Pimco: “Via dalla comfort zone, verso rendimenti positivi”

28.1.2020
Tempo di lettura: 3'
Trend e macro temi da monitore nel 2020. La view di Alessandro Gandolfi, country head di Pimco per Italia, e di Nicola Mai, responsabile della ricerca sul credito sovrano in Europa
Andare sull'equity non è l'unica soluzione
Se è vero che il 12% delle masse degli strumenti negoziabili nel fixed income è a tassi negativi, c'è ancora l'88% di titoli che di fatto non ha rendimento negativo
Il punto chiave sarà la volatilità
“L'anno 2019 si è chiuso molto bene. Pimco rappresenta un soggetto di eccellenza nel fixed income, che è un segmento complesso. Aver saputo rafforzare il brand in modo chiaro rispetto a una specifica asset class e a un modello di gestione, rappresentato dalla gestione attiva, è stato premiante”. Così, Alessandro Gandolfi, country head di Pimco per Italia, ha aperto la conferenza stampa di presentazione dell'outlook societario 2020.
“In Italia abbiamo consolidato le relazioni esistenti, ma abbiamo anche rafforzato quelle con società fuori dal nostro gruppo. Siamo infatti entrati nel segmento retail del gruppo Unicredit e, con alcuni fondi, in altre banche commerciali e per un brand internazionale come il nostro non è poi così scontato. Tutto questo, però, non sarebbe stato possibile se non avessimo gestito bene, soprattutto la fase finale del 2018, e quindi creato valore per i nostri investitori”, ha aggiunto, Gandolfi, ricordando che Pimco ha una buona riconoscibilità proprio nelle fasi successive ai momenti di volatilità e crisi dei mercati finanziari.
I QUATTRO TREND DEL 2020
1 – La sostenibilità. “Pensavo che fosse un trend giunto quasi a maturità, invece ha preso forza. È un cambiamento di epoca, un elemento culturale”
2 - Gli illiquidi, che dovrebbero andare sempre più sul retail. Il motivo del tanto successo è legato ai rendimenti sempre più bassi, per cui si vuole prendere un premio di liquidità. “Crediamo sia segmento destinato ad avere successo al di là degli istituzionali, ma - diciamo sempre – è necessario fare attenzione a educare i propri clienti; per gestire strategie illiquide bisogna sapere bene come funzionano le crisi di liquidità e noi crediamo di avere competenze di risk management quasi uniche in questi casi”.
3 – L'accumulo delle masse sui conti correnti. Si tratta di un trend che danneggia i bilanci delle banche. “La soluzione non deve essere quella di spingere i correntisti, i risparmiatori (non più investitori) ad andare a cercare proposte con rendimenti più alti, ma cercare delle soluzioni nel mondo del risparmio gestito che abbiano dei profili di rischio equiparabili ma con un'attenzione ai cosiddetti rischi di coda”.
4 – Non solo equity. “Noi crediamo che andare sull'equity non sia l'unica soluzione. Se è vero che il 12% delle masse degli strumenti negoziabili nel fixed income è a tassi negativi, vuol dire che c'è ancora l'88% di titoli che di fatto non ha rendimento negativo, e questi non sono solo i mercati emergenti, o gli high yield. Bisogna muoversi dalla propria comfort zone, che è l'area dei titoli tradizionali, guidati in particolare dai governativi europei, alla ricerca di soluzioni che possono dare rendimenti positivi, in alcuni casi anche in termini reali. La seconda cosa è diversificare. Il punto chiave sarà la volatilità. Non ci sono motivi per essere particolarmente preoccupati dal punto di vista economico, ma ogni elemento sarà una scusa per ridurre l'esposizione al rischio. La volatilità, per noi gestori attivi, è grandissima opportunità per fare rendimenti per i nostri clienti”.
2 - Gli illiquidi, che dovrebbero andare sempre più sul retail. Il motivo del tanto successo è legato ai rendimenti sempre più bassi, per cui si vuole prendere un premio di liquidità. “Crediamo sia segmento destinato ad avere successo al di là degli istituzionali, ma - diciamo sempre – è necessario fare attenzione a educare i propri clienti; per gestire strategie illiquide bisogna sapere bene come funzionano le crisi di liquidità e noi crediamo di avere competenze di risk management quasi uniche in questi casi”.
