Si è tenuta oggi la conferenza di S&P Global Ratings dal titolo “2021 Italy annual press conference”, con tre analisti hanno fatto il punto sulle prospettive per il 2021 per economia, imprese e banche italiane
La ripresa per le imprese sarà a due velocità: chi ha digitalizzato, integrato la sostenibilità e instaurato relazioni con l’estero ritornerà ai livelli pre covid prima degli altri
Per le banche si prospetta un 2021 con una migliore redditività. L’effetto negativo della crescita dei crediti deteriorati potrebbe essere compensata dagli accantonamenti dell’anno appena passato
L’Europa sostiene l’Italia
Il contesto macroeconomico, secondo Sylvan Broyer, chief economist del gruppo, è favorevole e per l’Italia ci si aspetta una ripresa sostenuta in linea con la media europea. L’abbondanza di liquidità è sicuramente il primo catalizzatore, con l’Italia che sarà il principale beneficiario del pacchetto fiscale europeo. Le previsioni indicano che la quota italiana potrebbe arrivare fino al 30% degli aiuti totali stanziati ai membri dell’unione. Inoltre, le prospettive di inflazione modeste consentiranno alle banche centrali di mantenere la loro posizione super accomodante. Ulteriori mutazioni del virus, ritardi nella distribuzione del vaccino e un errore politico inaspettato, quale un’austerità fiscale prematura, costituiscono i principali rischi che potrebbero minare la ripresa. Lo scenario di base ad ogni modo prevede una contrazione del pil nella prima metà dell’anno che lascerà il posto a una forte ripresa, guidata in particolar modo dai servizi, nei secondi sei mesi.
Imprese italiane a due velocità
La ripresa per le imprese italiane non sarà omogenea: c’è chi andrà più veloce e chi arrancherà. A detta di Renato Panichi, senior director corporate ratings di S&P Global Ratings, questa dicotomia ha diverse sfaccettature. In prima battuta le dimensioni contano, con le aziende più grandi appartenenti al primo gruppo e quelle più piccole al secondo. Per poi essere annoverati nelle file dei vincitori avere relazioni con l’estero, in particolar modo con la Cina, ed avere integrato digitalizzazione e sostenibilità sono fattori importanti. In media comunque le imprese italiane ritorneranno ai livelli pre-covid nel 2022 con il 41% che presentano un outlook negativo, in linea con i dati degli altri paesi. I settori che più popolano questa percentuale di imprese sono oil&gas, automotive, ristorazione e trasporti che oltre ad essere protagonisti di svariati downgrade nell’anno passato lo potranno essere anche nei prossimi dodici mesi. Per quanto riguarda poi il fabbisogno finanziario, 142 miliardi di euro di debito (12% del totale) è a garanzia statale mentre il debito soggetto a moratoria ha raggiunto a dicembre 194 miliardi, con le piccole imprese che sono le principali beneficiarie. Infine, c’è da aspettarsi un tasso di default nel 2021 del 8%, in salita rispetto al 5% attuale.
Crediti deteriorati in crescita, ma il sistema è pronto
Anche lato banche la situazione non desta eccessive preoccupazioni. Secondo Mirko Sanna, director financial istitutions di S&P Global, nonostante i crediti deteriorati cresceranno considerevolmente nel 2021, arrivando a contare per il 12%, anche in virtù della scadenza della moratoria sul debito, le banche sono preparate. L’esposizione delle banche italiane agli npl si è innanzitutto decisamente ridotta negli ultimi anni, per via in parte dello sviluppo di un importante mercato secondario. Inoltre, molte banche nel 2020 hanno scelto la via degli accantonamenti. La reddittività poi migliorerà con la ripresa economica, – il rischio di nuovi lockdown generalizzati è residuale – i 370 miliardi in liquidità fornita dalla banca centrale europea, e i tagli probabili sui costi. Infine, farà bene al sistema anche il processo di consolidamento, già in atto lo scorso anno, che continuerà nel 2021 anche favorito dalla legge di bilancio che ha introdotto benefici fiscali per le banche che faranno operazioni straordinarie.