Il cambiamento climatico spaventa gli investitori, e non poco. Tant’è che è diventato per più della metà di loro (53%) il fattore più importante che influenza le loro decisioni di investimento. Fino al punto di rinunciare a rendimenti potenzialmente più alti. È quanto emerso dell’indagine Esg condotta dal Private Bank Chief Investment Office di Deutsche Bank tra 900 clienti della banca.
Il cambiamento climatico è il nemico n.1
Condotta per il secondo anno consecutivo, l’indagine di quest’anno ha rilevato che un numero maggiore di clienti privati e aziendali (78%) è preoccupato dell’impatto negativo del cambiamento climatico sull’economia globale, rispetto al 74% del 2021. Molti temono che il cambiamento climatico stia già avendo un forte impatto sull’economia globale, o che lo avrà nei prossimi 10 anni se non verrà contrastato. Markus Müller, Private Bank ESG Chief Investment Officer e Head of the Chief Investment Office di Deutsche Bank, ha dichiarato: “L’aspetto più interessante dei risultati di quest’anno è che le aspettative dei clienti nei confronti dell’esg stanno crescendo, non diminuendo, anche se l’universo esg si sta riorientando attraverso il dibattito e lo sviluppo, e mentre la volatilità persiste nei mercati dei capitali”.
La sostenibilità al primo posto
L’indagine CIO ha rivelato che i clienti sono disposti a scegliere investimenti ESG con un rating più elevato, anche se il potenziale rendimento finanziario è inferiore. Infatti, il 42% degli investitori ha dichiarato che sceglierebbe una società con rating ESG AAA con un rendimento annuo atteso del 4%, piuttosto che una società CCC con un rendimento atteso dell’8%.”Sebbene i rating ESG possano essere ampiamente discussi, questo risultato ci dimostra che gli investitori hanno aspettative significative per i rendimenti del mondo reale, al di là dei rendimenti finanziari. Coerentemente, un numero maggiore di clienti (78%) ha dichiarato di volere che i propri investimenti abbiano un impatto positivo nel mondo, in leggero aumento rispetto al 75% dello scorso anno”, ha aggiunto.
Vecchie evidenze
Rispetto alla scorsa indagine:
- Questioni ambientali, priorità assoluta: in tutte le fasce d’età e tra uomini e donne, un numero maggiore di investitori (50%) considera le questioni ambientali come le più importanti negli investimenti ESG, rispetto al 46% dello scorso anno. Il 28% mette in cima alla lista la governance. L’enfasi sulla “e” e sulla “g”G è andata a scapito delle questioni sociali che sono scese al 23%, contro il 27% del 2021
- Il cambiamento climatico è considerato il problema più importante: Il 53% degli intervistati considera il cambiamento climatico il fattore più importante nelle decisioni di investimento, rispetto al 47% dello scorso anno. Anche in questo caso, i cambiamenti climatici si collocano al di sopra dell’inquinamento degli oceani (15%), del degrado dei terreni (21%) e della perdita di biodiversità (7%), in calo rispetto all’11% dello scorso anno.
- Gli investitori confermano il loro impegno nei confronti dell’esg: Circa il 78% degli investitori concorda sul fatto che i propri investimenti dovrebbero avere un impatto positivo sul mondo, con un aumento di 3 punti percentuali rispetto al 75% dello scorso anno.
Nuove evidenze
- Moderato ottimismo per la gestione del cambiamento climatico: Il 51% degli investitori è ottimista sul fatto che l’umanità sarà in grado di gestire il cambiamento climatico attraverso l’innovazione tecnologica, mentre il 47% ha fiducia nel potere delle soluzioni basate sulla natura.
- I Millennials sono più consapevoli di altre fasce d’età. quasi uno su quattro dei Millennials afferma di avere una conoscenza sofisticata del concetto di economia a emissioni nette zero, mentre il 21% afferma lo stesso per l’economia a emissioni nette positive. I Millennials sono anche più informati e più ottimisti sulle soluzioni alla triplice crisi planetaria.
- Deficit di conoscenza: solo il 18% degli intervistati dichiara di avere una conoscenza sofisticata o buona delle soluzioni basate sulla natura, mentre il 20% sostiene lo stesso per il capitale naturale. Inoltre, meno del 20% degli intervistati ha una buona conoscenza del concetto di “tripla crisi planetaria, la crisi che riguarda il clima, la biodiversità e il degrado dei suoli.
- La biodiversità è importante (anche) per il portafoglio: il 41% concorda sul fatto che includere le considerazioni sulla biodiversità nelle decisioni di investimento aumenterebbe i rendimenti del portafoglio, mentre oltre il 60% ritiene che ridurrebbe i rischi legati alla natura.