Russia a rischio default? Le possibili conseguenze

15.3.2022
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Secondo le agenzie di rating, la Russia è sull'orlo di un imminente default sul suo debito estero. Tuttavia, per gli analisti, un contagio sui mercati finanziari in stile 1998 è improbabile
Secondo il Financial Times, la Russia è a forte rischio default. Mercoledì scadranno due obbligazioni denominate in valuta estere, con interessi pari a 117 milioni di dollari
Dei 38,5 miliardi di dollari di obbligazioni in valuta estera della Russia circa 20 miliardi sono di proprietà di investitori stranieri
Bassi livelli debito e entrate costanti date le ampie esportazioni di petrolio e gas. Questo era quello che vedevano gli investitori nella Russia fino a poco tempo fa, prima che Putin decidesse di invadere l'Ucraina. Le sanzioni a Mosca senza precedenti, volte a tagliare la Russia fuori dal sistema finanziario globale, hanno però cambiato tutto. Tant'è che i mercati del paese sono in caduta libera e si fanno sempre più consistenti le voci su un possibile default da parte del Cremlino sul debito estero: l'ultima volta risale alla Rivoluzione Russa, più di cento anni fa.
Come riporta il Financial Times, la Russia deve effettuare due pagamenti di interessi sulle sue obbligazioni in dollari mercoledì, ma non è chiaro se gli investitori occidentali riceveranno effettivamente il loro denaro. Gli interessi ammontano a 117 milioni di dollari ed è fissato un periodo di “grazia” di 30 giorni entro cui onorare il debito. Il ministero delle finanze, lunedì ha rassicurato che i pagamenti saranno corrisposti, ma al contempo ha affermato che le sanzioni stanno inducendo un “default artificiale”. Default che, tra l'altro, è già ampiamente prezzato dal mercato. Le obbligazioni estere della Russia sono scambiate a circa il 20% del loro valore nominale - un livello che suggerisce una scarsa fiducia di essere rimborsate. Le agenzie di rating, che fino alla fine di febbraio assegnavano alla Russia lo status di investment grade, l'hanno ridotta al livello più basso di "junk bond", con Fitch Ratings che è dell'avviso che un default sia "imminente".
Un possibile scenario è quello che la Russia onori il suo debito non in dollari, ma bensì in rubli. Antonov Siluanov, ministro delle Finanze, non ci vedrebbe nulla di male, dato che le sanzioni hanno congelato quasi la metà dei 643 miliardi di dollari di riserve in valuta estera. Tuttavia, se così fosse, per gli investitori esteri si tratterebbe comunque di un default. Non si tratta solo del fato che il rublo abbia perso gran parte del suo valore nelle ultime settimane. Sei delle 15 obbligazioni russe denominate in dollari o in euro contengono infatti una clausola di "ripiego" che permette il rimborso in rubli, ma tra queste non compaiono le due obbligazioni con cedole in scadenza mercoledì. Inoltre sarebbe impossibile per gli investitori creare conti bancari russi per ricevere pagamenti in rubli.
Mosca pagherà?
Un possibile scenario è quello che la Russia onori il suo debito non in dollari, ma bensì in rubli. Antonov Siluanov, ministro delle Finanze, non ci vedrebbe nulla di male, dato che le sanzioni hanno congelato quasi la metà dei 643 miliardi di dollari di riserve in valuta estera. Tuttavia, se così fosse, per gli investitori esteri si tratterebbe comunque di un default. Non si tratta solo del fato che il rublo abbia perso gran parte del suo valore nelle ultime settimane. Sei delle 15 obbligazioni russe denominate in dollari o in euro contengono infatti una clausola di "ripiego" che permette il rimborso in rubli, ma tra queste non compaiono le due obbligazioni con cedole in scadenza mercoledì. Inoltre sarebbe impossibile per gli investitori creare conti bancari russi per ricevere pagamenti in rubli.
Quanto debito è in gioco e chi lo detiene?
I pagamenti di mercoledì riguardano direttamente i 38,5 miliardi di dollari di obbligazioni in valuta estera della Russia, di cui circa 20 miliardi sono di proprietà di investitori stranieri. Ma gli stranieri detengono anche circa il 20% del debito in valuta locale di Mosca - che ammontava a circa 200 miliardi di dollari prima che la guerra provocasse un crollo del valore del rublo e rendesse le obbligazioni praticamente non commerciabili.
Cosa succederà se sarà default?
Di solito, un default è seguito da un periodo di negoziazione tra un governo e i suoi obbligazionisti per raggiungere un accordo sulla ristrutturazione del debito. Ciò avviene con emissioni di nuove obbligazioni, pagamenti di interessi più bassi, piani di rimborso più lunghi. Una ristrutturazione "normale" sembra però improbabile nel caso della Russia. Le sanzioni sono progettate per bloccare il paese fuori dai mercati obbligazionari globali e la partecipazione degli investitori occidentali in qualsiasi nuova vendita di debito è vietata. Dunque per gli investitori non resta che attendere e sperare che un'eventuale diminuzione del conflitto in Ucraina porti ad un allentamento delle sanzioni. Un'altra speranza diffusa è che il defualt inneschi un pagamento sui credit-default swap - derivati simili alle assicurazioni usati per proteggersi dalle insolvenze. La decisione sarà presa da un "comitato di determinazione" dell'industria finanziaria, composto da rappresentanti di grandi banche e gestori attivi nel mercato dei Cds.
Un default scatenerà una crisi finanziaria?
Le conseguenze dell'ultimo default della Russia nel 1998 incombono. La decisione di allora di svalutare il rublo e di non onorare il debito locale mandò onde d'urto attraverso i mercati finanziari, portando al quasi crollo del fondo speculativo americano Long Term Capital Management e al suo salvataggio da parte di un consorzio di banche. Ad ogni modo, anche allora, la Russia continuò a pagare le sue obbligazioni in dollari. L'ultimo default estero risale infatti al 1918, quando il regime bolscevico dopo la rivoluzione russa decise di non farsi carico dei debiti dell'era zarista.
Gli analisti sono relativamente fiduciosi che una ripetizione del 1998 possa essere evitata. Nikolaos Panigirtzoglou di JPMorgan, interpellato dal Ft, fa notare che gli investitori stranieri e le banche hanno già tagliato la loro esposizione alla Russia dopo l'annessione della Crimea del 2014, a differenza della metà degli anni '90, quando i fondi ad alta leva si stavano caricando di asset russi. Finora, l'invasione dell'Ucraina ha innescato solo un modesto contagio in altri mercati emergenti. A preoccupare maggiormente sono le tensioni, già abbondantemente in atto, sulle materie prime, che potrebbero avere ripercussioni molto severe sull'economia globale.