La popolazione mondiale degli ultra high net worth individual (hnwi, coloro che hanno un reddito personale disponibile di almeno un milione di dollari) si è accresciuta del 7,8% nel 2021, mentre la loro ricchezza è aumentata dell’8%. Non sorprende: lo scorso anno i mercati azionari hanno performato in maniera eccellente, grazie alla ripresa delle economie in piena euforia post pandemica e grazie al supporto delle banche centrali. Lo espone l’ultimo wealth report di Capgemini, da cui emerge pure che, nello scacchiere della ricchezza mondiale, l’Europa ha superato l’Asia. In che senso? Con il suo +6,7% di individui hnwi e il +7,5% di patrimonio, il Vecchio continente ha superato in velocità di crescita l’Asia (+4,2% numero di ricchi, +5,4% accrescimento patrimoniale), scivolata al terzo posto. Al numero uno resta il Nord America, in cui i ricchi sono aumentati del 13,2%, con un aumento della loro ricchezza (13,8%). La società di consulenza ha svolto l’indagine su un campione di 2973 hnwi rappresentanti 71 diversi mercati.
Da soli, Stati Uniti, Giappone, Germania e Cina accoglievano nel 2021 il 63,6% della popolazione hnwi globale, in aumento dello 0,7% rispetto al 2020. Sarà interessante notare, nell’edizione 2023 dell’indagine, in che modo il conflitto russo-ucraino avrà influito sulla distribuzione globale della ricchezza.
Chi era più ricco, nel 2021 ha accresciuto più velocemente degli altri ricchi le proprie ricchezze.
Per esempio:
i milionari cosiddetti “next door” (patrimonio fra 1 e 5 milioni di dollari) sono aumentati del 7,7% hanno visto il loro patrimonio aumentare del 7,8%;
i “mid-tier” (fra 5 e 30 milioni) sono aumentati dell’8,5%, con una crescita della loro ricchezza dell’8,4%;
gli ultra hnwi (oltre 30 milioni di dollari) sono aumentati in numero più di tutti (+9,6%) nel numero e dell’8,1% nelle consistenze patrimoniali.
È interessante notare che la popolazione delle persone più abbienti del pianeta si sia evoluta, diventando più inclusiva: sono aumentate le donne, le minoranze LGBTQ+, i millennial e i giovanissimi gen Z, tutti interessati ad avvalersi dei servizi di wealth management. La natura sempre più composita degli hnwi ha incrementato la concorrenza nel settore, spingendo molti componenti a preferire wealth manager magari più piccoli, ma maggiormente attenti alle loro esigenze:
- Le donne erediteranno il 70% della ricchezza globale nelle prossime due generazioni. Cercano società con commissioni trasparenti e attenzione alla sicurezza dei dati, in grado al contempo di offrire servizi di formazione su come far crescere il patrimonio.
- Il 39% dei millennial hnwi ha cambiato gestore di servizi patrimoniali nell’ultimo anno a causa della mancanza di trasparenza, preferendo wealth manager più competenti nell’interazione digitale e nella formazione.
- Grazie al boom di unicorni (dovuto ai massicci investimenti di vc) si è venuto a creare un gruppo esclusivo di ultra ricchi estremamente formati nel tech, quasi raddoppiato nel numero: si è passati da 586 individui a 1058. Il fintech è la categoria che è cresciuta di più (+21%), seguita dai servizi informatici (+18%) e dall’e-commerce (11%). Dal report risulta che solo il 27% degli asset manager dichiara di rivolgersi attivamente a questi potenziali clienti.
Secondo il report, per conquistare questo segmento di clientela, le società di gestione patrimoniale dovrebbero puntare a una maggiore personalizzazione dell’offerta, oltre che instaurare un rapporto collaborativo, di fiducia, attraverso la creazione di ecosistemi, soluzioni digitali complete, con maggiore attenzione alle diversità nella selezione del personale.
Un altro punto del report evidenzia che il settore della gestione patrimoniale sta attraversando una fase di diversificazione delle scelte di investimento, dal Sustainable Investing (SI) alla crescente diffusione degli asset digitali. La rilevanza dei fattori Esg nelle scelte di investimento continua a crescere. A livello globale, per il 55% degli hnwi è fondamentale investire in operazioni a impatto Esg positivo. Tuttavia, nonostante il 64% degli hnwi abbia richiesto di poter consultare i punteggi Esg per conoscere l’impatto sociale di un fondo, il 40% dei gestori patrimoniali ha faticato nel dimostrare l’effettivo impatto Esg di un investimento.
Quali saranno le prospettive di investimento nel 2022? Il rapporto arriva fino a gennaio di quest’anno (l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha avuto inizio il 24 febbraio 2022). A inizio anno, questa era la partizione dei portafogli attesa dei più ricchi del pianeta:
Liquidità e strumenti equivalenti 24%
Reddito fisso 18%
Immobiliare 15%
Azioni 29%
Investimenti alternativi 14%
Dal raffronto con gli anni passati si può notare che la quota di patrimonio investito in investimenti alternativi è aumentata, passando dal 9% del gennaio 2018 al 14% del gennaio 2022. Trend crescente anche per le obbligazioni.
«L’afflusso di nuove modalità di investimento, come quello sostenibile e gli asset digitali, sta avendo un impatto decisivo sul settore del wealth management. Le società di gestione patrimoniale devono essere tempestive nel fornire aggiornamenti su queste tendenze per fidelizzare i propri clienti», commenta Lorenzo Busca, FS digital innovation practice leader di Capgemini in Italia. «Inoltre, con l’avvento della nuova era degli asset digitali, le società di wealth management devono sfruttare le partnership con gli ecosistemi per dare priorità a un portfolio digitale diversificato da proporre ai clienti». A tal proposito, il report rileva che
sempre più wealth manager stanno introducendo la figura del chief customer officer (cco), al fine di coltivare la relazione con i clienti e di sfruttare al meglio le possibilità offerte dalle tecnologie digitali. Questa nuova figura servirà a sviluppare un ecosistema inclusivo della clientela, a vantaggio di una personalizzazione sempre maggiore del servizio.