Trump ha firmato l’ordine esecutivo chiedendo la revoca l’immunità legale per i social media
Cosa succede ai rendimenti dei titoli di Stato americani nei cinque minuti successivi al lancio di un tweet di Trump
Più tweet scrive il presidente americano e peggio si comportano i mercati
A tutte queste bisogna aggiungerne una: i tweet di Donald Trump. La presenza costante e poco istituzionale di Trump sul social network dei messaggi brevi ha creato non poche ripercussioni sui mercati finanziari. La potenza di un tweet del tycoon è incontrollabile, e ne sanno qualcosa i trader.
Trump ha firmato l’ordine esecutivo chiedendo la revoca del section 230 del Communications Decency Act con cui dichiara ufficialmente guerra ai social media. La decisione arriva dopo la polemica con Twitter: con questa decisione Trump prevede che venga eliminata l’immunità legale per le cause relative ai contenuti pubblicati sulle piattaforme social. Sulla base di quanto emerso da una prima bozza, che potrebbe comunque subire qualche modifica, verrebbe così ridotta la discrezionalità con cui le singole società, come Facebook o Twitter, possono limitare la libertà di parola di ogni utente. Il caso a cui si fa riferimento è, per esempio, quello della cancellazione di un post o della sospensione di un account. Nelle scorse settimane Twitter, ha fatto il fact-checking sui cinguettii del presidente americano giudicando le sue dichiarazioni “infondate” e di conseguenza ha etichettato come non veritieri due post del presidente degli Stati Uniti, scatenando la sua ira. Immediata la reazione del tycoon contro la sua piattaforma social preferita. Twitter “interferisce nelle presidenziali del 2020 – ha tuonato – sopprime la libertà di espressione ed io come presidente non consentirò che accada”. A meno di sei mesi dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, lo scorso 11 maggio Twitter aveva fatto sapere che avrebbe allertato contro la possibile disinformazione, impedendo l’utilizzo della sua piattaforma per “manipolare o interferire nelle elezioni o in altri processi civici”.
“Posso arrivare a 186 milioni di persone se si sommano i miei follower su Twitter, Facebook e Instagram. Sono molte persone, più di quelle che leggono la stampa”, ha aggiunto il tycoon appena firmato l’ordine esecutivo. “Crediamo che la guerra tra Donald Trump e Twitter possa essere di difficilmente gestibile per il presidente degli Stati Uniti che aveva scelto il social media come primo mezzo di comunicazione delle posizioni della Casa Bianca – ha commentato Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia – Lo scorso venerdì il leader politico degli Stati Uniti si è apertamente schierato contro l’azienda di Jack Dorsey, chiedendo la revoca del section 230 del Communications Decency Act che prevede l’immunità legale per i social media. Inevitabilmente le minacce di Donald Trump di chiudere Twitter o di eliminare il section 230 provocano un forte ribasso delle quotazioni del gruppo. Twitter ha perso nelle ultime 3 sedute quasi 10 punti percentuali, male anche Facebook con una flessione del 3%. Questa decisione di Trump avrà inevitabilmente ripercussioni anche sulla campagna per le elezioni presidenziali del prossimo autunno perché per Trump Twitter era il mezzo ideale per promuovere la propaganda repubblicana contro Biden e sfruttare in campagna elettorale una dura posizione contro la Cina per raccogliere consensi”.
L’impatto dei tweet di Trump sui mercati
Tanto è il desiderio del presidente americano di dire ciò che pensa (spesso, senza pensare a quello che dice) su Twitter, che che Jp Morgan ha deciso di lanciare, alcuni mesi fa, un indice specifico per misurare l’impatto dei tweet di Trump nei mercati: “Il Volfefe index, (chiamato così riferendosi a un errore che Trump fece in una frase diventata poi virale nel 2017). Guardando a quel che succede ai rendimenti dei titoli di Stato americani nei cinque minuti successivi al lancio di un tweet, l’indice Volfefe – in un orizzonte temporale di un mese mobile – calcola le probabilità che un suo tweet sia “market mover”. Gli analisti di JP Morgan hanno visto come effettivamente ci sia una correlazione, soprattutto quando si va sulle scadenze un po’ più brevi della curva (due e cinque anni) piuttosto che sui titoli decennali. “Ci sono maggiori probabilità che i prezzi dei Treasury si muovano quando il presidente inserisce nei suoi cinguettii le parole ‘China,’ ‘billion,’ ‘products,’ ‘democrats,’ e ‘great’. Segnali del fatto che si parli di politica commerciale (la guerra dei dazi alla Cina) o monetaria”. Secondo la stessa fonte, nello scorso anno, ben 146 dei messaggi del presidente sono riusciti a produrre un forte impatto sul mercato, nel bene e nel male. Trump tende a pubblicare la maggior parte dei suoi messaggi a metà sessione a Wall Street, il che ha un impatto maggiore sui mercati dei futures obbligazionari rispetto alle azioni.
Ma Jp Morgan non è stato il solo ad analizzare l’impatto dell’attività del presidente americano sui mercati, lo ha fatto anche Bank of America Merill Lynch, concludendo che i giorni in cui Trump twitta meno (meno di cinque messaggi al giorno) , il mercato reagisce bene perché di solito ha un rendimento positivo, e al contrario, più scrive e peggio si comportano i mercati. I tweet hanno contribuito alla volatilità, dalla Cina alla politica della Fed e alla politica fiscale. “Dal 2016, i giorni con più di 35 tweet del presidente Trump hanno registrato rendimenti negativi (-9 punti base), mentre i giorni con meno di cinque tweet hanno registrato rendimenti positivi (oltre 5 punti base), statisticamente significativi”, affermano presso Bank of America Merrill Lynch.