Sanzioni Russia: l'occasione per un sistema fiscale più trasparente?

Nicola Dimitri
7.3.2022
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La crisi Ucraina è il pretesto per saldare la cooperazione internazionale contro l'evasione e l'elusione fiscale e il dirottamento di capitali verso giurisdizioni off-shore

Gli Usa e l’Ue hanno attivato una task force per individuare i beni degli oligarchi da congelare e per ostacolare le transazioni verso la Russia

Gli sforzi internazionali messi in campo per sanzionare gli oligarchi russi, mettono in discussione, tra le altre cose, le norme a tutela del segreto finanziario introdotte dagli stessi Stati sanzionanti

In un mondo globalizzato, caratterizzato dall'integrazione dei mercati e della finanza, la gestione delle sanzioni alla Russia diviene questione che esorbita dai confini della Federazione per interessare un numero indecifrabile di attori: Stati, enti economici pubblici e privati, individui.
In effetti, come fosse un effetto domino, il congelamento dei beni agli oligarchi russi approvato dall'Ue e dagli Usa, genera e continuerà a produrre effetti negativi anche sull'economia degli Stati sanzionanti, i quali si riscoprono detentori proprio di quell'enorme quantità di denaro e beni di cui vanno alla caccia e che pure loro stessi, ora, sanzionano.
In questi termini, si vengono a profilare i presupposti di un paradosso, come ha messo in evidenza il think thank Tax Justice Network: gli Stati che adottano misure restrittive tese a sanzionare gli oligarchi russi non fanno altro che prendere provvedimenti contro i loro stessi interessi o, quanto meno, contro le norme e le procedure che essi stessi hanno attivato e tollerato per anni, applicando il segreto finanziario e introducendo misure non sempre trasparenti dal punto di vista fiscale per favorire il trasferimento di capitali di Hnwi e miliardari (anche russi).

In buona sostanza, gli Stati che adottano sanzioni, ora, remano contro le regole a tutela della segretezza finanziaria o dei servizi per le società off-shore che questi stessi hanno istituito, e di cui le élite vicine al Cremlino per anni si sono servite.

Le sanzioni agli oligarchi di cui si sta occupa la Task Force Usa KleptoCapture e la Transatlantic Task Force della Commissione europea, pertanto, dovrebbero innescare un ripensamento tout court di quelle previsioni, pur lecite, che inserite negli ordinamenti di molti Stati Ue e Usa, nei fatti, hanno consentito a molti individui di eludere le norme fiscali e detenere segretamente la propria ricchezza al riparo dalle autorità (si pensi alle procedure per il rilascio dei visti d'oro).

A tal proposito, Tax Justice Network ha individuato alcune strategie che, per il tramite delle task force attivate, potrebbero nel medio periodo far emergere la ricchezza che molti soggetti, oligarchi e non, tendono ad occultare agli Stati di residenza per trasferirla verso paradisi fiscali o giurisdizioni a fiscalità agevolata: si stima, in effetti, che circa 10.000 miliardi di dollari siano detenuti in modo anonimo offshore da individui facoltosi e oltre 1.000 miliardi di dollari di profitti vengono trasferiti dalle multinazionali oltre i confini ogni anno, in gran parte attraverso l'uso di società di comodo.
La decisione di attivare una task force transatlantica (Usa e Ue) volta a scoprire la titolarità effettiva dei beni e delle società degli oligarchi russi è un'opportunità senza precedenti per creare un sistema internazionale coeso e orientato a garantire la trasparenza fiscale e finanziaria: un simile impegno, sottolinea Tax Justice Network porterebbe benefici non contingenti, che andrebbero ben oltre la crisi Ucraina in atto. Implementare nuove regole sulla trasparenza fiscale e finanziaria permetterebbe di rispondere ad esigenze antiche ma ancora inappagate, quali la necessità di arrestare l'evasione e l'elusione fiscale.

In effetti, gli attuali sforzi per identificare, rintracciare e congelare i beni delle società e degli oligarchi russi sanzionati sono gravemente ostacolati proprio dalle leggi sulla segretezza e dai disallineamenti tra i diversi ordinamenti fiscali che favoriscono una pianificazione fiscale aggressiva e facilitano gli abusi fiscali.

Ebbene, per individuare – oggi – i beni che gli oligarchi cercano di occultare per sottrarsi alle sanzioni e, in generale, per costruire nel prossimo futuro un sistema di cooperazione internazionale per la trasparenza fiscale, gli Stati Uniti e l'Ue, secondo Tax Justice Network, dovrebbero richiedere, tra le altre cose, a Swift di condividere le registrazioni di tutte le transazioni bancarie transfrontaliere effettuate negli ultimi 60 giorni. In questo modo, potrebbero essere identificati i beni di qualsiasi persona sanzionata, come pure i prestanome o le società veicolo legate alle persone sanzionate.

Inoltre, sottolinea il report in commento, occorrerebbe investire ancora di più sulla condivisione dei dati, ad esempio creando una lista comune (tra gli Stati sanzionanti) dei dati patrimoniali, delle società attive, dei trust, delle fiduciarie, degli asset (crypto asset, yacht ecc) riconducibili a determinati soggetti listati, per facilitare l'individuazione dei beneficiari effettivi.

In buona sostanza, in questo momento di sconvolgimenti sociali ed economici, c'è il pretesto per creare un sistema finanziario e fiscale più trasparente.
Redattore e coordinatore dell'area Fiscal & Legal di We Wealth. In precedenza ha lavorato nell'ambito del diritto tributario e della fiscalità internazionale presso primari studi legali

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