Il primo taglio che una banca centrale effettua ha una sorta di funzione ‘assicurativa’. E’ come dire agli investitori e ai consumatori: ‘siate pronti, potrebbe arrivare la recessione’. Ma il vero motivo sottostante gli ultimi tagli, sia della Fed che della Bce, è spesso taciuto
Il ciclo economico attuale resta in fase espansiva e i tagli attuali sono quindi sicuramente inusuali. La parola chiave, piuttosto, dovrebbe essere solo stabilità. Siamo all’inizio della temuta trappola di liquidità
Ed ecco le possibili soluzioni prospettate da Hans-Jörg Naumer
L’insostenibile leggerezza dei tagli
“Il taglio Fed arriva in un momento in cui l’economia Usa è ancora in forma. Le cifre mostrano che tutt’ora l’economia americana produce al suo potenziale pieno. Probabilmente la recessione negli Usa arriverà nel 2020, o meglio c’è il 20% di possibilità che ciò accada”. Esordisce così Hans-Jörg Naumer, global head of capital markets & thematic research di Allianz Global Investors in una chiacchierata milanese con We Wealth. Dopo il taglio di luglio, il primo in 10 anni, ci si chiede perché la Fed abbia reagito ancora. “Dopo i rialzi, si era presa una pausa lo scorso anno , per poi tornare ad agire quest’anno. Il fatto è che il primo taglio che una banca centrale effettua ha una sorta di funzione ‘assicurativa’. E’ come dire agli investitori e ai consumatori: ‘siate pronti, potrebbe arrivare la recessione’”.
Ma il vero motivo sottostante gli ultimi tagli, sia della Fed che della Bce, è spesso taciuto. Si tratta della sottesa guerra valutaria in atto fra Stati Uniti ed Europa. L’operazione di Draghi, ad esempio, ha avuto come conseguenza anche quella di mantenere fisso il tasso di cambio fra euro e dollaro. La guerra valutaria attuale è infatti quella fra euro e dollaro, due valute paragonabili. La Cina questa volta non c’entra. Il reminbi del resto non fluttua liberamente, essendo manovrato a piacimento dalla Banca centrale della Repubblica Popolare Cinese, non un ente indipendente ma politico: “la PBoC non è che una cassetta degli attrezzi”.
Ciclo in espansione, rendimenti negativi e (possibili) soluzioni alla trappola della liquidità
Il ciclo economico attuale resta in fase espansiva e i tagli attuali sono quindi sicuramente inusuali. La parola chiave, piuttosto, dovrebbe essere solo stabilità. “Ciò che conta è tenere stretto il premio al rischio, mantenere stabile l’economia, stabilizzare la crescita nell’Eurozona”. Siamo all’inizio della trappola di liquidità. La gente comincia a investire di meno a causa dei rendimenti negativi. Soluzioni? E’ tempo: gli investimenti globali si sono già ridotti un pochino a causa dei rischi geopolitici. Dal canto suo il risparmio privato resta molto elevato, anche con rendimenti negativi. In Italia, ad esempio, è così per il 14% del debito sovrano, ormai.
I consumatori però non hanno iniziato a consumare di più, ed è pienamente comprensibile. L’aspettativa di vita resta infatti elevata “e non è collegata all’andamento dei rendimenti”. La gente per questo è riluttante a spendere di più e l’importanza del risparmio è percepita più forte che mai. L’economista perciò non saluta con favore gli ultimi tagli dei tassi, ritenuti decisamente “eccessivi”. Adesso, ci si dovrebbe fermare. La trappola della liquidità è uno spauracchio da evitare [quando i tassi di interesse sono vicino a zero o negativi, la politica monetaria non riesce più ad esercitare alcuna influenza sull’economia. E se i consumatori non spendono, magari per mancanza di fiducia, le stesse non possono ulteriormente abbassare i tassi di interesse per incentivare i consumi, ecco perché servono soluzioni per i rendimenti negativi, ndr]. Dopo le ultime mosse della Bce, le attuali aspettative sull’inflazione sono “intrappolate” di qui a cinque anni, dicono gli analisti.
Implicazioni per il wealth management. Il ritorno della gestione attiva
Quali sono i fattori principali che plasmeranno il wealth management? Innanzitutto, quello legato ai rischi geopolitici: la disputa fra vecchie e nuove superpotenze. Le frizioni geopolitiche sono destinate a permanere negli scenari futuri, con effetto durevole sulla crescita economica e la volatilità degli asset.
Quando è che finirà la guerra commerciale? Una sola telefonata fra Washington e Pechino viene salutata come risolutiva, ma non è così. La nuova Via della Seta non è una questione di dazi, tariffe, soia transgenica. E’ una questione di predominio politico e commerciale a livello globale. La competizione si gioca sul terreno del tech, della intelligenza artificiale.
In questo contesto assurdo di rendimenti negativi va ricercata la gestione attiva. Bisogna assolutamente restare investiti in azioni sul medio lungo periodo, con grande diversificazione. Si tratta di una grande sfida per i gestori di portafoglio. Gli investitori devono venire fuori dalla palude dei rendimenti negativi. Da dove partire, allora? L’Europa è un buon punto di partenza. Qui i dividendi sono buoni. Essi sono “un airbag per il portafoglio”. Poi, bisogna cavalcare i megatrend. Spostarsi da paese a paese, da settore a settore. Su tutti, ribadisce Hans Jorg, bisogna collocarsi sull’intelligenza artificiale.