma questo non stupisce, Regno Unito, Germania e Francia. Questi tre Stati, in effetti, su un totale di 5,5 milioni di italiani iscritti all’Aire, ospitano oltre 1,5 milioni di connazionali.
Ma quali sono le ragioni sottese alla scelta di trasferirsi all’estero e chi sono, generalmente, gli espatriati? Nella maggior parte dei casi si tratta di giovani laureati che emigrano con la speranza di trovare un lavoro e di essere valorizzati per le loro competenze: a partire dal 2010, sono 208 mila gli italiani in possesso di una laurea ad essersi trasferiti all’estero; vale a dire il 23 per cento dei 900 mila totali.
Benché non sia (quasi) mai unica la ragione che spinge un soggetto a trasferirsi (ci sono, infatti, questioni anche personali o familiari da tenere in considerazione), il fattore economico è quello preminente.
Si lascia l’Italia, infatti, per la maggiore possibilità di trovare lavoro nei paesi di destinazione, stante il fatto che il tasso di occupazione negli altri Stati europei è pari al 79,9 per cento. Secondo i dati Ocse, invece, in Italia il tasso di occupazione è al 69,8 per cento per gli adulti (25-54 anni).
Infine, determinante è la bassa progressione retributiva. In Italia, la differenza tra quanto guadagna un adulto e un giovane è la più bassa tra i maggiori paesi europei: 25,4 per cento contro una media di quasi dieci punti percentuali in più.
Questo comporta che, rispetto agli altri paesi, come osservato all’interno del report in commento, gli italiani migliorano il proprio tenore di vita in età avanzata, oltre i 55 anni. Le carriere dunque molto lente in Italia, sono ben più veloci negli altri paesi europei: i giovani guadagnano sin da subito e, di conseguenza, questi paesi attraggono sempre più talenti .
Non da meno, occorre prendere in considerazione il riconoscimento dei titoli di studio. Tra i paesi europei un giovane laureato italiano ha il minor vantaggio economico, mentre nei paesi esteri, dove in media gli italiani si trasferiscono spostando la propria residenza, il guadagno derivante da una laurea si attesta a valori più alti: si pensi che, ad esempio, in Germania e Francia tali numeri sono quasi il 50 per cento in più rispetto al dato italiano.