Il 2021 è stato un anno ricco di storie finanziarie che, ancora una volta, invitano a prendere le previsioni di ampio respiro con il giusto “realismo”
Dal boom delle Ipo all’imprevedibilità del mercato cinese: ecco le cinque sorprese finanziarie che l’anno scorso gli analisti non avevano previsto, selezionate dall’Economist
E’ difficile farne una colpa, se anche i migliori analisti al mondo finiscono col “mancare” le previsioni. Tutti desiderano vedere cosa accadrà sui mercati prima degli altri, per provare a trarne un vantaggio competitivo. La realtà dei fatti, però, è che buona parte dei fenomeni che muovono i mercati sono molto difficili, se non impossibili da prevedere. Il 2020 ha fornito, con la pandemia, uno degli esempi più eclatanti della storia. Come sempre, però, la fine dell’anno è sempre intasata dalle previsioni elaborate da asset manager e banche d’affari – che restano interessanti leggere, se non altro, per saggiare le aspettative degli operatori professionali. Tuttavia, basta guardare all’anno appena trascorso per rendersi conto di quanti siano stati gli avvenimenti decisivi sfuggiti alle previsioni degli analisti. La rivista britannica The Economist ha riassunto in “cinque sorprese” i principali fenomeni che hanno segnato l’andamento dei mercati nel 2021.
Gli utili aziendali sono cresciuti molto più elevati del previsto. Cominciamo da una buona notizia: nel 2021 il business delle società quotate è stato decisamente favorevole. Oltre ogni più rosea aspettativa. In questo periodo di un anno fa, nel dicembre 2020, si prevedeva un aumento degli utili societari del 22% nell’anno successivo. Anche se i dati finali sul quarto trimestre devono ancora essere pubblicati, si prevede che per l’intero 2021 le società dell’S&P 500 abbiano incrementato gli utili del 45%. Parecchio, anche se si considera che il confronto è influenza dall’impatto negativo del covid-19 registrato nel 2020. Lo slancio degli utili osservato nel 2021 potrebbe indicare che una parte della ripresa del business si è verificata prima del previsto: questo andrebbe a moderare le attese sulla crescita degli utili nel 2022. Attualmente le stime del consenso citate dall’Economist vedono un +9% per i profitti. (Ci risiamo, stiamo facendo un’altra previsione).
I mercati pubblici non si sono appannati. Nei primi 11 mesi dell’anno le Ipo statunitensi hanno raccolto 147,8 miliardi di dollari, doppiando abbondantemente il risultato del 2020, con un particolare slancio nella prima parte dell’anno. Sono 621 nuove società che finora si sono quotate nel quarto trimestre su scala globale. “Questo boom mette in dubbio l’idea che i mercati pubblici siano inesorabilmente soppiantati dal capitale privato”, ha affermato l’Economist. Piuttosto, sono le banche ad aver perso un po’ di centralità nel processo di quotazione, che in misura crescente sceglie le strade del direct listing o della fusione con una Spac (una società quotata nata per fondersi con un soggetto interessato a sbarcare in Borsa).
Il boom della finanza verde. La quantità di green bond emessi sul mercato nel 2021 ha superato ogni previsione. Almeno 20 Paesi hanno deciso di proporre al mercato titoli pubblici volti a finanziare progetti sostenibili. La stessa Unione europea, nell’ambito del Next Generation Eu, ha emesso green bond per un controvalore di 12 miliardi di euro, con un forte riscontro in termini di domanda. Nel settore privato, invece, gli investimenti in startup climate-tech, capitali freschi andati alle società che guidano la ricerca di soluzioni sostenibili, hanno raggiunto i 60 miliardi di dollari nella prima metà del 2021, triplicando il risultato dell’anno precedente. “La finanza farà fatica ad essere veramente verde senza un prezzo del carbonio diffuso”, ha commentato il giornale britannico, “ma il settore emerge dal 2021 più maturo e serio rispetto a quando l’anno era iniziato”.
Le interruzioni nella catena dell’offerta. Buona parte dell’inflazione osservata nel 2021 dipende dalle difficoltà nella produzione e nella consegna di alcuni prodotti. Nel 2020 gli effetti del covid-19 sulla catena dell’offerta erano stati di gran lunga meno evidenti e la portata di quello che sarebbe accaduto nell’anno successivo, in buona parte, non era stata messa in conto dagli analisti. Secondo la società di consulenza Drewry il costo medio per il trasporto di un container era arrivato a 10.377 dollari lo scorso settembre, quadruplicando i livelli osservati un anno prima. Da un lato, le interruzioni nei porti cinesi e del Sud-est asiatico hanno contribuito a limitare l’offerta di beni. Dall’altro, la domanda, in particolare negli Stati Uniti, si è dimostrata più robusta del previsto: negli Usa la spesa sui beni durevoli è aumentata del 34% rispetto all’inizio del 2020.
Le vicissitudini del mercato cinese. Alla chiusura del 23 dicembre lo Shanghai Composite ha realizzato una performance da inizio anno del 4%, nettamente inferiore a quella dell’indice globale Msci World All Country (+27%). Il mercato azionario cinese, inoltre, è sceso in territorio negativo per diverse volte nel corso dell’anno. Particolarmente colpito è stato il settore tecnologico del Dragone, che al momento cede circa un terzo del suo valore rispetto a inizio anno (Msci China Tech 100). Nello stesso periodo, il titolo Alibaba quotato a Hong Kong ha perso la metà del suo valore. Sul comparto pesano le scelte del governo centrale di Pechino, che minacciano la crescita del settore. In precedenza, però, vari analisti avevano individuato nel tech cinese un ottimo affare. La dipendenza del mercato cinese dalle scelte del governo è evidente anche nella crisi del colosso immobiliare Evergrande, che alla fine è andato in default. Le conseguenze di questo evento sul settore immobiliare, che vale una fetta consistente del Pil cinese, saranno determinate da come il governo centrale deciderà di regolamentare e mettere in sicurezza le società attive nello sviluppo di progetti immobiliari.