Quest’anno lo stimolo fiscale da 100 miliardi di euro farà balzare il rapporto deficit/pil italiano al 10,9%, contro l’1,6% del 2019
L’utilizzo del 70% del Next Generation Eu potrebbe determinare un impatto positivo di 1,7 punti percentuali sul pil nazionale nei prossimi tre anni
Confesercenti: “bisogna dare nuove certezze alle famiglie e ai lavoratori e sostenere la ripartenza delle imprese, in particolare delle piccole attività”
Dopo un primo semestre di record negativi, l’Italia sta entrando ufficialmente in una fase di ripresa. Secondo un’analisi di Prometeia, il rimbalzo post-lockdown sta superando le attese e permetterà al prodotto interno lordo italiano di chiudere l’anno “solo” al -9,6%. Ma per parlare di una reale ripresa e recuperare i livelli precedenti allo scoppio della pandemia bisognerà attendere il 2023.
I settori più colpiti, quali l’alloggio, la ristorazione e l’intrattenimento, si preparano a una caduta del valore aggiunto compresa tra il 30 e il 35%, ma risultano penalizzate anche le telecomunicazioni, l’utility e l’intermediazione finanziaria. Nell’ambito dell’industria, l’automotive registrerà il crollo peggiore, mentre farmaceutica e alimentare godranno delle performance migliori. Intanto, nel mese di settembre tutti i settori sono stati caratterizzati da un miglioramento della fiducia, sebbene con intensità diverse. Stando agli ultimi dati diffusi dall’
Istituto nazionale di statistica, nel settore manifatturiero l’indice è salito da 87,1 a 92,1 mentre nelle costruzioni si parla di una crescita da 132,6 a 138,6. Lo stesso vale per i servizi, dove l’indice sale da 75,1 a 88,8, mentre risulta essere più contenuta la crescita nel commercio al dettaglio (da 94,3 a 97,4). “Gli italiani iniziano a percepire un miglioramento della situazione, seppure ancora all’interno di uno scenario di crisi – commenta l’Ufficio economico Confesercenti – Un tenue segnale di recupero che, però, è reso più fragile dalle incertezze legate al futuro, in primo luogo sull’evoluzione dei contagi e della crisi sanitaria”.
Secondo l’associazione che rappresenta le imprese italiane del commercio, del turismo, dei servizi, dell’artigianato e della piccola industria, resta particolarmente grave la situazione di piccoli negozi ed esercizi pubblici turistici che, oltre ad aver subito gli effetti più acuti dello shock epidemiologico, stanno scontando anche una ripresa lenta dei consumi nel post-lockdown. “In questo quadro – conclude l’Ufficio economico Confesercenti – è essenziale utilizzare al meglio le risorse del Recovery Fund, bisogna dare nuove certezze alle famiglie e ai lavoratori e sostenere la ripartenza delle imprese, in particolare delle piccole attività, attraverso un grande piano di sostegno e di riconversione e digitalizzazione che permetta al tessuto imprenditoriale di ristrutturarsi per tornare a crescere e creare nuovo lavoro”.
Dopo le misure messe in campo dal governo italiano, per uno stimolo fiscale da 100 miliardi di euro che farà balzare il rapporto deficit/pil al 10,9%, gli occhi sono ora puntati infatti sui fondi europei, che per l’Italia ammontano a 207 miliardi di euro tra il 2021 e il 2027. Stando alle stime di Prometeia, un atteso utilizzo del 70% del Next Generation Eu (pari a 145 miliardi) potrebbe determinare
un impatto positivo di 1,7 punti percentuali sul pil nazionale al 2023. Dato tuttavia “il probabile mismatch temporale tra impegni di spesa e disponibilità dei fondi del Next Generation Eu all’inizio del prossimo anno”, spiegano i ricercatori, per l’Italia sarebbe opportuno accedere anche al Mes, “che permetterebbe di risparmiare in spesa per interessi”.
Spostando lo sguardo sul resto del mondo, il quadro risulta essere tendenzialmente in miglioramento sulla stessa linea d’onda del Belpaese, ma il recente aumento del numero dei contagi frena l’ottimismo. I paesi emergenti, in particolare, stanno vivendo secondo Prometeia “una recessione più profonda di quanto prospettato fino a pochi mesi fa”, basti pensare che solo per l’India è attesa una contrazione della crescita economica del -13,5%. Negli Stati Uniti, invece, gli stimoli fiscali e monetari hanno non solo sostenuto la domanda ma anche una ricomposizione della spesa delle famiglie. L’unica delle grandi economie per la quale è attesa una chiusura dell’anno con il segno più è la Cina (+1,6%), ma resta alta la concentrazione sui rischi legati alle tensioni commerciali con i paesi a stelle e strisce.
Quest’anno lo stimolo fiscale da 100 miliardi di euro farà balzare il rapporto deficit/pil italiano al 10,9%, contro l’1,6% del 2019L’utilizzo del 70% del Next Generation Eu potrebbe determinare un impatto positivo di 1,7 punti percentuali sul pil nazionale nei prossimi tre anniConfesercenti: “bisog…