3 – L'accumulo delle masse sui conti correnti. Si tratta di un trend che danneggia i bilanci delle banche. “La soluzione non deve essere quella di spingere i correntisti, i risparmiatori (non più investitori) ad andare a cercare proposte con rendimenti più alti, ma cercare delle soluzioni nel mondo del risparmio gestito che abbiano dei profili di rischio equiparabili ma con un'attenzione ai cosiddetti rischi di coda”.
4 – Non solo equity. “Noi crediamo che andare sull'equity non sia l'unica soluzione. Se è vero che il 12% delle masse degli strumenti negoziabili nel fixed income è a tassi negativi, vuol dire che c'è ancora l'88% di titoli che di fatto non ha rendimento negativo, e questi non sono solo i mercati emergenti, o gli high yield. Bisogna muoversi dalla propria comfort zone, che è l'area dei titoli tradizionali, guidati in particolare dai governativi europei, alla ricerca di soluzioni che possono dare rendimenti positivi, in alcuni casi anche in termini reali. La seconda cosa è diversificare. Il punto chiave sarà la volatilità. Non ci sono motivi per essere particolarmente preoccupati dal punto di vista economico, ma ogni elemento sarà una scusa per ridurre l'esposizione al rischio. La volatilità, per noi gestori attivi, è grandissima opportunità per fare rendimenti per i nostri clienti”.
OUTLOOK 2020: COSA ASPETTARSI QUEST'ANNO?
Nicola Mai, responsabile della ricerca sul credito sovrano in Europa di Pimco, ha illustrato i sette macro temi del 2020
1 – La probabilità di recessione nel breve periodo (12 mesi) è più bassa. Alla base di questo slittamento diversi fattori: l'accordo commerciale Usa-Cina, che porta nel breve stabilità; la Brexit che sta arrivando a una fase meno importante e migliori condizioni finanziarie globali.
“Nei nostri portafogli, se la recessione è più lontana vale la pena prendere un po' di rischio, anche se restiamo sempre cauti, perché siamo in uno scenario caratterizzato da volatilità in calo, che non deve però essere sottovalutato visti i rischi politici”, ha detto Mai, aggiungendo: “I tassi Usa hanno valutazioni estreme (sono infatti vicini ai minimi storici), noi abbiamo ridotto l'esposizione alla duration”.
2 - Quando avverrà la recessione, le perdite saranno più alte di prima.
Le cartucce delle banche centrali sono state sparate. Il livello dei tassi è vicino ai minimi. Se dovessimo avere una recessione la politica monetaria può fare ben poco, quella fiscale ha più spazio ma ci sono vincoli. “Per i portafogli preferiamo i tassi Usa che hanno più spazio per scendere rispetto al resto”.
3 - Ci sono segnali di fragilità nel credito corporate usa. Il credito corporate Usa è salito molto negli ultimi anni ed è a un livello più alto del 2008, stiamo vedendo un segnale di flessione e questo va insieme a un rallentamento economico. “Non crediamo che questo fattore da solo sia un driver di recessione, ma insieme ad altri motivi geopolitici può essere sicuramente un acceleratore”.
4 – Il mercato immobiliare Usa è in una fase di forza
L'eccesso di costruzione fino al 2008 è stato assorbito; ora il mercato Usa ha meno stock rispetto alla domanda di case, e il prezzi sono migliorati molto rispetto agli affitti. Conviene comprare casa, complice i tassi bassi dei mutui. “Ci piace continuare a investire nel mercato immobiliare statunitense, sia nei titoli immobiliari garantiti dallo stato, sia in quelli non garantiti, che sono piùttosto illiquidi ma possono dare rendimenti più interessanti rispetto al rischio corporate”.
