Secondo gli economisti di Stanford, il Prodotto interno lordo non è un indicatore accurato poichè non tiene conto di molti dei benefici che le persone e le economie ricevono dalla natura
Gli autori della ricerca hanno sviluppato il Gross ecosystem product (Gep), un nuovo indicatore che sintetizza il valore dei contributi della natura all’attività economica
Il team di ricercatori guidato da Zhiyun Ouyang, direttore del Centro di Ricerca Ambientale dell’Accademia cinese delle scienze, ha condotto uno studio pilota per testare il nuovo indicatore, usando come banco di prova la provincia cinese di Qinghai, denominata la “Torre d’acqua dell’Asia” poiché vi si trovano le sorgenti del Fiume Giallo, dello Yangtze e del Mekong, che forniscono acqua a gran parte della Cina e altri paesi del sud-est asiatico. ” Il Qinghai è ricco di capitale naturale, ma il suo Pil da solo non riflette quel valore. Attraverso questo nuovo indicatore, siamo stati in grado di attribuire un valore a importanti servizi ecosistemici, in particolare all’approvvigionamento idrico” osserva Ouyang, sottolineando che la provincia attualmente esporta capitale naturale in altre zone, ma questo non viene calcolato nel Pil.
“Vediamo un potenziale futuro in cui il GEP è riportato a fianco del Pil in tutte le economie” commenta Gretchen Daily, professoressa di Scienze Ambientali a Stanford e autrice senior dello studio. Il Gep potrà indirizzare gli investimenti e guidare le politiche dei governi, incentivandoli a “prendere decisioni che proteggano le risorse naturali dalle quali dipendiamo tutti” sottolinea Mary Ruckelshaus, managing director del Natural Capital Project.
Secondo Francesco Daveri, professor of macroeconomic practice e direttore del Full-Time MBA alla SDA Bocconi, è vero che di per sé, la disponibilità di risorse naturali non contribuisce al Pil, ma è anche vero che un paese che ne dispone può metterle a frutto con del lavoro o del capitale trasformandole in Pil. “Il tema di come valorizzare gli intangibles o le risorse naturali è ricorrente nel calcolo del Pil. È l’uso di un asset che fa Pil, mentre l’asset in sé è uno stock, che quando frutta produce reddito” spiega Daveri a We Wealth, sottolineando che contabilizzare i beni e le risorse intangibili (es. capitale umano, brevetti) e non rinnovabili (es.acqua, aria pulita) va fatto “seguendo un approccio coerente che tenga anche conto delle esternalità negative causate, come ad esempio le emissioni di Co2”.