Nel primi sei medi del 2022 i fondi obbligazionari hanno registrato il peggior semestre di sempre, con deflussi per più di 84 miliardi di dollari
“Crediamo che non sia ancora arrivato il momento di investire sul mercato obbligazionario europeo. La principale ragione è che ci aspettiamo ulteriori significativi rialzi dei tassi di interesse da parte della Bce” spiega Filippo Diodovich
“Per un investitore europeo è raccomandabile investire in strumenti semplici che neutralizzino al loro interno il rischio di cambio” commenta Edoardo Fusco Femiano
Le incertezze economiche e geopolitiche non hanno risparmiato neanche il comparto obbligazionario. Di fronte ai grandi ribassi di Wall Street, anche il reddito fisso non è stato infatti in grado di reggere l’urto di inflazione e rialzo dei tassi. Tant’è che i fondi obbligazionari, in termini di flussi, hanno registrato il peggiore semestre di sempre. La fuga degli investitori dai bond, però, di fronte a rendimenti sempre più interessanti, potrebbe presto finire. È il momento di tornare a investire sull’obbligazionario?
Il peggior semestre di sempre
Stando ai dati di Morningstar, a giugno gli investitori hanno prelevato 28,4 miliardi di euro dai fondi a reddito fisso: il quinto mese negativo consecutivo e il secondo peggior risultato mensile dallo scoppio della pandemia. La maggior parte di questi deflussi ha riguardato fondi esposti a obbligazioni in euro a brevissimo termine, obbligazioni ad alto rendimento e obbligazioni globali dei mercati emergenti emesse in dollari. Con 84 miliardi di euro di deflussi netti, la prima metà del 2022 ha segnato il peggior semestre di sempre per i fondi a reddito fisso in termini assoluti e il settimo peggiore in termini di crescita organica.
In fuga da (tutti) i bond
Come si spiega questa fuga degli investitori dai bond? Secondo Edoardo Fusco Femiano, fondatore di DLD Capital Scf, la crisi che sta vivendo il comparto obbligazionario è differente da quella degli ultimi anni. “Tradizionalmente l’allargamento degli spread in questi anni è stato associato al verificarsi di particolari eventi sistemici e rappresentava in buona sostanza una reazione di estremo nervosismo del comparto del credito al quale faceva seguito l’intervento delle banche centrali, pronte a ristabilire le condizioni liquidità preesistenti In aggiunta, in quelle circostanze la sofferenza del credito era limitata al comparto corporate e high yield mentre, diversamente, i titoli di stato, Bund e soprattutto Treasuries USA, fungevano da bene rifugio e da stabilizzatore del portafoglio” spiega Fusco Femiano che osserva: “Al contrario, la correzione attuale è stata molto più profonda perché associata ad un fenomeno che non osservavamo da 40 anni: un alto livello d’inflazione. In un simile contesto, anche i titoli di stato, compresi Bund e Treasuries, sono stati oggetto di un violento “repricing”, perché in risposta ad un mutato quadro macroeconomico di fondo”.
È il momento di investire?
Secondo gli analisti, i deflussi potrebbero continuare anche nella seconda parte dell’anno e dunque, almeno per il momento, il consiglio è di portare ancora pazienza. “Crediamo che non sia ancora arrivato il momento di investire sul mercato obbligazionario europeo. La principale ragione è che ci aspettiamo ulteriori significativi rialzi dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea. L’aumento del costo del denaro, necessario per porre un freno alle crescenti pressioni inflazionistiche, alzerà ulteriormente i rendimenti dei bond europei, almeno per tutto il secondo semestre” commenta Filippo Diodovich, senior strategist di Ig che continua: “Sarà poi anche da verificare l’efficacia del nuovo piano anti-frammentazione promosso dalla Bce. In caso di debolezza del nuovo strumento potremmo assistere a un ulteriore crescita dei rendimenti dei bond italiani e un conseguente crollo dei prezzi delle obbligazioni”.
Le opportunità sull’obbligazionario
Anche per Fusco Femiano, le prospettive a breve per le obbligazioni non sono positive: “L’obbligazionario ad oggi non offre rendimenti interessanti, a meno non si accettino rischi di credito e di duration molto significativi. Non stupisce infatti che, ancora oggi, la volatilità sul comparto obbligazionario sia ancora molto alta: gli investitori stanno infatti cercando di comprendere cosa attendersi dalle banche centrali in quadro in cui l’inflazione è ancora lontana dall’essere un problema risolto” spiega il fondatore di DLD Capital Scf che conclude: “In linea generale, troviamo del valore sui Treasuries sulla parte a medio e a lungo termine della curva dei rendimenti e su alcuni titoli del comparto assicurativo, dove in ogni caso è necessario accettare ad oggi una duration compresa tra 6 ed 8 anni. Per un investitore europeo è raccomandabile investire in strumenti semplici e che, in ogni caso, neutralizzino al loro interno il rischio di cambio”.