5 – La crescita globale ex Usa sta tendendo a essere in anticipo rispetto al ciclo americano, che sta ancora sentendo gli effetti del rallentamento del mercato del lavoro. “Conviene essere lunghi in monete emergenti, che hanno soprattutto yield alti con fondamentali solidi, come il brasile, l'indonesia, etc”
6 – I rischi di inflazione stanno aumentando. Il mercato del lavoro è migliorato a livello globale, la politica fiscale dovrebbe esser più espansiva e le banche centrali preferiscono avere più inflazione, altrimenti non avrebbero cartucce da utilizzare (se invece è alta possono alzare i tassi). Ci aspettiamo banche centrali ferme. "Per i portafogli vuol dire avere curve più ripide. Ci piacciono i tips (bond legati a inflazioni Usa)”.
7 – L'ultimo tema è quello dei cambiamenti dirompenti. Nonostante l'outlook nel breve sia benigno, le aspettative di una moderata ripresa della crescita globale potrebbero essere interrotte da determinati fattori, tra cui Cina, invecchiamento della popolazione, geopolitica, tecnologia e cambiamenti climatici. Bisogna guardare alla politica commerciale e alle elezioni americane.
1 – La probabilità di recessione nel breve periodo (12 mesi) è più bassa. Alla base di questo slittamento diversi fattori: l'accordo commerciale Usa-Cina, che porta nel breve stabilità; la Brexit che sta arrivando a una fase meno importante e migliori condizioni finanziarie globali.
“Nei nostri portafogli, se la recessione è più lontana vale la pena prendere un po' di rischio, anche se restiamo sempre cauti, perché siamo in uno scenario caratterizzato da volatilità in calo, che non deve però essere sottovalutato visti i rischi politici”, ha detto Mai, aggiungendo: “I tassi Usa hanno valutazioni estreme (sono infatti vicini ai minimi storici), noi abbiamo ridotto l'esposizione alla duration”.
2 - Quando avverrà la recessione, le perdite saranno più alte di prima.
Le cartucce delle banche centrali sono state sparate. Il livello dei tassi è vicino ai minimi. Se dovessimo avere una recessione la politica monetaria può fare ben poco, quella fiscale ha più spazio ma ci sono vincoli. “Per i portafogli preferiamo i tassi Usa che hanno più spazio per scendere rispetto al resto”.
3 - Ci sono segnali di fragilità nel credito corporate usa. Il credito corporate Usa è salito molto negli ultimi anni ed è a un livello più alto del 2008, stiamo vedendo un segnale di flessione e questo va insieme a un rallentamento economico. “Non crediamo che questo fattore da solo sia un driver di recessione, ma insieme ad altri motivi geopolitici può essere sicuramente un acceleratore”.
4 – Il mercato immobiliare Usa è in una fase di forza
L'eccesso di costruzione fino al 2008 è stato assorbito; ora il mercato Usa ha meno stock rispetto alla domanda di case, e il prezzi sono migliorati molto rispetto agli affitti. Conviene comprare casa, complice i tassi bassi dei mutui. “Ci piace continuare a investire nel mercato immobiliare statunitense, sia nei titoli immobiliari garantiti dallo stato, sia in quelli non garantiti, che sono piùttosto illiquidi ma possono dare rendimenti più interessanti rispetto al rischio corporate”.
5 – La crescita globale ex Usa sta tendendo a essere in anticipo rispetto al ciclo americano, che sta ancora sentendo gli effetti del rallentamento del mercato del lavoro. “Conviene essere lunghi in monete emergenti, che hanno soprattutto yield alti con fondamentali solidi, come il brasile, l'indonesia, etc”
6 – I rischi di inflazione stanno aumentando. Il mercato del lavoro è migliorato a livello globale, la politica fiscale dovrebbe esser più espansiva e le banche centrali preferiscono avere più inflazione, altrimenti non avrebbero cartucce da utilizzare (se invece è alta possono alzare i tassi). Ci aspettiamo banche centrali ferme. "Per i portafogli vuol dire avere curve più ripide. Ci piacciono i tips (bond legati a inflazioni Usa)”.
7 – L'ultimo tema è quello dei cambiamenti dirompenti. Nonostante l'outlook nel breve sia benigno, le aspettative di una moderata ripresa della crescita globale potrebbero essere interrotte da determinati fattori, tra cui Cina, invecchiamento della popolazione, geopolitica, tecnologia e cambiamenti climatici. Bisogna guardare alla politica commerciale e alle elezioni americane.